La settimana scorsa abbiamo preso in esame l’undicesimo Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano, realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Ispra – Arpa/Appa). Vorremmo oggi integrare l’indagine con la presentazione delle Linee Guida di forestazione urbana sostenibile, realizzate da Ispra e Roma Capitale.
Come si legge nel comunicato dell’Ispra che accompagna il documento in questione, “l’albero in città è una componente fondamentale della qualità dell’ambiente, e le amministrazioni locali ne stanno prendendo coscienza. Nonostante le condizioni non ottimali in cui si trovano a vivere nei contesti urbani e periurbani, ad alta concentrazione di infrastrutture, persone e attività, gli alberi forniscono numerosi benefici ambientali, sociali ed economici. Essi vanno pertanto gestiti con strumenti specifici di conoscenza e gestione, al fine di tutelarne e valorizzarne nel tempo i servizi ecosistemici”.
Bernardo De Bernardinis, Presidente ISPRA, nella premessa alle Linee Guida ci ricorda che “in Europa più dei due terzi della popolazione vive nelle aree urbane ed è pertanto a scala locale che devono essere incentivate e implementate politiche di adattamento e mitigazione dei complessi cambiamenti ambientali in atto. (…) Ed è proprio a scala urbana che si stanno concentrando negli ultimi anni le sfide emergenti nel campo ambientale: dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici, consumo di suolo, perdita di biodiversità, lotta all’inquinamento atmosferico, trasporti e mobilità, qualità della vita. Tutti aspetti centrali da affrontare in maniera integrata se si vuole percorrere concretamente la via dello sviluppo sostenibile”.
In questo contesto non tutti sanno che la città di Roma, nonostante la sua progressiva espansione, resta una “città verde”, con un patrimonio agricolo e forestale di dimensioni assolutamente ragguardevole. “Su un’estensione totale di circa 129.000 ettari, vi sono circa 43.000 ettari di verde e circa 50.000 ettari oggetto di coltivazioni agricole. Ville storiche, parchi e giardini (pubblici e privati) nella parte centrale della città, andando verso la periferia diventano riserve naturali ed aree agricole. In tal modo Roma è il secondo comune agricolo più grande di Europa con un totale di 13,78 mq/abitante di verde “fruibile”. Il totale di 13,78 mq/abitante è il risultato notevole dell’amministrazione capitolina dovuto alle nuove acquisizioni di aree verdi e alle nuove afforestazioni e bonifiche: se rapportato ad altre città sia italiane che europee il valore è certamente estremamente significativo” (Pasquale Libero Pelusi, Direttore del Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale).
Risulta così chiaro perché l’ISPRA e l’Amministrazione capitolina abbiano inteso redigere specifiche Linee Guida di forestazione urbana sostenibile, il cui valore tuttavia, soprattutto negli aspetti di impostazione e metodologici, è di evidente interesse per qualsiasi contesto urbano.
Di seguito proponiamo un ampio stralcio dell’introduzione al volume, rinviando la consultazione del testo integrale al seguente link.
INTRODUZIONE
Secondo la National Oceanic and Atmospheric Administration degli USA la concentrazione in atmosfera di anidride carbonica (CO2) è cresciuta da un valore pre-industriale di circa 280 parti per milione (ppm) a un valore di 396 ppm del 2014. Dal 1958 a oggi la concentrazione media annua di CO2 nell’atmosfera è aumentata di circa il 23%. Nell’ultimo decennio l’aumento medio annuale è stato pari a 2,04 ppm l’anno.
Le attività umane sono alla base dell’aumento della concentrazione di CO2 e di altri gas atmosferici, quali metano (CH4), biossido di azoto (NO2) e altri gas di origine industriale. Questi gas stanno aumentando il naturale effetto serra, legato alla capacità dei gas prima citati e del vapor acqueo di assorbire la radiazione termica infrarossa emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole, evitando che la stessa radiazione si allontani dall’atmosfera. Questi gas serra aggiuntivi provengono principalmente dalla combustione delle fonti fossili di energia, che nel corso del 2013 ha rilasciato 33 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 equivalente in atmosfera. Un contributo significativo all’effetto serra deriva dalla distruzione e dalla degradazione degli ecosistemi terrestri. Ciò è “molto probabilmente” la causa dell’aumento di circa 0,8°C della temperatura media superficiale globale dell’atmosfera dall’inizio della rivoluzione industriale (1750, anno dell’invenzione della macchina a vapore) a oggi.
