Formazione all’educazione alimentare

Continuiamo a parlare di educazione all’alimentazione e lo facciamo, ancora una volta, a partire da Expo 2015. Uno degli esiti più importanti della manifestazione milanese consiste nelle “20 idee per il post Expo. Le eredità di Expo Milano 2015”, testo pubblicato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. In modo emblematico l’introduzione del Ministro Martina si conclude con queste parole: “considero i sei mesi di Expo come la stagione della semina: abbiamo seminato molto, abbiamo seminato bene. Adesso dobbiamo custodire e coltivare tali semi, per far sì che arrivino i frutti, e che siano grandi frutti. Tutti insieme, non solo per l’esperienza di ciascuno di noi, ma innanzitutto per il Paese”. Nel dettaglio Salvatore Veca, Coordinatore scientifico della Carta di Milano e di Laboratorio Expo, ricorda come il volume raccolga gli esiti del lavoro dei 26 tavoli tematici che il 10 ottobre hanno tratteggiato i lineamenti dell’eredità di Expo 2015. “Le idee fondamentali, articolate in priorità operative e priorità di approfondimento e ricerca, delineano un quadro di grande complessità che risponde con coerenza alla pluralità delle eredità, distinte fra loro anche se connesse e interdipendenti”.

 Abbiamo estratto dal testo la priorità operativa 7, relativa alla formazione alimentare, corredandola con i report dei correlati tavoli di approfondimento (Sai cosa mangi? La sicurezza del cibo; Educazione alimentare: un investimento per il futuro; Il cibo dello spirito). Ne emerge un quadro ampio e complesso in grado di orientare riflessioni e comportamenti per ciascuno di noi.

Per chi volesse consultare l’intera pubblicazione.

 

Formazione all’educazione alimentare

Una corretta educazione alimentare non coinvolge solo gli aspetti nutrizionali ma copre tutti gli elementi della filiera agroalimentare. Si auspica, quindi, la formazione non solo per gli studenti, ma anche per i formatori stessi, i giornalisti e i produttori attraverso coerenza tra sistema educativo e la pratica e la condivisione. Inoltre, accanto ad una aumentata conoscenza delle pratiche alimentari legate a diversità religiosa e culturale, si deve favorire una comunicazione partecipata basata sulla scienza e non ideologica

Per approfondire: TAVOLO N° 6 – Sai cosa mangi? La sicurezza del cibo; TAVOLO N° 15 – Educazione alimentare: un investimento per il futuro; TAVOLO N° 16 – Il cibo dello spirito

Seppur con differenti tradizioni locali, la sicurezza alimentare è un concetto sempre più importante in molti paesi del mondo. In Italia, il lavoro nel campo della sicurezza alimentare è stato riconosciuto ad esempio con l’assegnazione della sede dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), oltre ad essere testimoniato dalla nascita del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare, che ha la responsabilità di assicurare una solida base scientifica alle decisioni politiche. La sicurezza alimentare (intesa come salubrità degli alimenti) e le relative basi scientifiche sono piuttosto conosciute ma bisogna ancora intervenire affinché siano sempre più conosciute dal grande pubblico europeo.

Anche l’industria italiana è all’avanguardia dal punto di vista di sicurezza ed etica ed è responsabile e responsabilizzata (attraverso i sistemi di qualità). Soffre però di una comunicazione spesso distorta. Due quindi risultano essere i punti chiave: innanzitutto la comunicazione, che richiede uno sforzo da parte di tutti gli stakeholders, associata all’educazione alimentare che deve essere parte di un progetto strutturato, proseguendo nell’attuazione del protocollo MIUR / FEDERALIMENTARE, che centralizzi e renda continuativo, attraverso programmi pluriennali, il lavoro delle tante realtà coinvolte nel mondo dell’educazione alimentare e ambientale attraverso una comunicazione efficace e coerente, che valorizzi la passione dei docenti, degli educatori e dei cittadini italiani. Tale comunicazione chiara, scientificamente corretta, coerente con la pratica, deve dare indicazioni realizzabili ai consumatori portandoli alla consapevolezza, raggiunta attraverso la contaminazione di settori e saperi differenti la cui sinergia può creare una cultura del cibo diffusa.

