L’Organizzazione mondiale della sanità è stata molto chiara: la demenza è un problema molto serio e per affrontarlo serve una risposta da parte della salute pubblica decisa e coesa. Per questo l’Oms ha lanciato “il Piano globale di azione sulla demenza 2017-2025”.
La prima richiesta dell’Organizzazione è facilmente intuibile: gli Stati devono raggiungere obiettivi precisi, diffondere informazioni, attuare strategie di riduzione di rischi, migliorare la diagnosi e l’assistenza, procedere con la ricerca scientifica e per ultimo, ma non per ordine di importanza, tutelare i familiari e i caregiver, che ricordiamo, in Italia – ad esempio – non godono di alcun riconoscimento giuridico.
La prognosi futura della demenza non è confortante: l’ADI (Alzheimer’s Disease International) ci fa sapere che la demenza colpisce «50 milioni di persone in tutto il mondo, un numero che sarà triplicato nel 2050». Una buona metà di questi malati vive nei Paesi a basso e medio reddito e solo il 10% riceve una diagnosi.
Vista la gravità della situazione, il Piano si divide in 7 aree di intervento che la Federazione Alzheimer Italia – che era presente a Ginevra come membro della rete internazionale Adi – ha sintetizzato per noi tutti.
1 – La demenza è una priorità di salute pubblica. Se già nel 2012, infatti, Oms e Adi diffusero un Rapporto nel quale si parlava di emergenza – all’epoca gli Stati membri dell’Oms erano solo 8 – oggi si comprende a maggior ragione la priorità d’intervento.
2 – Consapevolezza. I Governi e le associazioni devono farsi carico di un grande impegno con la finalità di far conoscere e far sapere a tutti.
3 – Riduzione del rischio. Sarà minore se entro la data stabilita dall’Oms (2025) tutte le nazioni coinvolte attueranno il Piano.
4 – Diagnosi, trattamento e assistenza. L’anno passato, il Rapporto mondiale Alzheimer 2016, redatto da ADI e intitolato “Migliorare l’assistenza sanitaria ai soggetti con demenza” indicava già la necessità di una strategia comune per permettere a tutti i malati di godere delle cure necessarie. Il Piano dell’Oms ribadisce l’importanza delle tre azioni (diagnosi, trattamento, assistenza) e chiede che, subito dopo la diagnosi, sia garantito almeno un anno di assistenza da parte di operatori specializzati.
5 – Sostegno ai familiari e ai caregiver. Servono programmi seri, prima cosa assistenza in casa ma anche miglioramento dei trasporti. Qui l’Oms sostiene l’importanza di non relegare i malati in uno stato di isolamento sociale ma di permettere che interagiscano con gli altri il più possibile. Spontaneo viene domandarsi a questo proposito come si comporterà l’Italia, con una legge bloccata nelle stanze del potere e con un vuoto normativo, in tal senso, imbarazzante.
6 – Sistemi informativi per la demenza. I servizi devono migliorare, bisogna secondo l’Oms aumentare la qualità dell’assistenza così come l’esperienza diretta con le persone malate.
7 – Ricerca. Puntando sull’innovazione e cambiando gli approcci dei Paesi. È necessario investire di più e meglio, sia in senso farmacologico che in studi scientifici. Risulta che i finanziamenti non sono sufficienti, incrementarli ammortizzerebbe successivamente la spesa pubblica sanitaria.
Soddisfazione da parte della Federazione Alzheimer Italia che fa sapere: «Il Piano affronta i principali problemi della politica sulla demenza, con l’obiettivo di ridurne l’impatto a livello locale e globale. Segna un passo importante nella lotta contro la malattia, poiché apre una nuova prospettiva sulla diagnosi, sull’assistenza e sulla terapia, fornendo un quadro utile ai Governi per migliorare la vita di milioni di persone».
Fatto il Piano, concretamente, significa che bisogna cominciare a lavorare subito secondo le linee guida fornite dall’Oms perché tutti i Paesi dovranno riferire periodicamente all’Organizzazione mondiale della sanità lo stato di avanzamento del Piano tra il 2017 e il 2025.