Nel nostro Paese ci sono più di settemila chilometri di coste con bellezze storiche, ambientali, geomorfologiche che rappresentano un grande patrimonio ecologico e culturale e che rischiano di scomparire. Attualmente infatti circa il 51% dei litorali italiani è stato trasformato da cemento, palazzi, alberghi e ville e il numero, a meno che non ci sia un drastico cambiamento nelle politiche, è destinato ad aumentare notevolmente: negli ultimi decenni al ritmo di 8 chilometri all’anno già più della metà dei paesaggi costieri sono stati deteriorati. A denunciarlo è Legambiente nel nuovo “Rapporto Ambiente Italia 2016” presentato ieri a Roma.
Dal rapporto si legge che circa un terzo delle spiagge italiane è interessato da fenomeni erosivi in aumento; 14.542 sono le infrazioni verificate nel corso del 2014 tra reati relativi al mare e alla costa italiana, 40 al giorno, 2 ogni km. L’habitat marino è continuamente minacciato dall’inquinamento, con il 25% degli scarichi cittadini ancora non depurati e ben 1.022 agglomerati in procedura di infrazione europea. Inoltre, circa il 45% dei prelievi realizzati lo scorso anno da Goletta Verde è risultato inquinato, mentre la plastica continua a devastare spiagge e fondali marini. Soltanto il 19% della costa (1.235 km) è soggetta a vincoli di tutela.
Per quanto concerne il consumo di suolo, dei 6.477 km di costa da Ventimiglia a Trieste e delle due isole maggiori analizzati da Legambiente circa 3.291 km sono stati trasformati in modo irreversibile. In particolare 719,4 km sono stati occupati da industrie, porti e infrastrutture, e 918,3 km sono stati colonizzati dai centri urbani.
Un altro dato allarmante che emerge dalla relazione interessa la diffusione di insediamenti a bassa densità, con ville e villette, essa riguarda 1.653,3 km, pari al 25% dell’intera linea di costa. Tra le regioni, la Sicilia possiede il primato assoluto di km di costa contraddistinti da urbanizzazione meno densa ma diffusa (350 km), seguita da Calabria e Puglia; la Sardegna, invece, rappresenta la regione più virtuosa per quantità di paesaggi naturali e agricoli ancora indenni e costituisce così la regione meno urbanizzata del nostro Paese.
Tra le regioni più deturpate troviamo la Sicilia con 65 km, il Lazio con 41 e la Campania con 29. Secondo i dati Istat, nelle aree costiere dal 2001 al 2011 sono sorti circa 18 mila nuovi edifici.
Il rapporto mette in evidenza inoltre che ad essere minacciati da problemi di inquinamento non sono soltanto le coste, ma anche i nostri mari in quanto i ritardi nella depurazione interessano ancora tante città, non soltanto costiere. La mala depurazione, infatti, riguarda il 25% dei cittadini italiani. Un dato confermato anche da due sentenze di condanna della Commissione europea (nel 2012 e 2014) e da una procedura aperta nel 2015 per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili. Sono ben 1.022 (il 32% del totale), gli agglomerati coinvolti dai procedimenti europei: 81% di quelli Campani, il 73% della Sicilia, il 62% della Calabria.
Per fronteggiare tale emergenza, come ha sottolineato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente e curatore insieme a Sebastiano Venneri e Giorgio Zampetti del rapporto, è necessario rafforzare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del patrimonio costiero.