L’8 marzo anche le donne nella Chiesa hanno fatto sentire la loro voce, reclamando un ruolo adeguato. Si è fatto interprete di questa esigenza Voices of faith, il movimento nato cinque anni fa, organizzando l’incontro “Why Women Matter” che si è tenuto nella curia generalizia dei gesuiti di Roma.
Mary McAleese, ex presidente della Repubblica d’Irlanda, presentando l’appuntamento ha dichiarato: «Le donne ora stanno parlando, con autorità e anche con solidarietà, su un ventaglio di questioni che hanno colpito le donne, che sono state trascurate da strutture patriarcali, e ora c’è una presenza istruita, abbiamo i social media, siamo interconnesse e globalizzate in modi mai visti prima e quindi siamo in grado di offrire l’un l’altra solidarietà e sì, si può dire che è un momento “mee too” per la Chiesa».
L’iniziativa si sarebbe dovuta tenere in Vaticano ma la Curia non ha gradito alcune delle relatrici scelte dall’organizzazione, a riprova che il nuovo corso di Bergoglio incontra ancora molti ostacoli, i pregiudizi sono molto radicati e il percorso è ancora lungo.
Secondo Voices of faith le donne soffrono in una Chiesa ancora troppo patriarcale, relegate in ruoli marginali, e allora se ne allontanano. Afferma Mary McAleese: «E’ incredibile che così tanti anni dopo il Concilio Vaticano II e la dichiarazione dei diritti dell’uomo ancora non lo si faccia: non siamo – polemizzando con una battuta di papa Francesco – la fragola sulla torta, siamo il lievito nel pane, e senza di esso la torta della Chiesa si sgonfia. Molte donne se ne stanno andando, non da Cristo né dal Vangelo, ma da una Chiesa maschile. Come dice l’arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, la principale causa del sentimento di alienazione per la Chiesa in Irlanda oggi è il basso livello delle donne, non gli abusi sessuali o la Humanae vitae».
«Viviamo in tempi marcati dal cambiamento, ma ci sono posti dove l’uguaglianza di genere è stata sistematicamente trascurata», sostengono le organizzatrici dell’evento. «La Chiesa cattolica è una di esse e questo pone l’istituzione a rischio. I giovani cattolici stanno andando via, le donne che sono state un perno della vita della parrocchia stanno partendo. Questo è particolarmente vero per le giovani donne cattoliche che sono assenti a tassi senza precedenti nella nostra storia e non tornano indietro. Oggi le donne domandano perché la Chiesa è così lenta nel riconoscere il loro valore e aprire loro la governance e i ruoli ministeriali; ruoli che comprendono la loro fede, i loro doni, la loro esperienza e la loro educazione nelle strutture di autorità a tutti i livelli. Voices of faith ritiene che le voci delle donne nel Vaticano vanno portate avanti quanto le loro controparti maschili, e con lo stesso peso. Se gli attuali leader della Curia romana non includono donne capaci e qualificate nei ruoli che sono teoricamente aperte a esse, affrontiamo un futuro nel quale la Chiesa cattolica sarà un relitto del passato».
Perché così non sia, può essere utile tornare a riflettere sulla domanda che un fedele ha rivolto a papa Francesco all’indomani dell’incontro con l’arcivescova luterana di Uppsala, primate della Chiesa Svedese (giugno 2016): “Se le donne di questo pianeta, in questo momento della storia dell’umanità, hanno doni da portare alla Chiesa, perché non dare inizio a una riflessione e a un dibattito serio e ufficiale?”.
Eppure, anche in questo caso, dovrebbero venire in soccorso le inequivoche parole di Paolo: “Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”.