Donazioni e trapianti d’organi: l’Italia in netto miglioramento

Stando al rendiconto del 2015 presentato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il modello italiano sui trapianti degli organi funziona e presenta numeri incoraggianti per il futuro.

Durante l’arco dei dodici mesi le morti accertate sono state 2.332 a fronte di 1.388 donatori di cui 1.170 gli organi utilizzati. Si sono registrati incrementi tra i donatori di tessuti e, ottima notizia, anche le donazioni da vivente di rene e porzioni di fegato.

La vera vittoria si è però registrata nell’ambito della donazione “a cuore fermo” (con un numero complessivo di 6 casi) resa possibile dalle nuove tecniche che consentono la circolazione extracorporea impedendo ai tessuti di morire per mancanza di ossigeno.
Gli interventi di trapianto eseguiti durante il 2015 sono 3.317, un numero più alto rispetto agli anni precedenti. Nello specifico, molti sono stati i trapianti di rene (1.877) e quelli di cuore e fegato (1.067).

Al di là del discorso numerico, buone notizie sembrano arrivare dai livelli di organizzazione raggiunti dalle strutture sanitarie, in particolare pare migliorata la qualità delle terapie per i pazienti in lista d’attesa e anche quelle postoperatorie con una diminuzione della mortalità accertata.

Se gli ospedali specializzati in trapianti sono diminuiti è vero però che il sistema burocratico che è alla base della trafila ha goduto di una semplificazione di prassi.

Circa le possibilità di intervenire ulteriormente sulla distanza tra pazienti in attesa e offerta di organi, Alessandro Nanni Costa (direttore del Centro Nazionale Trapianti) ha affermato: «È un concetto superato. Consideriamo piuttosto i pazienti in lista che vengono operati nel giro di due tre anni, sono 8 su 10. La sopravvivenza è aumentata, prima e dopo il trapianto. La mortalità oscilla tra il 2% dei malati di rene e il 10% di quelli del polmone».

Come molti già sapranno, è possibile aderire alla dichiarazione a donare attraverso la propria carta d’identità. Questa prassi ha avuto un buon successo in città come Milano, Bologna, Perugia, Cagliari, secondo Nanni Costa, mentre si sono registrate delle difficoltà a Roma e in alcune altre città del Sud Italia.

Tuttavia, complessivamente, tra le persone che accettano di procedere alla dichiarazione su documento d’identità, il dissenso è inferiore al 10%.

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Redazione