Quante sono le donne medico? 175.087 su 429.664, il 40,75%. Nella fascia di età dai 24 ai 59 anni si attestano attorno al 50%. Al di sotto dei 39 anni superano il 60%. A fronte di questi dati, qual è la loro presenza negli organi esecutivi territoriali della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri? In proposito ospitiamo volentieri l’intervento di Annarita Frullini, medico donna di Pescara, che ricostruisce analiticamente quantità e qualità della presenza femminile per stimolare una riflessione utile a favorire “l’equilibrio di genere e il ricambio generazionale nella rappresentanza”.
Come è la presenza femminile negli esecutivi delle città dei 13 colleghi eletti nel Comitato centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri? Si tratta di 13 ordini provinciali. Teramo – l’unico al di sotto dei 2000 iscritti – con Siena, Como, Ancona, e Venezia al di sotto dei 5000 iscritti. Poi Bergamo, Cosenza, Cagliari e Bari al di sotto dei 10 mila iscritti e Palermo, Torino, Napoli, Roma al di sopra dei 10mila iscritti. Negli ordini di Bari, Venezia, Siena, Napoli e Teramo non vi sono donne nell’esecutivo. Solo una donna a Cosenza, Roma e Cagliari. Due donne su 5 ordini dei 13 considerati: Palermo, Bergamo, Como, Ancona, Torino. Torino con 6 donne su 18 consiglieri – 33,33% – registra la massima apertura al femminile nei Consigli dei presidenti eletti nel Comitato centrale.
Dall’analisi dei dati delle presenze femminili – considerando il numero totale delle persone presenti nei consigli degli ordini, compresi gli odontoiatri – emergono dati generali e situazioni particolari, confrontabili con la situazione numerica delle donne medico. Secondo dati della Federazione del gennaio 2018, le donne medico sono 175.087 su 429.664 con una percentuale del 40,75. Nel 2009 erano il 37,80. Disaggregando i dati per fasce di età appare, già da qualche anno, che le donne medico sono il 50% nella fascia di età dai 24 ai 59 anni. Oggi al di sotto dei 39 anni sono il 60%, dai 40 ai 49 oltre il 50, e sono ancora il 40% dai 50 ai 60. Sono il 25% dai 60 ai 69.
Considerando la presenza femminile nelle diverse realtà geografiche, la regione Campania ha una popolazione medica femminile del 32,58 e la Sardegna del 49,9. L’Emilia Romagna è la seconda regione come presenza femminile nella popolazione medica (44,39), tutte le altre sono intorno al 40%. Analizzando la situazione degli ordini provinciali solo tre provincie sono al di sotto del 33,3 % (Salerno, Taranto e Napoli che si attesta intorno al 31,5%). Non è una questione geografica: al di sotto del 35% di presenza femminile vi sono anche Imperia e Venezia. Nei sei ordini con una popolazione medica di oltre diecimila unità – Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Bologna – Napoli è l’unica città al di sotto del 40%. La maggiore presenza femminile si riscontra a Nuoro, con il 54,5 per cento. Nelle elezioni provinciale del 2017 l’incremento negli organismi elettivi degli Ordini, per tutte le variabili considerate, è stato costante. Vi è stato quasi il raddoppio delle presidenti (da 6 a 11), ma la percentuale supera di poco il 10%. Questo incremento delle presidenti può essere dovuto all’effetto traino della presenza di Roberta Chersevani al vertice nazionale della Fnomceo. Il maggior incremento di tutte le altre variabili si registra fra il 2012 e il 2014, anni dove grande spazio era dato sui media a tematiche femminili. In 56 Ordini – oltre la metà degli Omceo – non vi sono donne nell’esecutivo. E questo accade sia nei piccoli Ordini (14/30 al di sotto dei 1500 medici iscritti) sia in 35/59 degli Ordini fra 1500 e i seimila, sia nei 7/17 grandi Ordini che superano i seimila iscritti.
