L’uomo per cui una cosa può dimostrarsi impossibile fino a prova contraria è Pietro Scidurlo, 37 anni di Somma Lombardo (Varese), impiegato all’aeroporto di Malpensa, paraplegico. Hobby: pellegrinaggio. E dimostrare che niente è impossibile, se lo vuoi davvero.
Ieri Pietro Scidurlo ha ingaggiato la sua sfida e ha parlato così: «Partiremo oggi 28 marzo, insieme ad altri quattro amici della mia associazione, Free Wheels, da Somma Lombardo, percorreremo la Via Francigena per raggiugere Roma: se tutto va bene, ci arriveremo il 10 aprile».
Scidurlo si era già reso protagonista di un’impresa da lasciare strabiliati i più, quando, nel 2012, percorse il cammino di Santiago de Compostela a bordo della sua handbike.
Di quell’esperienza raccontò meraviglie e fatiche, tra paesaggi mozzafiato e sforzi sovraumani, la voglia di mollare e quella di ricominciare, le febbri, i percorsi impossibili, lo scoramento interiore e l’entusiasmo. Perché volle farlo? Il ragazzo, prima di Santiago de Compostela, non aveva mai accettato la sua disabilità, una spada di Damocle che sentiva perenne dal momento della nascita. In qualche modo era evidente che volesse sbarazzarsene e, in un libro – “Santiago Per Tutti“ – che scrisse dopo il pellegrinaggio, raccontò di come a ogni passo sentiva risuonare dentro, come una dolce nenia, quel che disse Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
«Non cercavo la gloria, solo la redenzione per me stesso. Una strada per accettare la mia disabilità. Ho avuto un’adolescenza difficile; è stata dura non solo per me, ma anche per chi mi stava vicino. Mi sentivo come la pallina di un flipper, non riuscivo a trovare la via d’uscita», di qui la scelta di percorrere il cammino di Santiago, senza tuttavia fermarsi nella città spagnola (poiché il suo non era un cammino religioso) ma proseguendo verso il blu dell’Oceano.
Al ritorno, un altro Pietro Scidurlo, di cui il perché e il per come lo spiega bene nel suo libro, e un’idea magnifica: fondare Free wheels, un’associazione nata a supporto dei ragazzi disabili che vogliano camminare per il mondo.
E ora la seconda impresa: ieri la partenza, insieme all’Associazione dal paese natìo, con l’intento di percorrere tutta la Via Francigena, per arrivare a Roma. Il 10 aprile, forse.
Pietro di paura non ne ha, gli piacciono i cammini, nell’accezione più ampia del termine, lo ha dimostrato, e lo sta dimostrando. Vuole condividerlo, spiegarlo, contagiare, coinvolgere. Perché – lui lo sa bene – è terribile sentirsi soli.
Interessante una sua riflessione, rilasciata poco prima di partire, degna di essere riportata: «Mi piacerebbe che in Italia, come succede in Spagna, si facilitasse l’apertura di accoglienze lungo gli itinerari culturali per tutti coloro che scelgono di visitare il Belpaese alla scoperta di quella storia in cui i nostri cammini sono immersi», aggiunge Scidurlo, «di quella cultura, di quegli usi e costumi di una Italia che forse non si conosce ancora del tutto o almeno non nei suoi aspetti più autentici».
Buon viaggio, Pietro.