Quindi, si ritiene necessario:

  1. proporre percorsi di educazione alimentare che abbinino le conoscenza al saper fare con interventi volti alla sperimentazione concreta di stili alimentari salutari;
  1. assicurarsi, attraverso una regolamentazione chiara e applicabile, che la comunicazione delle emergenze non sia distorta, facendo riferimento ad un’unica autorità o ad un sistema terzo (es. al Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare);
  2. aumentare le indicazioni nutrizionali specifiche per determinate categorie (bambini, anziani ecc.);
  3. progettare il cibo in base alle esigenze de consumatore, in termini di qualità e sicurezza senza dimenticare la sostenibilità e la tutela dei diritti sociali;
  4. usare la tecnologia rispettando il benessere animale e dell’ambiente, con un occhio alla sostenibilità e alla trasparenza nella comunicazione;
  5. aumentare la trasparenza migliorando il Regolamento 178/2002;
  6. promuovere la ricerca scientifica focalizzata sulle metodologie di analisi e sulla generazione dei dati necessari alla valutazione dei rischi emergenti, col duplice scopo di fronteggiare le nuove sfide demografiche, climatiche e commerciali, e di assicurare che lo sviluppo tecnologico sia sempre accompagnato da una adeguata analisi dei rischi ad esso collegati;
  7. individuare regole più semplici e fruibili a livello nazionale per evitare che un’eccessiva sicurezza alimentare si trasformi in spreco;
  8. creare una comunicazione corretta, chiara e coerente: una comunicazione è alla base della riuscita delle attività che vengono portate avanti sul tema dell’alimentazione e della salvaguardia ambientale. Chi comunica deve essere efficace, chiaro e mandare messaggi coerenti con le diverse realtà che si occupano delle stesse tematiche. In particolare, quindi, è necessario:
  • Formare i formatori: occorre che chi è deputato alla formazione (formale e non formale) di giovani e bambini venga in prima persona formato dal punto di vista scientifico e metodologico affinché riesca a farsi portavoce di un messaggio chiaro e corretto. Bisogna quindi incrementare gli insegnamenti di scienze alimentari a livello universitario e di formazione permanente;
  • Formare i giornalisti: l’informazione deve essere corretta, coerente e mai faziosa. Questo risultato può essere ottenuto con una corretta formazione dei giornalisti in ambito di scienze ambientali e alimentari;
  • Formare chi produce ed eroga il cibo: ai produttori e a coloro che erogano il cibo spetta il compito di far sì che i consumatori abbiano a disposizione cibo sano e pasti nutrizionalmente equilibrati. Una maggiore preparazione scientifica dei soggetti coinvolti in questi processi è la chiave per raggiungere i risultati sperati;
  1. sviluppare coerenza tra il sistema educativo e la pratica, evitando discrepanze tra ciò che si insegna e ciò che veramente può essere messo in atto da chi impara è essenziale per far sì che il messaggio educativo non perda di valore una volta uscito dalle scuole. Insegnamenti realistici e non basati su messaggi demagogici saranno sicuramente efficaci poiché troveranno riscontro nella vita di coloro che li hanno appena appresi.

