«Famiglie scacciate dai loro villaggi per fare spazio a mega dighe, privatizzazione delle fonti idriche, inquinamento dell’acqua per scopi industriali di cui beneficiano in pochi e danneggiano l’intero ecosistema. Nel cosiddetto Sud del mondo ma anche in alcuni Paesi industrializzati, da bene comune liberamente accessibile l’acqua si trasforma in bene privato o controllato da chi detiene il potere».
Queste parole, tratte dalla presentazione di una campagna di crowdfunding lanciata in questi giorni su Indiegogo, raccontano il problema del water grabbing, “accaparramento dell’acqua”, ossia situazioni in cui attori potenti prendono il controllo o deviano a proprio vantaggio risorse idriche preziose, sottraendole a comunità locali la cui sussistenza spesso deriva proprio dall’acqua.
Per raccontare questo fenomeno e sensibilizzare sull’importanza del diritto all’acqua, un pool di giornalisti (Emanuele Bompan), fotografi (Gianluca Cecere, Thomas Cristofoletti, Fausto Podavini), cartografi (Federica Fragapane e Riccardo Pravettoni) e ricercatori (Marirosa Iannelli, Università di Genova), ha iniziato un ambizioso lavoro negli ultimi 10 mesi realizzato in parte anche grazie al Centro di Giornalismo Europeo (EJC).
Per completare il percorso iniziato, la squadra di professionisti hanno deciso, così, di lanciare una campagna di raccolta dal basso dell’importo di 16.500 euro (di cui già raccolti più di 1.700 euro), utile anche ad avviare un’inchiesta ambientale in Brasile e in India, due Paesi fortemente impattati dalla privatizzazione e dai cambiamenti climatici.
Il progetto avrà anche risvolti educativi, dal momento che sarà poi portato all’interno di scuole e università per raccontare, grazie anche all’ausilio delle mappe e delle infografiche, la questione idrica e i suoi legami con economia, agricoltura, sanità e cambiamento climatico.
I risultati di questo progetto multidisciplinare daranno vita a un libro (edito in italiano e inglese), un nuovo speciale giornalistico, un catalogo fotografico, un atlante cartografico, infografiche e contributi tematici, e una mostra fotografica itinerante.
«Si può aiutare il progetto water grabbing», spiegano i promotori, «acquistando i prodotti editoriali che usciranno durante tutta la durata del progetto. Si potrà sempre monitorare la crescita del progetto, condividere e diffondere i vari prodotti editoriali per assicurare una adeguata visibilità su tematiche importanti come le ingiustizie sociali e ambientali, ciò che ci spinge sempre a scrivere e raccontare nuove storie».