La Foresta Amazzonica torna a stupire per quella sua incredibile capacità di rigenerarsi, nonostante gli usi e gli abusi degli uomini, e si fa scrigno di nuove specie animali mai viste prima. Secondo il recentissimo rapporto del WWF e dell’Institute for sustainable development sarebbero ben 381 quelle scoperte tra il 2014 e il 2015, al ritmo sorprendente di una ogni due giorni.
Una notizia, questa, arrivata quasi in contemporanea con la decisione di un giudice federale di Brasilia che ha bloccato l’opinabilissimo decreto con il quale il presidente del Brasile Michel Temer avrebbe voluto mettere in serio rischio la sopravvivenza della riserva naturale della Renca (leggi l’articolo) per costruire nuove miniere.
La bellissima scoperta che sottolinea come invece la Foresta Amazzonica sia ancora viva, conferma dunque quanto tante associazioni ambientaliste hanno finora sostenuto, e quindi che il polmone verde più grande al mondo vada tutelato e protetto ad ogni costo. Non ci si aspettava la scoperta di nuove specie, e comunque non così tante. Invece, 381 nuove creature da annoverare tra quelle già esistenti significano moltissimo per una biodiversità che, proprio perché esiste, deve essere maggiormente tutelata.
Scoperta ad esempio, tra le tante, l’Inia araguaiaensis che è uno splendido delfino rosa di fiume la cui presenza, stimata intorno a 1.000 esemplari, è però minacciata dalla continua costruzione di dighe idroelettriche.
Particolare anche lo Zimmerius chicomendesi, un uccello che prende il nome dal famoso ambientalista Chico Mendes senza il quale probabilmente oggi saremmo molto meno consapevoli dei crimini ambientali che nel tempo si sono verificati nella Foresta Amazzonica.
È stata scoperta anche la Plecturocebus miltoni, una particolare scimmia dalla coda arancione e purtroppo già a rischio estinzione considerando la piaga della deforestazione.
Il report del WWF vuole certamente informare sulla presenza di nuove specie ma contemporaneamente aspira a fare molto di più: esercitare una certa pressione sui governi e sulle loro scelte non sempre felici così come sulle aziende che hanno degli interessi sulle risorse naturali offerte dalla Foresta Amazzonica.