Il 7 aprile del 1948 venne fondata l’Organizzazione Mondiale della Sanità e da allora, in questo giorno, si celebra la Giornata Mondiale della Salute. Il tema del 2017 sarà la depressione. Lo slogan coniato per questa campagna è: Depressione, parliamone.
I numeri dell’OMS sono purtroppo molto chiari al riguardo: al mondo soffrono di depressione ben 322 milioni di persone, vale a dire il 4,4% della popolazione mondiale, con un’incidenza più elevata tra le donne (5,1%) rispetto agli uomini (3.6%), Sottolinea quindi l’OMS che la malattia è in costante crescita, dal momento che dall’anno 2005 all’anno 2015 ha avuto un aumento dei casi del 18,4%, ma soltanto la metà delle persone colpite ha avuto accesso a cure adeguate. Nei Paesi poveri, purtroppo, solo il 10% ha potuto ricorrere ai trattamenti del caso.
Alla luce di questi dati, non osiamo pensare a cosa diventerebbero questi numeri se anche le persone che vivono in zone del mondo dove esistono carestie, malattie e siccità, potessero denunciare e curare la propria depressione; ma è certamente vero che in generale se ne è cominciato a parlare, ad avere meno timore, ad affidarsi ai medici e a denunciare la malattia. In più, naturalmente, la crisi economica mondiale ha contribuito ad accrescere lo stato di stress e di preoccupazioni, concause certe della depressione, minore o severa che sia.
Va detto, quindi, che ci sono diversi tipi di depressione, in una scala che va da un senso di tristezza e insicurezza (depressione minore), alla depressione post partum e via via sino ad arrivare al culmine della depressione severa, particolarmente grave perché può anche portare al suicidio. Ma, appunto, questa scala è ampia e difficile da classificare e definire, pertanto ogni gradino necessita un adeguato trattamento mirato al tipo di depressione di cui si soffre.
Solo un medico e ancora meglio uno psichiatra può intervenire con farmaci e terapie adeguate, ricordando a tutti che non è una colpa assumere antidepressivi e/o benzodiazepine e che non è assolutamente vero che si diventa farmaco-dipendenti: il medico sa cosa prescrivere, quali dosi raccomandare e per quanto tempo. E sa, naturalmente, quando è necessario affiancare alla terapia farmacologica un trattamento psicoterapico. È molto pericoloso il fai-da-te, mentre è necessario seguire alle lettera le prescrizioni mediche.
Ma cosa significa essere depressi? Una persona depressa anzitutto si sente sola. Non ha forza per reagire a qualunque stimolo si presenti, è apatica, vorrebbe magari comunicare il suo disagio, ma non lo conosce e ne ha paura. I suoi neuroni sono “a terra”, molto spesso prova un ingiustificato senso di vergogna e di colpa nei confronti dei familiari e della società, si sente inutile (uno degli aspetti che può portare al suicidio).
Le cose più sbagliate da dire a un depresso sono: “Tirati su, la vita è bella” o “Datti da fare!” o ancora “Io non ho tempo per essere depresso”. È importante chiarire che la depressione è una malattia che può colpire indistintamente tutti, comprese le persone di giovanissima età, e che nessuno può sentirsi immune.
Il depresso non può tirarsi su, non ce la fa, non ne ha le forze. E la sua vita non è bella, è oscurata da una continua coltre grigia che copre tutto e che rende un giorno uguale all’altro. Spesso le notti sono difficili, l’insonnia non permette di staccare dalla triste realtà circostante, trovando tregua con un buon sonno riparatore. Perché, non dimentichiamolo, il sonno permette al nostro cervello di rigenerarsi, di fare pulizia in se stesso ed eliminare le scorie accumulate durante la giornata; se non gli concediamo di dormire, il cervello lavora durante il giorno per permettere al corpo di essere efficiente, ma non ha poi il tempo di riparare se stesso nel corso della notte. Infatti, uno degli allarmi più importanti e da non sottovalutare è proprio l’insonnia: se non dormite per oltre una settimana può essere un sintomo. Non trascuratelo.
Come si può aiutare una persona che ci sembra depressa? Anzitutto standole vicino moralmente, cercando di non assillarla e provando a capirla (e per chi non ci è passato sicuramente non sarà facile, si sentirà smarrito) e infine accompagnandola da un medico. Sarà poi lui a valutare se questa persona effettivamente necessiti di un percorso con specialisti, siano essi psichiatri, neurologi o psicoterapeuti.
Parlavamo prima anche dei farmaci: non abbiate paura degli psicofarmaci, antidepressivi o benzodiazepine che siano, purché vengano assunti nelle dosi e nei momenti che lo specialista prescrive. E poi coraggio, ci vuole tanto coraggio anche quando le cose sembra che vadano meglio. Proprio in quel momento è necessario non mollare e cercare di riparare ciò che uno stress, un lutto, una separazione, ha rotto qualcosa dentro di noi, scatenando la depressione.
Ma sappiate che è possibile guarire, ci si riesce recuperando pian piano. Depressi non è per sempre.