Il 2016 si è aperto con una soddisfazione tutta italiana nel mondo della ricerca e della scienza: è l’italiana Fabiola Gianotti, 53 anni, il nuovo direttore generale del Cern, il laboratorio europeo di fisica delle particelle.
Nata a Roma e formatasi professionalmente a Milano, la ricercatrice italiana, che è stata fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, è la prima donna alla guida dell’importo centro europeo di ricerca. Ma non solo. La Gianotti è anche la terza italiana a dirigere il Cern dopo il premio Nobel Carlo Rubbia, direttore dal 1989 al 1994, e Luciano Maiani, che ha traghettato il Cern dal 1999 al 2003.
«Non vedo l’ora di scoprire che cosa la Natura ci riserva», ha rivelato all’Ansa il nuovo direttore generale del Cern, nominata nel novembre del 2014 ma che solo a partire dal 2016 dirigerà effettivamente il centro. «Mi adopererò per espandere l’eccellenza del Cern nella ricerca scientifica in fisica fondamentale e nello sviluppo di tecnologie innovative», ha aggiunto. «La formazione dei giovani e la collaborazione pacifica di migliaia di scienziati di tutto il mondo sono altri aspetti cruciali della missione del Cern».
Una delle sfide che la Gianotti dovrà raccogliere è quella del più grande acceleratore di particelle del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc), che ha infatti cominciato a funzionare all’energia record di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV), aprendo territori inesplorati della fisica.
«La prudenza è d’obbligo», ha spiegato il direttore, «perché le indicazioni che abbiamo finora sono estremamente deboli; potrebbero essere il primo vagito di una nuova particella o semplicemente una fluttuazione statistica. Ne sapremo di più a metà del 2016».
Grandi attese, nel mondo della ricerca e della scienza anche per la cosiddetta “nuova fisica”, un territorio ancora tutto da esplorare.
«Ci sono molte teorie di nuova fisica», ha concluso Gianotti, «e fra queste la Supersimmetria (secondo cui ogni particella ha una particella speculare e nascosta, ndr) è fra le più affascinanti. Ma uno scienziato deve porsi di fronte alla Natura senza idee preconcette. E la sorpresa, scoprire qualcosa di veramente inatteso e non previsto, è la più bella ricompensa per chi fa ricerca».