Gli scienziati prevedono che le temperature globali continueranno ad aumentare nei decenni a venire, soprattutto a causa dei gas serra prodotti dalle attività umane. L’influenza antropica sul clima è chiara: le emissioni antropogeniche di gas serra sono le più alte della storia. Il Quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC, 2014) indica che nel corso del 21° secolo la temperatura superficiale globale è destinata ad aumentare in base a tutti gli scenari valutati. Inoltre si asserisce che la temperatura atmosferica superficiale mostra che ciascuno degli ultimi tre decenni è stato in sequenza più caldo di qualsiasi decennio precedente dal 1850, soprattutto nell’emisfero settentrionale, dove il periodo 1983-2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni (Hartmann et al., 2013). È altamente probabile che più della metà dell’aumento osservato nella temperatura atmosferica superficiale globale dal 1951 al 2010 sia stata causata dall’incremento nelle concentrazioni dei gas serra. Inoltre la temperatura superficiale media per il periodo 2016–2035 rispetto al periodo 1986–2005 è probabile che aumenti di 0.3°C-0.7°C. Il 2013 nel nostro Paese è stato un anno più caldo della media climatologica e a scala globale è stato in assoluto uno degli anni più caldi dell’ultimo mezzo secolo (ISPRA, 2014). Il 2014 ha segnato nuovi record della temperatura media, sia a scala globale che in Italia. A livello globale (terraferma e oceani) il 2014 è stato l’anno più caldo dal 1880 ad oggi, mentre in Italia il valore della temperatura media nel 2014 è stato il più elevato dal 1961 (ISPRA, 2015).
Per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici le politiche e le misure sulle aree urbane svolgono un ruolo decisivo, soprattutto considerando che gran parte dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle realtà urbane (a conferma si cita che nel Quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici un intero capitolo è dedicato proprio alle aree urbane).
In Europa più dei due terzi della popolazione vive nelle aree urbane ed è pertanto a scala locale che devono essere incentivate e implementate azioni volte a contenere le emissioni responsabili dei cambiamenti climatici. Negli ultimi anni sono stati messi a punto a livello europeo diversi strumenti per favorire, insieme ai programmi nazionali, il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto di riduzione delle emissioni dei gas serra: in particolare, il Programma Europeo per i Cambiamenti Climatici (European Climate Change Program – ECCP) dal 2000 identifica le misure necessarie al raggiungimento di tali obiettivi. Nello specifico nel secondo Rapporto ECCP viene dato particolare risalto al sequestro di CO2 nell’indirizzare le politiche future sui cambiamenti climatici. A tale scopo, l’ECCP prevede vari Gruppi di lavoro, tra i quali il Working Group “Forest-related Sinks” che, tra le sue attività, comprende l’analisi delle potenziali ricadute ambientali e socio-economiche del sequestro di carbonio, attraverso misure come la creazione di nuove piantagioni forestali realizzate su terreni non forestali (afforestation) e misure di gestione forestale sostenibile. Tra queste, in particolare per l’area mediterranea, si citano la prevenzione degli incendi attraverso una specifica gestione silvo-colturale e una migliore gestione delle piantagioni a rapido accrescimento.
D’altra parte, l’aumento della temperatura conseguente all’incremento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera può determinare notevoli cambiamenti nella struttura e nelle funzioni degli ecosistemi con conseguenze negative a carico della biodiversità e dei relativi servizi ecosistemici. Le misure di forestazione da adottare devono quindi puntare ad aumentare la resilienza degli ecosistemi, ovvero la loro capacità di assorbire e compensare le pressioni antropiche e naturali provenienti dall’esterno, compresi gli effetti dei cambiamenti climatici. È quindi cruciale che le misure per aumentare il sequestro di carbonio si basino sui principi di una gestione forestale sostenibile e tengano conto del ruolo multifunzionale delle foreste (ruolo ecologico e ambientale, ma anche economico e socio-culturale) secondo un approccio ecosistemico.