TAVOLO N° 6 – Sai cosa mangi? La sicurezza del cibo

Coordinatore: Giorgio Calabrese, Medico Nutrizionista e docente universitario, Presidente del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (C.N.S.A.), Ministero della Salute

Rapporteur: Daniela Martini, Dipartimento di Scienze degli Alimenti-Università degli Studi di Parma

Partecipanti al tavolo: Antonio Boselli, Delegato Expo Confagricoltura; Simonpaolo Buongiardino, Presidente CAPAC, vice-Presidente Confcommercio Milano; Caterina Carpanzano Calabrese, tecnologa alimentare e giornalista; Giorgio Calabrese, Medico Nutrizionista e docente universitario, Presidente del Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare (C.N.S.A.) Ministero della Salute; Cosimo Damiano Coretti, Conaf; Rolando Manfredini, Coldiretti; Cristina Marchetti, Head of Regulatory and Corporate Affairs, Syngenta Italia S.p.a.; Giuseppe Morino, Responsabile Unità operativa Educazione Alimentare, Ospedale Bambino Gesù; Jimena Serroca, Rappresentante Padiglione Uruguay; Veronica Vallini, Responsabile Scientifico Eridania; Cesare Ponti, Ponti S.p.a e Federalimentare; Sharon Rolle, Padiglione della Isola di Dominica; Alberto Spagnolli, Capo del Dipartimento di Comunicazione, EFSA

 

Riassunto della sessione di lavoro

Seppur con differenze dovute alle tradizioni locali, la sicurezza alimentare è un concetto sempre più importante in molti Paesi del mondo. In Italia, il lavoro nel campo della sicurezza alimentare è stato riconosciuto ad esempio con l’assegnazione della sede dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), oltre ad essere testimoniato dalla nascita del Consiglio Nazionale per la Sicurezza Alimentare, che ha la responsabilità di assicurare una solida base scientifica alle decisioni politiche.

La sicurezza alimentare (intesa come salubrità degli alimenti) e le relative basi scientifiche sono piuttosto conosciute ma bisogna ancora intervenire affinché siano sempre più conosciute dal grande pubblico europeo. Il concetto di sicurezza alimentare va considerato in senso ampio (cibo sicuro ma anche sano e nutriente) e applicato lungo tutta la catena alimentare, con l’obiettivo di garantire vita di qualità. Si tratta di una sfida in evoluzione continua dati i nuovi fattori di rischio generati da evoluzione tecnologica, cambiamenti climatici e demografici, ecc.

Da parte dell’agricoltura italiana c’è grossa responsabilità e molto lavoro per aumentare la sostenibilità (ad esempio usando più propriamente la chimica). L’Italia è ai primi posti per la sicurezza dei suoi prodotti, ma vi è scarsa trasparenza dovuta anche ad una legislazione non adeguata.

Anche l’industria italiana è all’avanguardia dal punto di vista di sicurezza ed etica ed è responsabile e responsabilizzata (sistema di qualità). Soffre però di una comunicazione spesso distorta. Due quindi i punti chiave: il primo è la comunicazione, che richiede uno sforzo da parte di tutti gli stakeholders, e va associata all’educazione alimentare che deve essere parte di un progetto strutturato, proseguendo nell’attuazione del protocollo MIUR/Federalimentare. Il secondo è l’investimento in ricerca scientifica (pubblico e privato) necessario per assicurare la disponibilità di dati e metodologie all’avanguardia in grado di fornire risposte adeguate a fronte dei nuovi rischi emergenti.

