Qual è il vostro font preferito? Non è una domanda banale e probabilmente molti di voi non sapranno neanche rispondere. Eppure il carattere scelto per la scrittura e, conseguentemente, per la lettura di un testo, di una lettera o di un libro è molto importante. Senza dubbio la scelta è molto soggettiva: c’è chi preferisce il classico Times New Roman, chi opta per l’Arial, chi non abbandona il Calibri e chi predilige il Verdana, solo per citare i più noti.
Ma la scelta del font è importante non soltanto da un punto di vista estetico. Sceglierne uno al posto di un altro facilita la lettura e per alcune categorie di lettori può fare davvero la differenza. E’ il caso delle persone dislessiche che, come sappiamo, incontrano difficoltà nella lettura. E’ a partire da questa certezza che un ex editore ha deciso di reinventarsi senza abbandonare la sua vecchia passione ed è diventare un “inventore” di font. Dopo aver creato una startup, EasyReading, il grafico torinese di 60 anni, Federico Alfonsetti, ha dato vita anche a un font in grado di agevolare i dislessici nella comprensione delle parole scritte e quindi nella lettura.
«Chi non ha questo problema», ha ricordato Alfonsetti, «quando legge non segue la singola lettera, intuisce la parola e va avanti. I dislessici invece decifrano lettera per lettera e poi mettono insieme il significato della parola. E più il font è difficile più trovano difficoltà».
Il nuovo font è stato testato dall’Ordine degli Psicologi della Toscana su un campione di 600 bambini delle elementari di Prato con un risultato sorprendente: sembra che i bambini abbiano letto come se avessero un anno di esperienza in più.
«Leggere con questo font equivale ad un miglioramento pari a un anno di lettura», ha evidenziato l’ex editore, «perché il font è strutturato in modo da evitare lo scambio percettivo tra lettere simili per forma e l’effetto affollamento percettivo, che è quello che crea difficoltà nei dislessici».
In molti hanno capito l’importanza di questo font, a partire da diverse case editrici italiane che lo hanno adottato e non solo nei libri per bambini. E’ stato scelto dalla Fondazione Pomodoro a Milano e da quella Einaudi. Università, scuole, Slow Food, Pearson Italia, De Agostini, fino a casa Oz di Torino ora stampano con quel font. L’ultimo riconoscimento ufficiale è arrivato dal Miur, che lo ha premiato per la bellezza del design e per l’utilità e tra non molto entrerà anche agli Uffizi.
Dopo aver conquistato l’Italia, il font è approdato sul sito di Monotype corporation, la più prestigiosa multinazionale Usa che si occupa di design in ambito tipografico. E ora, a mettere gli occhi sul nuovo font dall’accento toscano è anche il colosso Microsoft. «Parte tutto da uno dei principali insegnamenti di Bruno Munari, storico designer», ha aggiunto Alfonsetti, «che diceva “complicare è facile, semplificare è difficile” e anche dal concetto che lui aveva delle difficoltà, che vanno “concepite come un’opportunità per tutti”. Il designer, sosteneva Munari, prima studia il problema poi lo risolve mettendoci del bello. E per Microsoft avere un font ad alta leggibilità non può che costituire un’opportunità. E il fatto che il carattere sia già sperimentato e tradotto per tutte le lingue latine è un vantaggio inequivocabile».
Prima di adottarlo, però, Microsoft vuole essere davvero certo che il font sia soprattutto efficace per i dislessici, facilitando realmente la lettura. Per questo ha avviato uno studio indipendente che verrà condotto da un’Università italiana, ma con una sorta di supervisione americana, per confrontare il nuovo font con altri.
In ogni caso si tratta già di una grandissima soddisfazione per Alfonsetti e per la sua startup EasyReading, frutto di otto anni di lavoro e di 800mila euro di investimenti, resi possibili anche dalla lungimiranza di Marco Canali, imprenditore del tessile. Intanto, mentre la sperimentazione del font va avanti oltreoceano, nel 2018 il font verrà adattato oltre che per gli alfabeti di origine latina anche per il cirillico, il greco antico, il copto, il russo e tutte le lingue slave, ma la vera sfida è arrivare presto anche all’arabo e al cinese.