Siamo nel pieno della seconda edizione della Settimana nazionale della dislessia – cominciata il 2 ottobre e che terminerà l’8 ottobre – promossa da Aid (Associazione italiana dislessia) da 20 anni impegnata a creare consapevolezza attorno a un tema importantissimo com’è quello dei Dsa (Disturbi specifici dell’apprendimento).
Ne fanno parte la dislessia, la disgrafia, la discalculia, la disortografia. Non si tratta di malattie, come l’Aid spiega da due decenni a questa parte, ma di modi diversi di intendere il linguaggio. Più propriamente, sono disturbi neurobiologici che coinvolgono le aree del cervello deputate alla lettura, al calcolo o all’apprendimento delle regole ortografiche.
In Italia le persone dislessiche sono 1.900.000 di cui 350.000 frequentano la scuola che ha dunque un ruolo sociale importantissimo. Sergio Messina, presidente dell’Aid, spiega: «I sintomi si manifestano in genere in prima elementare, ma la diagnosi va fatta dalla seconda elementare in poi. Esistono situazioni in cui è possibile capire in anticipo se un bambino ha un disturbo di questo tipo. Quando inverte le lettere nelle parole, soprattutto quando parla in fretta, parliamo di disturbi fonologici che possono essere predittivi di un Dsa».
Va detto che non esiste necessariamente un collegamento tra disturbi fonologici e dislessia, ma non per questo scuola e famiglia possono sottovalutare situazioni che invece devono essere affrontate per tempo con la collaborazione da parte di tutti. Non a caso esiste una legge, la numero 170 del 2010, che, come ricorda lo stesso Messina, prevede che venga creato un piano personalizzato di studio per il bambino.
Né va dimenticato che occorre lavorare per superare pregiudizi e tabù che nel tempo si sono creati attorno alla persona dislessica che non ha nessuna malattia ma, come dicevamo, solo un modo diverso di apprendere le cose rispetto alla maggioranza. Per questa ragione l’obiettivo dell’Aid è quello di ricordare sempre, e in particolare durante questa settimana, che la dislessia non rappresenta alcun limite né per un bambino né per una persona adulta perché entrambi possono sviluppare talenti e potenzialità purché la comunità comprenda la necessità di collaborare affinché nulla vada sprecato.
Ma anche la tecnologia può rivelarsi uno strumento per dare sostegno alla causa. In base a recenti studi scientifici, uno di questi pubblicato sulla rivista Scientific Report, spiega come l’utilizzo di un determinato genere di videogiochi possa aumentare la capacità di lettura, l’attenzione visiva e la memoria verbale.
Non resta che ricordare le numerose iniziative previste dall’Aid durante questa settimana. Nella loro totalità sono ben 400, tra informazione e sensibilizzazione, che avranno luogo in 88 province italiane. Per consultarle, basta cliccare qui.