Il Piano d’Azione dell’Unione Europea per le foreste (2006) punta proprio a rafforzare tale ruolo attraverso una gestione sostenibile dei boschi e fra le azioni chiave prevede il rispetto degli impegni presi a livello internazionale in tema di attenuazione dei cambiamenti climatici e di conservazione della biodiversità. Inoltre, in ambito urbano promuove lo studio del potenziale dei boschi urbani e periurbani per il miglioramento della qualità della vita. Da una valutazione ex post di tale Piano è emersa la necessità di mettere a punto una nuova strategia che sviluppi e attui una visione comune sulla gestione multifunzionale e sostenibile delle foreste in Europa. È stata pertanto elaborata una nuova strategia forestale dell’Unione Europea: per le foreste e il settore forestale (2013), nella quale si sottolinea la dimensione multifunzionale delle foreste, che si presta a fini economici, sociali ed ambientali. Questa strategia mira, fra le altre, a una gestione forestale sostenibile che ne garantisca il potenziale di multifunzionalità; a proteggere le foreste e la biodiversità dagli effetti nefasti dei cambiamenti climatici (tempeste e incendi, risorse idriche sempre più limitate, organismi nocivi); a sviluppare un adeguato sistema di informazione. In dettaglio, in relazione ai cambiamenti climatici e alla biodiversità la Strategia asserisce che “è importante mantenere e rafforzare la resilienza delle foreste e la loro capacità di adattamento” e che “le foreste offrono un’enorme ricchezza in termini di biodiversità”. È dunque necessario che venga elaborare una visione strategica olistica comune in materia forestale per garantire che le politiche forestali nazionali tengano debitamente conto delle politiche dell’UE correlate.
In Italia, il Programma Quadro per il Settore Forestale (2008) incentiva la tutela delle formazioni forestali allo scopo di garantirne il ruolo per l’assorbimento del carbonio e la conservazione della diversità biologica e paesaggistica. In particolare in ambito urbano auspica il mantenimento e la valorizzazione dei boschi urbani e periurbani, per il loro ruolo nel migliorare la qualità della vita dei cittadini e nel tutelare il territorio e l’ambiente (mitigazione e contenimento dell’inquinamento urbano). Gli interventi di forestazione urbana vanno proprio in questa direzione, in quanto le nuove aree forestate non solo contribuiscono al sequestro di CO2, ma, soprattutto in ambito urbano, svolgono numerosi altri servizi ambientali, sociali ed economici. Inoltre, la Strategia Nazionale per la Biodiversità (adottata dalla Conferenza Stato – Regioni il 7 ottobre 2010) prevede per l’area di lavoro “Aree urbane” il recupero delle aree naturali interne alle città e alla riqualificazione del sistema delle aree naturali per consentire la tutela dell’ecosistema urbano. Nel 2008 viene istituito presso il MATTM il Registro Nazionale dei Serbatoi di Carbonio agro-forestali, con il compito di quantificare nella contabilità del Protocollo di Kyoto il contributo del sistema forestale italiano all’assorbimento delle emissioni di gas ad effetto serra, in conformità con le decisioni adottate nell’ambito della United Nations Convention on Climate Change (UNFCCC) ed in accordo con le metodologie sviluppate dall’IPCC (2003) per la stima degli assorbimenti e delle emissioni di gas-serra nei settori della gestione e della trasformazione d’uso del territorio, dell’agricoltura e della selvicoltura (GPG-LULUCF). Per il primo periodo d’impegno (2008-2012) le attività di uso del suolo, trasformazioni d’uso del suolo e della selvicoltura (LULUCF – Land Use, Land Use Change and Forestry) da quantificare nella contabilità degli assorbimenti e delle emissioni del Protocollo di Kyoto sono l’afforestazione, la riforestazione, la deforestazione (articolo 3.3) e la gestione forestale (articolo 3.4). Recentemente l’UE ha adottato norme di contabilizzazione, monitoraggi e/o rendicontazione relative alle attività di LULUCF che prevedono, ad esempio, che gli Stati membri forniscano informazioni sui rispettivi piani per incrementare i serbatoi. L’UE e gli Stati membri hanno inoltre assunto impegni nel settore LULUCF da realizzare entro il 2020, nel quadro del secondo periodo di impegno del protocollo di Kyoto.