Grande invece è la variabilità intraregionale. Vi sono ancora anche Ordini con zero donne in consiglio. Sono La Spezia e Vercelli – con meno di 1500 medici iscritti – e Avellino con quasi 3000 iscritti. Avellino ha 4 revisori al femminile, Vercelli e La Spezia due. Interessante appare anche la presenza femminile fra i revisori. Solo l’Ordine di Latina oltre quello di Avellino ha 4 revisori donna. Ma nel caso di Latina vi sono anche quattro donne nel consiglio e due nell’esecutivo. Nessuna donna compare fra i revisori in 11 città, sia grandi che piccole. Fra le grandi, Bologna, Messina, Reggio Calabria e Venezia. Ben 56 città hanno nessuno o un revisore, 50 ne hanno 2 o più. Vi è una sola donna in consiglio dell’Ordine in sette province. Sono piccoli ordini – Crotone Rieti Aosta – e medi ordini – Agrigento Cuneo e Livorno – e con oltre cinquemila iscritti il solo Ordine di Lecce. Solo due donne presenti in 24 ordini: la metà nei piccoli ordini e Salerno, Catania e Messina con oltre seimila iscritti. Sia nei medi che nei piccoli ordini una di queste due donne è in esecutivo. A Fermo e a Vibo Valentia le due donne sono entrambe nell’esecutivo. Tre donne – il 17,64 % – sono presenti in 18 consigli con 17 consiglieri. Bergamo e Como hanno, delle tre presenze femminili, due donne nell’esecutivo. Solo in 19 su 72 dei consigli con 17 consiglieri vi sono 4 donne – 23,52 % – e nella metà dei casi almeno una donna delle quattro è nell’esecutivo. Nei casi di Palermo, Firenze e Brescia, due delle quattro donne sono state elette nell’esecutivo. Fra gli Ordini con più di 6.000 iscritti registriamo la presenza in consiglio di 7 donne a Padova e 6 a Torino. I dati non confermano l’idea che ordini più piccoli consentano una maggiore presenza femminile.
Cosa succede negli esecutivi dove le donne sono presidenti? A Caserta, Ragusa e Bolzano a donna presidente Omceo non corrispondono altre donne nell’esecutivo. A Firenze, Campobasso, Gorizia, Nuoro e Fermo – 5 ordini su 11 – si raggiunge nell’esecutivo un perfetto equilibrio. A Pescara, Reggio Emilia e Ascoli Piceno vi sono 3 donne nell’esecutivo. Ancora una volta Gorizia rimane la città dove la presenza femminile nel consiglio si attesta oltre il 50% (54 %). Le 6 presidenti elette nel 2014 sono state tutte rielette: è tramontato il periodo delle presidenti di transizioni. Viviamo in una realtà democratica dove più leggi dello stato prevedono misure per garantire la partecipazione: alternanza di genere, possibilità di espressione del voto con doppia preferenza e/o l’indicazione che ogni genere sia rappresentato nelle candidature almeno al 40%. Sono misure che garantiscono la partecipazione, non il risultato dell’eleggibilità. Negli Omceo solo un quarto di tutti gli ordini, 26 per l’esattezza, raggiungono il 30% di presenza femminile – 5 più – nel Consiglio. E solo 13 raggiungono il 35% delle presenze femminili negli Omceo. Due donne nell’esecutivo sono presenti solo in 21 Ordini, il 20% degli Omceo. È essenziale comprendere tutte le motivazioni che portano a questo risultato di rappresentanza. La crescita della presenza femminile negli organismi rappresentativi rimane sottodimensionata rispetto alla reale presenza femminile nella professione medica. I dati emersi potranno essere utili per una riflessione e per inserire nei decreti attuativi della Legge Lorenzin misure di promozione della parità per favorire “l’equilibrio di genere e il ricambio generazionale nella rappresentanza”.