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Ecco la fotografia delle zoomafie

L’anno 2015 è stato contrassegnato da una crescita notevole del 64% dei cani da combattimento sequestrati e del 110% di persone coinvolte arrestate, da un aumento del traffico di cuccioli, soprattutto dai Paesi dell’Est, e di animali rari, da una crescita delle corse clandestine e del fenomeno dell’illegalità nell’ippica. Questi sono soltanto alcuni dei reati nascosti, spesso sistematici e seriali, che colpiscono migliaia di animali indifesi, esaminati nel Rapporto Zoomafia 2016 “Crimini organizzati contro gli animali”, redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia – LAV.

Dal rapporto emerge che nel nostro Paese si apre un fascicolo all’ora per crimini a danno di animali, una persona indagata ogni 90 minuti. Come asserisce lo stesso Ciro Troiano: «È sempre più evidente la presenza di una sorta di affaristi zoomafiosi formati da imprenditori senza scrupoli e speculatori che, per il raggiungimento dei loro obiettivi, creano sinergie scellerate con delinquenti, funzionari collusi e faccendieri, uniti dall’interesse economico comune. Segnali di questo tipo si rilevano nel traffico di cuccioli, nella gestione dei canili, nell’allevamento e macellazione di animali, nella distribuzione agroalimentare».

Andando nello specifico, tra i reati accertati nell’ambito dei combattimenti troviamo detenzione di armi clandestine, furto di energia elettrica, ricettazione, possesso di droga. Per non parlare poi dei chiari segnali di un aggravamento del fenomeno ossia persone denunciate, combattimenti fermati, ritrovamenti di cani con ferite da morsi, o di cani morti con cicatrici riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze solitamente utilizzate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta. Proprio in virtù di ciò dal 1° luglio la LAV ha anche riattivato il numero Sos Combattimenti 064461206, con l’intento di raccogliere segnalazioni di lotte tra animali e tracciare una mappa dettagliata del fenomeno per favorire l’attivazione di inchieste giudiziarie e sequestri di animali.

Un altro fenomeno che desta preoccupazione è la tratta dei cuccioli dai Paesi dell’Est, uno dei business più redditizi che ogni anno coinvolge migliaia di animali e che vede attive vere e proprie organizzazioni transazionali. Tenendo conto soltanto dei casi di cui la LAV è venuta a conoscenza, sono circa 500 i cuccioli sequestrati del valore complessivo di circa 400 mila euro e 28 le persone denunciate nel 2015. Nei Paesi di origine i cuccioli vengono allevati in strutture fatiscenti e venduti per pochi euro, inoltre spesso arrivano ammalati e con falsi pedigree.

Per quanto concerne le cifre riguardanti le corse clandestine e l’illegalità nell’ippica sono 11 gli interventi delle forze dell’ordine, 2 le corse clandestine bloccate, 13 le persone denunciate, 9 le persone arrestate, 15 i cavalli sequestrati soltanto l’anno scorso. Dal 1998 al 2015 sono state denunciate 3.366 persone, 1.253 cavalli sequestrati e 113 corse e gare clandestine bloccate. Solo nel 2015 sono stati 69 i cavalli che correvano in ippodromi ufficiali risultati positivi a sostanze vietate.

Il nostro Paese costituisce un rilevante punto di arrivo e di transito per il traffico internazionale di animali o parti di essi, dalle iguane alle tigri, dalle aquile ai pappagalli, ma anche caviale, corallo, avorio, che rappresenta uno dei pericoli principali per la sopravvivenza delle specie minacciate. Nel 2015 il Servizio CITES del Corpo forestale dello Stato ha effettuato controlli su 12.574 animali vivi tra tartarughe, pappagalli, felini e primati, 6.896 piante vive (5.200 cicas) e 221.230 parti e derivati (210.000 sono prodotti in pelle di rettile).

Il bracconaggio non risparmia neanche specie rarissime come il Nibbio Reale e il Capovaccaio. In soli tre anni più di 100 lupi sono morti per cause non naturali, 5 gli Ibis sacri ammazzati. La vendita di animali imbalsamati e il traffico di fauna per l’alimentazione umana muovono un giro d’affari milionario.

Altro business è quello del randagismo che in alcune aree della Penisola continua ad essere una vera emergenza, con conseguente allarme sociale e preoccupazioni vere o presunte per la sicurezza pubblica. Nel 2015 sono stati sequestrati 11 tra canili e strutture, con più di 1500 cani e 200 gatti, e 13 le persone denunciate per reati che vanno dalla truffa al maltrattamento, all’esercizio abusivo della professione veterinaria.

L’illegalità interessa anche la filiera del pesce, tra pesca di frodo con esplosivi, raccolta di datteri e ricci di mare destinati al mercato clandestino, pesca illegale di novellame, pesce spada e tonno rosso, furti su commissione in allevamenti e vivai ittici di ostriche, mitili e pesce. Particolare attenzione merita il fenomeno della pesca e della commercializzazione delle oloturie, note come cetrioli di mare: i mercati asiatici arrivano a pagare fino a 600 euro al kg. Saccheggiati anche i fiumi, in particolare in alcune province del Nord, da pescatori di frodo, quasi tutti dell’Est Europa, che dispongono di mezzi, barche potenti, furgoni-frigo, reti lunghe centinaia di metri. Pescano di tutto e rivendono al mercato nero, principalmente il siluro, un pesce molto apprezzato nei paesi dell’Est.

La criminalità organizzata è presente pure nel mondo degli allevamenti, della macellazione e della distribuzione della carne. Ogni anno scompaiono circa 150.000 animali. L’abigeato, reato da sempre sottovalutato, infatti rappresenta un vero business per la criminalità organizzata. Soltanto in Sicilia l’anno scorso si sono registrati più di 12 mila animali da allevamento rubati o smarriti.
Se si osservano i dati delle Procure si deduce che nel 2015 c’è stata una crescita del 3% dei procedimenti penali per reati contro gli animali, mentre gli indagati sono diminuiti del 4%. Il reato più contestato è quello di maltrattamento di animali (29,93% del totale dei procedimenti), seguito da uccisione di animali (28,63%) e reati venatori (21,05%).

Sempre sulla base dei dati pervenuti dalle Procure, la LAV traccia anche una geografia dei crimini contro gli animali.  La Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali risulta essere quella di Trapani, seguita da Vasto, Crotone, Sciacca e Lamezia Terme. Mentre la Procura di Brescia si conferma quella con più procedimenti iscritti per reati contro gli animali nel 2015, seguita da Cagliari, Verona, Catania, Firenze, Udine, Bergamo, Siracusa, Forlì, Palermo, Grosseto, Torino, Latina e Padova.

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Redazione