È stato firmato un accordo tra diversi Paesi per vietare la pesca commerciale nel Mar Glaciale Artico per i prossimi 16 anni. In questo modo sarà possibile sia il ripopolamento del Mare stesso, sia lo svolgimento di ricerche mirate sull’ecosistema e sulle specie viventi che lo abitano, allo scopo di comprendere da cosa sono minacciate e se sia possibile allevarle in modo sostenibile.
I Paesi coinvolti sono Unione europea, Usa, Canada, Russia, Islanda, Norvegia, Cina, Giappone, Corea del Sud e le Isole danesi di Groenlandia e Far Øer i cui rappresentanti si sono incontrati a Washington per discutere le diverse problematiche dell’Artico.
L’accordo sarà firmato dai singoli Paesi e prevede la protezione di una vasta area di quasi 3 milioni di chilometri quadrati, corrispondente quasi all’estensione del Mar Mediterraneo.
Questa zona non è mai stata di interesse per la pesca commerciale a causa delle difficoltà di accesso create dai ghiacci; purtroppo il riscaldamento globale li scioglie creando quindi l’aumento della superficie di acqua disponibile, con uno strato di ghiaccio sempre più sottile che permette la navigazione. Non solo: la superficie consente una maggiore penetrazione dei raggi solari, che a loro volta intensificano la proliferazione del plancton – alla base della catena alimentare marina- e attira di conseguenza un maggior numero di pesci. Lo scioglimento dei ghiacci quindi sta aprendo la zona alla pesca commerciale, fin qui impossibile.
Va anche aggiunto che le acque del Mar Glaciale Artico sono internazionali e non sarebbe di alcuna utilità un semplice contingentamento della pesca; pertanto il divieto resterà in vigore per 16 anni e potrà essere rinnovato ogni 5 anni finché i dati della ricerca saranno ritenuti sufficienti, a meno che una delle nazioni si svincoli. Il presidente dei negoziati a Washington, David Balton, ha dichiarato: «Le delegazioni hanno compreso l’utilità di aspettare finché non ci saranno sufficienti dati scientifici a disposizione e un piano di gestione della zona».
Inoltre il ministro della Pesca e degli Oceani canadese, Domini LeBlanc, ha garantito che nei negoziati per l’accordo sono stati inclusi gli indigeni tra cui il Consiglio circumpolare degli Inuit e nel testo vengono riconosciuti la loro importanza in qualunque decisione e il loro coinvolgimento nel progetto.
Molto soddisfatta si è dichiarata l’associazione Ocean conservancy per questo che definisce «accordo storico».
Per far comprendere meglio l’enorme problema del riscaldamento globale e le sue conseguenze, invitiamo a guardare il video di Paul Nicklen girato sull’Isola di Baffin nell’Artico canadese: mostra un orso polare allo stremo delle forze e alla disperata ricerca di cibo, probabilmente dopo aver percorso enormi distanze anche a nuoto a causa dello scioglimento dei ghiacci. Informiamo che mette a dura prova anche gli animi meno sensibili.
https://youtu.be/kVxZNl1REEE