Roma Capitale ha intrapreso diverse iniziative volte alla lotta ai cambiamenti climatici. Il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile – elaborato dall’amministrazione comunale nell’ambito del Patto dei Sindaci – riporta che al 2010 le emissioni totali sono pari a poco più di 10 milioni di tonnellate di CO2 equivalente e i principali settori responsabili delle emissioni climalteranti sono la mobilità, il terziario e il residenziale. Tra le misure implementate, sono inclusi anche diversi interventi di forestazione urbana, grazie anche al ricco patrimonio di aree verdi ed agricole ricadenti nel territorio comunale. Anche il Piano d’Azione Ambientale per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto nella città di Roma prevede azioni di imboschimento (afforestation). Nel dettaglio, in relazione all’uso delle aree verdi per il sequestro di CO2, il Comune ha avviato una campagna di forestazione che prevede la messa a dimora di 500.000 alberi in 5 anni, in seguito all’adesione al programma delle Nazioni Unite Plant for Planet: Billion Tree Campaign. I risultati di questo programma, al 30° anno dall’impianto delle specie arboree, prevedono la rimozione di 72 kt di CO2/anno. In questo ambito si inserisce anche l’azione pilota del progetto LIFE “Roma per Kyoto” che ha previsto la riforestazione di un’area verde pubblica di 12 ettari ricadente all’interno della Riserva Naturale della Valle dei Casali e che, al 30° anno dall’impianto delle specie arboree, consentirà la rimozione di 1.110 t di CO2/anno. Altri interventi a Roma hanno riguardato la piantumazione di alberi in un’area di circa 3 ha a Ponte di Nona, dove sono stati realizzati anche punti di ritrovo con panchine, tavoli pic-nic e un percorso ginnico, la piantumazione di altri alberi al Parco dell’Inviolatella e attraverso il “Progetto 1000 alberi” al Pratone delle Valli. Va sottolineato che oltre al sequestro di carbonio, la forestazione in ambito urbano produce altri importanti benefici, sia ecologico-ambientali (come l’incremento della Rete ecologica comunale, la mitigazione dell’isola di calore urbana, etc.), che sociali (creazione di aree verdi fruibili ai cittadini per il tempo libero, etc.). Roma Capitale ha inoltre recentemente prodotto le “Linee guida per la gestione delle alberature di proprietà comunale nel territorio di Roma Capitale”, volte a tutelate il patrimonio arboreo presente nel proprio territorio, con particolare attenzione alla sicurezza dei cittadini e alla gestione del rischio derivante dalle alberature. (…)
Di seguito, si descrivono brevemente i contenuti della versione definitiva delle “Linee Guida di Forestazione Urbana Sostenibile di Roma Capitale”.
Le Linee Guida seguiranno un approccio per cui per le varie fasi considerate (progettazione e realizzazione) verranno fornite indicazioni generali per gli interventi di forestazione in ambito urbano e periurbano (ad esempio le essenze arboree più adatte a generare benefici ambientali, quali abbattimento di inquinanti atmosferici, lotta ai cambiamenti climatici, etc.). Inoltre, saranno fornite indicazioni mirate alla specifica realtà territoriale della città di Roma, in funzione del contesto bioclimatico, pedologico e vegetazionale in cui ci si trova ad operare.
Le indicazioni fornite saranno differenziate in base all’uso originario dei suoli (ad es. agricolo, industriale) e destinazione d’uso finale (ad es. parco urbano, area boscata, etc.), e allo scopo del progetto di forestazione (lotta ai cambiamenti climatici, tutela della biodiversità, o altro). Infatti nella progettazione e realizzazione di nuove aree forestate è importante considerare non solo le condizioni di partenza, ma anche la funzione che la nuova area dovrà assolvere.
In merito alla funzione relativa al sequestro ed assorbimento di carbonio verranno valutate le diverse proprietà delle specie arboree e la loro compatibilità con il contesto territoriale indagato. Saranno considerati gli aspetti legati al ruolo delle foreste urbane e periurbane per l’assorbimento di carbonio e dove possibile verranno fornite stime indicative sulle quantità annue rimosse grazie agli interventi di forestazione.
Le fasi analizzate nelle Linee Guida riguarderanno la progettazione (finalità del progetto, scelta dell’area, indirizzi progettuali, scelta delle specie e del materiale di propagazione) e la successiva realizzazione (attività preparatorie, impianto, prima manutenzione). In relazione alla gestione, invece, il manuale prodotto sarà coerente con quanto previsto nelle recenti “Linee guida per la gestione delle alberature di proprietà comunale nel territorio di Roma Capitale”.
Vengono inoltre forniti alcuni specifici approfondimenti sotto forma di box relativi a: i suoli urbani e i servizi ecosistemici che forniscono, il verde urbano e le allergie ai pollini, il consumo di suolo.
Infine, a supporto delle Linee guida è stato prodotto un Rapporto tecnico contenente una rassegna dei principali documenti sulla forestazione urbana legata alla lotta ai cambiamenti climatici e alla tutela della biodiversità, utili all’inquadramento a scala nazionale e internazionale delle Linee guida stesse.