Un fiore può nascere ovunque. Anche dove meno te lo aspetti. Anche quando ormai non ci speravi più. E così come accade per i fiori, lo stesso “miracolo” avviene per l’amore, quel sentimento puro e nobile che sboccia anche quando intorno sembrano esserci solo odio, rabbia, cattiveria. È questo il senso del film (e del titolo) “Fiore“, una favola d’amore moderna raccontata magistralmente dal regista Claudio Giovannesi. La storia è quella di due giovanissimi Romeo e Giulietta, Josh (Josciua Algeri) e Daphne (Daphne Scoccia), che si conoscono, diventano amici e poi si innamorano all’interno di un carcere minorile dove sono rinchiusi entrambi per rapina.
Prima di parlare del film che questa settimana abbiamo scelto per la nostra rubrica “La redazione consiglia”, però, vorrei fare un passo indietro e raccontarvi come sono venuta a conoscenza di “Fiore”.
Da qualche settimana sto vivendo un’esperienza molto impegnativa, ma anche molto ricca e formativa: ricopro il ruolo di docente in corsi di formazione rivolti a ragazzi molto giovani (16-18 anni) in area penale. Si tratta di adolescenti che hanno commesso dei reati e che hanno la possibilità di espiare le loro colpe facendo un percorso di avviamento professionale chiamato “messa alla prova”. Lavorare con loro non è semplice. Molti hanno odiato la scuola e tutti l’hanno abbandonata dopo i primi anni di insuccesso alle superiori. Si annoiano facilmente, si distraggono, alcuni hanno anche problemi di dipendenza e altri provengono da situazioni familiari decisamente complicate. Ragazzi “difficili”, insomma, ma anche estremamente intelligenti, curiosi e riconoscenti, se sai prenderli per il verso giusto.
Io ci sto provando e in alcuni casi sono riuscita a conquistarne la simpatia e la stima al punto da ottenere da loro il permesso per affacciarmi nel loro mondo.
Ed è proprio una di loro, l’unica ragazza, piccola di statura e di età ma già estremamente forte e matura, che un giorno mi ha parlato di questo film. L’occasione le è stata offerta da una notizia drammatica: un incidente stradale aveva strappato alla vita e alla figlia di pochi mesi Josciua Algeri, il protagonista del film “Fiore”. Io non ne avevo mai sentito parlare e lei mi ha raccontato la trama del film, mi ha mostrato con il cellulare il trailer, mi ha raccontato dei brividi che le venivano a rivedere quelle scene ora che sapeva che quel ragazzo, ex detenuto diventato attore e con un futuro di riscatto davanti, purtroppo non c’era più. Mi ha anche detto di aver visto più volte il trailer, ma di non essere ancora riuscita a vedere il film.
Ho deciso di farle un piccolissimo regalo: mi sono procurata il film e gliel’ho lasciato sul computer della scuola di formazione perché ormai le mie lezioni con lei erano terminate. Il giorno successivo ho ricevuto un messaggio con un grazie e tanti cuori che mi ha riempito di gioia.
Prima di consegnarle il film, però, ho deciso di vederlo anche io e ne sono contenta. “Fiore” è, infatti, un film che merita di essere visto sia per il tema che racconta che per il modo in cui quell’amore difficile viene raccontato.
Un film intenso ma leggero allo stesso tempo che affronta diversi tipi di amore. C’è innanzitutto l’amore ostacolato dall’assenza di libertà che sboccia tra i due protagonisti e che viene vissuto di nascosto, con messaggi lasciati nei carrelli per il servizio di refezione, con sguardi fugaci dietro le sbarre durante l’ora d’aria, con parole sussurrate alla finestra durante la notte, con canzoni ballate durante la festa di Capodanno, con grandi aspettative per il futuro “fuori”. C’è poi l’amore paterno, quello che Daphne prova per suo padre (Valerio Mastandrea), che lei ama, stima e rispetta nonostante il suo passato da ex detenuto e il suo difficile reinserimento nella società. C’è poi l’amore per la libertà, quella libertà ormai negata che pesa sui protagonisti della storia in ogni momento della giornata.
Ma l’amore non è l’unico sentimento che anima Daphne all’interno del carcere, dove la giovane rapinatrice conosce anche la violenza, la ribellione, i soprusi, la rabbia e l’odio, ma anche l’amicizia, la condivisione e l’allegria. Dopotutto Daphne è un’adolescente, proprio come chi mi ha consigliato il film, che ha conosciuto la parte peggiore della vita ma che sa di avere davanti un futuro tutto da costruire.
Un ottimo lavoro, dunque, quello fatto dal regista Giovannesi che, dopo aver affrontato il tema dell’integrazione con “Ali ha gli occhi azzurri” (altro film che merita di essere visto), resta su tematiche sociali con questa pellicola presentata nel 2016 nella sezione Quinzaine de Réalisateur al Festival di Cannes e che nei prossimi giorni potrebbe ottenere dei riconoscimenti ai David di Donatello. Il film “Fiore” arriverà alla kermesse cinematografica con 6 candidature: miglior film, migliore regia, migliore sceneggiatura originale, migliore produttore, migliore attrice protagonista (Daphne Scoccia), miglior attore non protagonista (Valerio Mastrandrea).
Io spero che possano festeggiare questa vittoria e sono sicura che, da lassù, anche Josciua farà il tifo per loro.