Priorità Operative, di Approfondimento e di Ricerca

  1. Aumentare l’etica di produzione, per evitare che qualche anello della catena soffra maggiormente rispetto ad altri.
  2. Sviluppare/sostenere progetti di coesistenza di modelli di agricoltura diversi ma sicuri.
  3. Migliorare la sostenibilità economica ambientale e sociale nel modo dell’agricoltura.
  4. Informazione e comunicazione: le emergenze che incidono sulle produzioni o che vengono da fuori influenzano la percezione del rischio da parte del comunicatore, talvolta anche in modo sbagliato. Importante quindi che la comunicazione delle emergenze non sia distorta, facendo riferimento ad un’unica autorità o ad un sistema terzo (es. al Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare). Quindi regolamentazione dell’informazione.
  5. Educazione e sperimentazione: proporre percorsi di educazione alimentare che abbinino le conoscenza ed il sapere al saper fare con interventi volti alla sperimentazione concreta di stili alimentari salutari.
  6. Favorire l’industria nell’innovazione mirata alla sicurezza.
  7. Aumentare le indicazioni nutrizionali specifiche per categorie (bambini, anziani ecc.).
  8. Progettare il cibo in base alle esigenze de consumatore, in termini di qualità e sicurezza senza dimenticare la sostenibilità e la tutela dei diritti sociali.
  9. Tenere conto di tutte le caratteristiche anche sensoriali degli alimenti affinché il “bello” sia anche “buono” e “sicuro” (fino alla mise en place).
  10. Usare la tecnologia rispettando benessere animale e ambiente, con un occhio alla sostenibilità e trasparenza nella comunicazione.
  11. Aumentare la trasparenza (proposto il miglioramento del Regolamento 178/2002).
  12. Promuovere la ricerca scientifica focalizzata sulle metodologie di analisi e sulla generazione dei dati necessari alla valutazione dei rischi emergenti, col duplice scopo di fronteggiare le nuove sfide demografiche, climatiche e commerciali, e di assicurare che lo sviluppo tecnologico sia sempre accompagnato da una adeguata analisi dei rischi ad esso collegati.
  13. Implementare il sistema di trasferimento della ricerca e della conoscenza.
  14. Favorire una comunicazione partecipata, per assicurare che sia basata sulla scienza ed evitare che sia ideologica. Questa proposta si lega al concetto che la legislazione e le decisioni in tema di sicurezza alimentare debbano essere basate sulla scienza.
  15. Individuare regole più semplici e fruibili a livello nazionale per evitare che un’eccessiva sicurezza alimentare si trasformi in spreco.
  16. Lavorare sul tema della sicurezza alimentare considerandolo come un problema etico, ossia tenendo presente che è in gioco la salute delle persone.
  17. Punto fondamentale è la conoscenza che si può poi declinare in evidenza scientifica, trasparenza (etichetta), etica (legislazione), comunicazione ecc. In questo contesto, Expo si inserisce come punto di inizio per fornire a tutti un meccanismo grazie al quale misurare sicurezza e qualità dei cibi, ad esempio con la formulazione di protocolli condivisi che tengano conto dei punti delineati.

TAVOLO N° 15 – Educazione alimentare: un investimento per il futuro

Coordinatore: Riccardo Garosci, Presidente del Comitato per l’Educazione Alimentare – MIUR

Rapporteur: Monica Murano, Laboratorio Expo/Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Partecipanti al tavolo: Massimiliano Conti, Direttore Divisione 11° Corpo Forestale dello Stato; Laura De Gara, Pres. Sc. Alimentazione e Nutrizione – Campus Biomedico Roma; Giorgio Donegani, Direttore Scientifico – Fondazione Food Education Italy; Sara Farnetti, Specialista in Medicina Interna – Policlinico Gemelli; Corrado Fenu, Membro del Consiglio – Ordine Naz. Dott. Agronomi e Forestali; Evelina Flachi, Presidente della Fondazione Food Education Italy; Mauro Fontana, Direttore Tecnico Scientifico, Soremartec – Gruppo Ferrero; Patrizia Galeazzo, Responsabile Progetto Scuole, Pad. Italia – Expo Milano 2015; Alessandra Migliozzi, Capo Ufficio Stampa – MIUR; Edo Milanesio, Direttore del Personale – Ferrero; Giuseppe Pierro, Dirigente Ufficio II – MIUR; Carmelo Troccoli, Segretario Nazionale Giovani – Coldiretti

Riassunto della sessione di lavoro

La discussione viene aperta dal Dottor Garosci che ricorda ai partecipanti l’obiettivo della giornata: creare le basi per il lavoro che verrà portato avanti dopo la chiusura dell’Esposizione Universale di Milano.

