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Diagnosi edifici a rischio: da ora le spese saranno a carico dello Stato

Ottime notizie per quanto riguarda la diagnosi degli edifici a rischio in Italia: arriveranno infatti 120 milioni di euro secondo il piano annunciato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) che farà parte delle attività di Casa Italia, vale a dire il nuovo Dipartimento di Palazzo Chigi che opera in materia di prevenzione.

Il che significa che più di 500.000 edifici sparsi in 650 Comuni italiani potranno usufruire di diagnosi basate sul modello di quelle adottate in caso di terremoto. La bella notizia su cui vale la pena soffermarsi è che questi fondi non verranno da finanziamenti privati ma dalle risorse pubbliche, coinvolgendo pertanto molti professionisti e dando così anche impulso all’economia.

È stato il Mit (ministero infrastrutture e trasporti) a spiegare gli obiettivi legati agli edifici a rischio del progetto Casa Italia: «Lo scopo è quello di migliorare la sicurezza del Paese a fronte di rischi naturali, come, ad esempio, quello sismico e quello idrogeologico». Non a caso, Casa Italia, nel giugno scorso, ha presentato a Palazzo Chigi un rapporto su promozione e sicurezza dai rischi naturali per quanto riguarda il patrimonio abitativo, con all’interno misure da rendere concrete progressivamente.

Fra tutte, c’è proprio «un programma di diagnostica speditiva esteso agli edifici caratterizzati da maggiore rischio sismico» e, nello specifico, si tratterà di strutture costruite in muratura portante o in calcestruzzo armato precedenti al 1980, quando non erano previste normative antisismiche efficaci. I criteri su cui cadranno le scelte sono ovviamente dettati dai 650 comuni a maggiore esposizione sismica.

Casa Italia introduce una novità anche sotto l’aspetto finanziario delle operazioni se consideriamo che normalmente interventi del genere sono onere dei privati. Invece, questa volta, la diagnostica sarà pagata dallo Stato italiano per un investimento che si stima per circa 120 milioni di euro.

Un’altra misura nuova importante riguarda la creazione di un archivio informatizzato del rischio in cui inserire tutte le informazioni che oggi le pubbliche amministrazioni hanno a livello di singolo edificio. Il problema è però che queste informazioni sono dislocate tra Agenzia delle Entrate, Catasto, Enea, Istat, Dipartimento della Protezione civile, con il risultato che il Governo fa fatica a disporne in maniera organizzata e organica. Conclude infatti il Mit: «Questa soluzione consentirà di ottenere un quadro informativo coerente con gli obiettivi del fascicolo del fabbricato, limitando nel contempo gli oneri per i proprietari degli immobili».

 

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Redazione