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Save the Children presenta il nuovo Atlante dell’infanzia

La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita e apprendimento per gli studenti, non soltanto dal punto di vista nozionistico, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. A quell’età, infatti, i giovani hanno la possibilità di apprendere come superare le disuguaglianze, imparare il rispetto delle diversità, essere educati al rispetto e alla tolleranza.

Eppure purtroppo ancora oggi in Italia le criticità legate al mondo della scuola sono moltissime.  Studenti ansiosi, scuole inadeguate e un tasso di dispersione scolastica che aumenta proporzionalmente alle condizioni di disagio vissute. E’ quanto fotografa l’VIII Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola” di Save the Children, pubblicato da Treccani e presentato martedì in anteprima, in attesa dell’uscita nelle librerie il 23 novembre. L’Atlante quest’anno propone un percorso in sei capitoli attraverso la scuola italiana con l’obiettivo di osservare e ascoltare il nostro sistema scolastico dalla prospettiva degli studenti e, in particolare, di coloro che vivono ai margini rischiando, oggi come cinquant’anni fa, di venire espulsi (anche) dalla scuola. Il volume di 360 pagine è curato da Giulio Cederna, corredato dagli scatti di Riccardo Venturi, da circa cinquanta mappe e grafici e da una ventina di contributi originali scritti da insegnanti, presidi, educatori, esperti della scuola, e una versione multimediale e interattiva è disponibile online.

Il rapporto, dicevamo, rivela una situazione tutt’altro che rosea per gli studenti italiani. Negli istituti con un indice socio-economico-culturale più basso, infatti, più di 1 quindicenne su 4 (il 27,4%) è ripetente, mentre negli istituti con indice alto la quota scende quasi a 1 su 23 (il 4,4%). Uno studente di quindici anni su 2 (il 47%) proveniente da un contesto svantaggiato, inoltre, non raggiunge il livello minimo di competenza in lettura, otto volte tanto rispetto a un coetaneo cresciuto in una famiglia agiata. Tra i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni di disagio è ancora elevato il rischio di dispersione scolastica: nelle scuole secondarie di secondo grado il tasso di abbandono in un anno è stato del 4,3%, pari a 112.000 ragazzi, mentre in quelle di primo grado il tasso scende all’1,35%, che corrisponde a 23.000 alunni.

«La scuola è un luogo chiave nell’infanzia di ogni bambino: è qui che i talenti e le relazioni vengono sviluppati, è qui che sono gettate le basi del loro futuro», commenta Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. «Oggi continuiamo a trovarci di fronte a una scuola che, a volte, alimenta le disparità: raccontare il sistema scolastico, il modo in cui esso riesca o non riesca a superarle, significa affrescare la condizione dell’infanzia in Italia. Save the Children lotta affinché sia riconosciuto il diritto di tutti i bambini a un’eguale istruzione, a prescindere dal contesto sociale e economico in cui vivono. Bisogna percorrere i corridoi, entrare nelle aule, dare voce a pedagogisti, docenti e studenti, facendo tesoro del buono e individuando cosa è migliorabile. Ogni bambino deve accedere alle stesse opportunità, ha il diritto di essere protagonista e di essere ascoltato».

Eppure, come dicevamo, non succede sempre così. Anzi. In Italia vivono 669.000 famiglie con minori in condizione di povertà assoluta che, una volta sostenuti i costi per la casa e per la spesa alimentare, possono spendere solo 40 euro per la cultura e 7,60 per l’istruzione al mese. È un fenomeno che investe tutto il Paese: i bambini in tale situazione – 1.292.000, il 14% in più in un anno – rappresentano il 12,5% del totale dei minori (il 12% al Nord, l’11,6% al Centro, il 13,7% al Mezzogiorno). L’inasprimento delle condizioni di povertà ha colpito, soprattutto, le famiglie numerose, con genitori giovani, di recente immigrazione. Una famiglia di origine straniera con bambini su tre vive in povertà assoluta.

Stando al documento di Save the Children, la correlazione tra la condizione socio-economica e il successo (o l’insuccesso) scolastico in Italia è più forte che altrove: nelle scuole che presentano un indice socio-economico basso, l’incidenza di ripetenze rispetto alle scuole con un indice elevato è 23 punti percentuali maggiore, laddove la differenza media nei paesi Ocse è del 14,3%. L’Ocse calcola poi che in Italia la probabilità di ripetenze aumenta per i maschi (+104%) e per gli alunni di origine migrante (+117%).

Resta ancora una criticità nel nostro Paese, inoltre, il rischio di dispersione scolastica sul quale incide molto anche la sfiducia nei confronti del futuro. I dati forniti consentono anche di tracciare un identikit degli studenti più esposti a tale problema. Tra i ragazzi delle scuole superiori, possibilità superiori di abbandono sono registrate tra i maschi, in particolare tra coloro che vivono nelle regioni del Mezzogiorno, soprattutto in Campania e Sicilia e tra quelli con i genitori di origine straniera.

Critica anche la fotografia scattata dall’Atlante dell’infanzia in merito all’accesso ad attività culturali da parte dei giovani. Sei ragazzi su 10 (il 59,9%) tra i 6 e i 17 anni non arrivano a svolgere, in un anno, quattro delle seguenti attività culturali: lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet.

Mentre i bambini in condizioni svantaggiate non accedono mai, in un anno, al web, c’è una folta schiera di ultraconnessi: in Italia quasi 1 quindicenne su 4 (23,3%) risulta collegato a internet più di 6 ore al giorno, ben al di sopra della media Ocse ferma al 16,2%. L’età in cui un bambino riceve il primo smartphone è scesa a 11 anni e mezzo (erano 12 e mezzo nel 2015), l’87% dei 12-17enni ha almeno un profilo social e 1 su 3 vi trascorre 5 o più ore al giorno.

C’è, infine, una criticità legata alle strutture scolastiche che risultano spesso poco attrezzate: il 41% delle scuole secondarie di primo grado, ad esempio, lamenta una scarsa dotazione di laboratori e ambienti di apprendimento adatti a sperimentare nuove prassi didattiche, con 4 scuole su 10 che possono fare affidamento su meno di un laboratorio ogni 100 studenti. Solo il 17,4% degli istituti scolastici (1 scuola su 6), inoltre, è dotato di almeno una palestra in ogni sede, mentre, sebbene quasi tutte abbiano una biblioteca, meno di 3 su 4 danno la possibilità di effettuare un servizio prestito e meno di un terzo del patrimonio librario risulta utilizzato.

La scuola italiana, intanto, è vissuta con preoccupazione da molti alunni: il 56% studia con grande tensione; il 70% prova molta ansia prima di un test anche se preparato; il 77% si innervosisce se non riesce a eseguire un compito a scuola; l’85% teme di prendere brutti voti. Sentimenti che pongono il Paese al primo posto, insieme al Portogallo, nell’indice elaborato dall’Ocse sull’ansia scolastica.

In occasione della presentazione dell’Atlante dell’infanzia, Save the Children ha illustrato anche Fuoriclasse in Movimento, un’iniziativa nata dallo sforzo congiunto dell’Organizzazione e dei docenti delle scuole di primo e secondo grado, che mette in rete 150 istituti in tutta Italia, raggiungendo in modo diretto 20.000 minori e coinvolgendo attivamente circa 2000 insegnanti e 1000 genitori. L’obiettivo è cambiare le politiche scolastiche, partendo dal dialogo tra docenti, studenti e famiglie anche attraverso la formazione ai docenti, i percorsi per i genitori e i laboratori con le classi.

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Redazione