In relazione all’argomento del Tavolo, “Educazione alimentare: un investimento per il futuro”, la responsabilità del lascito immateriale è grande, basti pensare che sette punti su 70 della Carta di Milano coinvolgono direttamente il tema dell’educazione, e altrettanti lo toccano maniera indiretta. Questo fa dell’educazione alimentare un tema fondante del documento.

Per quanto riguarda il caso italiano, l’eredità immateriale di questi mesi di lavoro è rappresentato dalle nuove linee guida per l’educazione alimentare e ambientale a scuola, frutto della collaborazione tra istituzioni, imprese, associazioni e società civile.

Lo scopo dell’impegno di questi mesi è dunque quello di centralizzare e rendere continuativo attraverso programmi pluriennali il lavoro delle tante realtà coinvolte nel mondo dell’educazione alimentare e ambientale attraverso una comunicazione efficace e coerente, che valorizzi la passione dei docenti, degli educatori e dei cittadini italiani.

Tutti i partecipanti al Tavolo concordano sulla necessità di una comunicazione chiara, scientificamente corretta, coerente con la pratica, che dia indicazioni realizzabili ai consumatori portandoli alla consapevolezza e che venga raggiunta attraverso la contaminazione di settori e saperi differenti la cui sinergia può creare una cultura del cibo diffusa.

Priorità Operative, di Approfondimento e di Ricerca

Priorità Operative:

  1. Formare i formatori: occorre che chi è deputato alla formazione (formale e non formale) di giovani e bambini venga in prima persona formato dal punto di vista scientifico e metodologico affinché riesca a farsi portavoce di un messaggio chiaro e corretto. Bisogna quindi incrementare gli insegnamenti di scienze alimentari a livello universitario e di formazione permanente.
  2. Formare i giornalisti: l’informazione deve essere corretta, coerente e mai faziosa. Questo risultato può essere ottenuto con una corretta formazione dei giornalisti in ambito di scienze ambientali e alimentari.
  3. Formare chi produce ed eroga il cibo: ai produttori e a coloro che erogano il cibo spetta il compito di far sì che i consumatori abbiano a disposizione cibo sano e pasti nutrizionalmente equilibrati. Una maggiore preparazione scientifica dei soggetti coinvolti in questi processi è la chiave per raggiungere i risultati sperati.
  4. Comunicare in maniera corretta, chiara e coerente: una comunicazione è alla base della riuscita delle attività che vengono portate avanti sul tema dell’alimentazione e della salvaguardia ambientale. Chi comunica deve essere efficace, chiaro e mandare messaggi coerenti con le diverse realtà che si occupano delle stesse tematiche.
  5. Sviluppare coerenza tra il sistema educativo e la pratica: evitare discrepanze tra ciò che si insegna e ciò che veramente può essere messo in atto da chi impara è essenziale per far sì che il messaggio educativo non perda di valore una volta uscito dalle scuole. Insegnamenti realistici e non basati su messaggi demagogici saranno sicuramente efficaci poiché troveranno riscontro nella vita di coloro che li hanno appena appresi.
  6. Generare consapevolezza attraverso la contaminazione e la condivisione: le molte realtà coinvolte nel processo educativo e formativo devono imparare a relazionarsi contaminando i propri saperi per generare nei discenti quella consapevolezza che può portarli ad effettuare scelte alimentari responsabili.
  7. Includere l’attività motoria e sportiva tra le linee guida di una corretta educazione alimentare: è essenziale che il legame tra l’attività motoria e sportiva e la salute venga correlato alle tematiche di una sana e corretta alimentazione. Le nuove generazioni devono sviluppare la consapevolezza del fatto che solo integrando uno stile di vita attivo con il mangiar sano si può raggiungere il benessere psicofisico, in linea con le indicazioni della Dieta Mediterranea e nell’ottica del riconoscimento Unesco alla somma di stili di vita italiani, fatti appunto da prodotti sani, da mobilità e da convivialità della tavola, utile anche a trasmettere la cultura del cibo dagli anziani ai più giovani.
  8. Collaborare per patrimonializzare gli sforzi fatti: la collaborazione tra tutte le realtà che hanno lavorato finora al buon esito del processo educativo in relazione ai temi dell’Esposizione Universale deve farsi serrata affinché i risultati raggiunti vengano amplificati da strategie sinergiche di comunicazione e messa in atto dei progetti sviluppati nel corso di questo ricco semestre.
  9. L’educazione deve coinvolgere informazione e comunicazione: il processo educativo non può essere basato esclusivamente sull’informazione, unilaterale per definizione. È necessario che ad essa si affianchi una buona comunicazione, processo bidirezionale di scambio e relazione continua. Solo attraverso il riscontro da parte dei fruitori del processo formativo si ha una misura dell’efficacia delle strategie messe in atto.

