D’inquinamento e cambiamenti climatici si muore. E si morirà sempre più se concretamente non verranno attuate tutte quelle misure per fermare il surriscaldamento globale. Ieri è stato l’overshoot day (leggi l’articolo) e probabilmente quello che in prima istanza gli scienziati e la Terra stessa cercano di farci comprendere è che il Pianeta è profondamente malato, depauperato delle sue risorse, stremato, consumato. La Terra è di fatto un essere vivente e, come tale, può ammalarsi. Infatti le è successo proprio questo. Un recente studio, che in qualche modo completa il drammatico discorso legato all’overshoot day, e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Climate Change, spiega a chiare lettere che se le nostre abitudini non subiranno modifiche, il cambiamento climatico – già causa o concausa di milioni di morti – sarà responsabile di altri 60.000 decessi entro il 2030.
Non stiamo parlando di una data così lontana a ben vedere, dal momento che per mettere in atto misure importanti servono governi responsabili, tempo, scelte intelligenti. Se si continuerà a ignorare il problema, come spiega la ricerca, entro il 2100 si arriverà a 260.000 morti.
Purtroppo possiamo fidarci di studi del genere perché si sono dimostrati fatalmente veri anche in merito alle stime effettuate precedentemente. Gli scienziati che hanno condotto quest’ultima analisi spiegano come si tratti della ricerca finora più completa, basata su come il cambiamento climatico impatterà sulla salute, minacciata a sua volte dall’inquinamento atmosferico.
Jason West, professore associato di scienze ambientali e ingegneria all’Università della Carolina del Nord, ha osservato: «Le temperature più calde possono accelerare la velocità di reazione degli inquinanti atmosferici che si vanno via via formando; i luoghi che in larga misura diventano più asciutti a causa dei cambiamenti climatici vedranno man mano aumentare le concentrazioni d’inquinamento atmosferico».
Ora, rispetto a un discorso di una chiarezza ed evidenza così schiaccianti, appare sempre meno comprensibile la decisione di Donald Trump sul suo ritiro dall’Accordo di Parigi sul clima. Era un’occasione unica affinché il destino della vita sulla Terra cambiasse e, piaccia o meno, gli Stati Uniti – su un piano internazionale – giocano un ruolo primario.
Nella ricerca pubblicata sulla rivista, quanto ai danni sulla salute provocati dall’inquinamento, si stimano impennate di ictus, malattie cardiopolmonari, tumori, infarti e anche rapide diffusioni di malattie infettive dal momento che l’accesso ad acqua e cibo diverrà con il tempo sempre più un problema concreto con il quale fare i conti.