Oggi, in occasione della Giornata mondiale contro il traffico e l’abuso degli stupefacenti, l’Osservatorio di San Patrignano, la nota comunità che ospita i tossicodipendenti per permettere loro di curarsi e tornare a una vita normale, lancia l’allarme: il consumo di droga fra i giovani è cresciuto e, in particolare, fra i minorenni.
La comunità ha lanciato l’iniziativa “Mettiamoci il cuore”, allo scopo di sensibilizzare tutti, e in particolare i giovanissimi, sui pericoli che si corrono quando si assumono sostanze stupefacenti. Un’occasione per fare prevenzione ma anche per diffondere numeri, come si legge in una nota: «Analizzando i dati delle 517 persone accolte nel 2016 fra la struttura di preaccoglienza di Botticella, e quelli entrati in comunità a San Patrignano, l’età media di chi ha richiesto aiuto si è abbassata a 28 anni, uno in meno rispetto all’anno precedente. Il 77,4% dei neo ingressi sono under 35 e, se a tenere alta la media possono essere i 66 over 40, è altrettanto vero che solo nel 2016 sono stati 32 i minorenni entrati in percorso, 11 ragazze e 21 ragazzi, due in più rispetto al 2015. Quest’ultimo dato fa riflettere sulla precocità con cui i giovanissimi si avvicinano alle sostanze».
Se dunque sapevamo come purtroppo il consumo di droghe sia aumentato negli ultimi anni in generale non solo in Italia ma in tutta Europa (leggi l’articolo), è allarmante il dato di San Patrignano rispetto ai minorenni. Il presidente della comunità, Antonio Tinelli, spiega come anche il 2017 sia cominciato evidenziando la stessa tendenza: nei primi 6 mesi gli under 18 erano già 20, per cui è quasi scontato che i successivi mesi supereranno la quota del 2016.
Dal canto suo, San Patrignano fa quanto può e fa tanto, non solo in termini di accoglienza ma anche di prevenzione attraverso il progetto WeFree con il quale riesce a intercettare almeno 50.000 minorenni in tutta Italia, a partire dalle scuole. Sono occasioni di confronto e domande, riflessioni condivise con gli insegnanti che alla lunga si rivelano preziose.
Ma se è vero che tutto questo significa molto, lo è altrettanto che non può essere abbastanza. Serve una maggiore consapevolezza, programmi e iniziative di cui principalmente lo Stato italiano deve farsi promotore, con l’ausilio degli enti territoriali, le organizzazioni e le associazioni. Di droga, si muore.