La Fondazione Mondo Digitale, grazie anche al sostegno di Microsoft, si è attivata per dar vita al progetto Co-Host, una prassi davvero innovativa e intelligente che riunisce i ragazzi italiani e rifugiati o immigrati, o comunque provenienti da tutto il mondo attorno a un tema comune e a un linguaggio unico, quello digitale.
Un modo perfetto per assolvere a due compiti contemporaneamente: favorire l’integrazione sociale da un lato e dall’altro porre le basi per un futuro con opportunità lavorative o proseguimento degli studi.
Ben 1.000 saranno gli studenti coinvolti, provenienti da Roma, Napoli, Reggio Calabria, Catania e Messina e sarà loro il compito di affiancare altrettanti migranti. Piace molto questo tipo di strategia, responsabilizzare i ragazzi italiani affidando loro il ruolo di tutor ma anche quello di facilitare i processi di integrazione. I giovani stranieri impareranno a scrivere correttamente in italiano, migliorando le proprie conoscenze, con un focus importante su tutte quelle competenze digitali che permetteranno loro di collocarsi a livello lavorativo.
L’innovazione parte dal coinvolgimento diretto dello studente che già frequenta la scuola e ha dunque tutte le caratteristiche e potenzialità per trasmettere le conoscenze al proprio coetaneo proveniente da un altro Paese e figlio di un’altra cultura. Quello che vuole proporsi il progetto CoHost è trasformare i centri di accoglienza in veri e propri “hub formativi” che siano anche spazi per relazioni sociali, in uno scambio reciproco in cui tutti si arricchiscono di qualcosa.
È la cosiddetta “terza accoglienza” che la Fondazione Mondo Digitale sta mettendo in atto, una sinergia tra tecnologie, social learning e animazione territoriale. Spiega Mirta Michilli, direttore di questa innovativa realtà: «La Fondazione Mondo Digitale sta formando una nuova generazione di giovani che ha scoperto dai propri maestri che il modo migliore di imparare è insegnare, per mettere in comune le cose che si conoscono e migliorare la vita di tutti. L’Europa è da tempo alla ricerca di una soluzione ai problemi dell’immigrazione e integrazione. Noi siamo convinti che un modello vincente di integrazione debba partire dalla scuola e basarsi sui valori di incontro e condivisione».