Occupazione e disabilità sono insieme un tema di grande importanza per qualsiasi società civile, ancor di più quando imperversa la crisi economica e a farne le spese sono senza dubbio prima degli altri le persone con maggiori bisogni e ridotta autonomia. Un’indagine che sta ancora proseguendo all’Università di Macerata ci mostra i primi dati, riflessioni e ragionamenti sull’andamento occupazionale delle persone disabili partendo con una considerazione che contempla il 2013. Un anno che ha registrato il minimo storico di assunzioni – 18.000 assunti rispetto ai 700.000 iscritti ai centri per l’impiego – come peraltro rilevò l’ultima (e unica finora) relazione biennale della Camera sull’andamento della Legge 68/99 che regola l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità.
Sono trascorsi 15 anni dalla formulazione di questa Legge – modello per molti Paesi europei – ma dal momento che i numeri in fatto di occupazione lasciano a desiderare, è evidente che qualcosa non funzioni seppur bisogna tener conto di due fattori importanti: la succitata crisi economica e la revisione della stessa Legge 68/99 da parte del governo Renzi che ha introdotto misure più rigide ma al contempo ha permesso la cosiddetta “chiamata nominativa”.
Lo studio dell’Università di Macerata sta attualmente prendendo in considerazione un campione formato da 3.000 studenti appena laureati con differenti forme di disabilità e di diversa provenienza (17 atenei italiani). Uno dello scopo dell’indagine è quello di capire quali siano i punti di accesso più validi che permettano di entrare a far parte del mondo del lavoro. Al momento i risultati sono ancora parziali ma forniscono qualche indicazione utile; i disabili occupati in possesso di una laurea sono il 40%, con un quarto di essi che, mentre lavora, perfeziona gli studi.
Ma la domanda più interessante è probabilmente un’altra: come costoro hanno trovato lavoro? Al collocamento mirato per le assunzioni – e quindi con la leggi 68/99 – si è rivolto solo il 14% degli attuali occupati. E tutti gli altri? Lo spiega Cristina Formiconi, dottoranda all’Università di Macerata nonché responsabile dell’indagine di cui vi stiamo parlando: «Emerge al momento che abbiano utilizzato canali più tradizionali tra cui le conoscenze all’interno delle scuole e delle università, le agenzie interinali e, soprattutto, la ricerca attiva attraverso l’invio di curriculum o candidature per posizioni esistenti». L’Ultima metodologia, l’autocandidatura, sembra la più gettonata.
Tutto questo fa pensare che le differenze tra persone disabili e non, stiano diventando via via sempre più marginali. Esattamente come dice Daniele Regolo, fondatore di Jobmetoo, agenzia dedicata ai lavoratori con disabilità: In un certo senso si può dire che la nostra agenzia sia l’incarnazione di questa tendenza: Jobmetoo nasce come espressione di una volontà comune a tutti i disabili, quella di essere quanto più possibile in condizioni di parità con gli altri anche nella ricerca di un lavoro. E questo lo dico da ex “figlio” della 68/99, una legge cui resta il merito di essere tra le più evolute in materia».
A Jobmetto e al suo fondatore vanno il merito di aver coinvolto l’Università di Macerata in questa indagine, allo scopo di unire le forze in un piano di ricerca, migliorare la piattaforma di recruiting e stimolare l’aumento dell’occupazione delle persone disabili.
«Oggi – spiega Regolo – abbiamo più di 80 mila iscritti, con una distribuzione capillare sul territorio nazionale e una crescita delle unità profilate che viaggia sulle 2 mila al mese. I canali che utilizziamo sono quelli prettamente destinati al reclutamento: per esempio aggregatori come Indeed e Jobrapido, ma anche portali nazionali come InfoJobs e Monster». A suo avviso, una così alta percentuale positiva va ricercata «nel sistema di matching scelto, là dove si cerca di portare le dinamiche tradizionali del reclutamento online nel mondo della disabilità: il candidato può disporre di un’area riservata ricca e dettagliata, e i suoi dati saranno immediatamente visibili alle aziende a cui invia o che selezionano il suo curriculum. In questo modo, gli utenti ricevono offerte attinenti al loro profilo, oltre a poter contare su uno staff di recruiter che ricerca personale compatibile alle richieste delle nostre aziende clienti».