Priorità di Approfondimento:

  1. Bambini come veicoli di cultura: Expo 2015 ha dato occasione per constatare come una corretta educazione dei più piccoli sia veicolo di cultura alle famiglie. Occorre quindi approfondire questa metodologia per portarla avanti con sempre maggiore efficacia.
  2. Nuovo paradigma di valori del cibo: l’Esposizione Universale ha dato modo di includere tra i valori legati al cibo non più solo quello economico, ma anche quello etico e sociale. In quest’ottica sarà importante incrementare il dialogo tra il mondo della formazione e il mondo della produzione e distribuzione del settore alimentare.
  3. Differenza tra demagogia negli slogan e indicazioni realizzabili: sviluppare la coerenza tra il messaggio che si diffonde e la realtà quotidiana serve ad evitare che le indicazioni alimentari diventino solo slogan privi di valore e quasi impossibili da attuare.
  4. Comunicare ciò che è stato fatto prima di fare altro: corriamo il rischio di intraprendere sempre nuovi progetti perché temiamo di non aver fatto abbastanza, ma è un timore infondato. L’Italia è da sempre uno dei Paesi al mondo in cui l’alimentazione è un tema sentito e discusso ad ogni livello della società. Siamo un popolo attento alle tematiche alimentari e abbiamo sviluppato molti progetti in tal senso: ora occorre dal loro visibilità per valorizzarne i risultati.
  5. Metodo, chiarezza e trasversalità: nel processo formativo la chiarezza è fondamentale, così pure come il metodo che deve essere coerente e trasversale rispetto alle diverse realtà coinvolte nel mondo della formazione. La multidisciplinarità insita nel legame tra alimentazione e (per citare i legami più evidenti) salute, sostenibilità, storia, geografia ed economia va integrata nei programmi scolastici permettendo ai docenti di declinare le tematiche alimentari secondo le proprie competenze curricolari.

Priorità di Ricerca:

  1. Vivaio scuole: attraverso il progetto Vivaio Scuole di Padiglione Italia, Expo 2015 e MIUR, si è assistito ad un fenomeno partecipativo di entità significativa. Migliaia di scuole hanno aderito attraverso progetti innovativi e l’ascolto delle proposte che arrivano “dal basso” deve diventare una buona norma per la riuscita del processo educativo;
  2. Sinergia tra realtà differenti: lo sviluppo di strategie sinergiche per unificare educazione ambientale e alimentare, sfruttando ad esempio le moltissime riserve naturali diffuse sul territorio italiano, è uno dei casi di studio più riusciti dell’esperienza Expo 2015. Le strategie di prossimità che sfruttano la prevenzione per educare alla legalità in campo agroalimentare e ambientale si rivelano efficaci tanto più quando luoghi rilevanti per l’ambiente italiano, come le riserve naturali, vengono utilizzati come scenari di educazione ad ampio respiro.
  3. La buona scuola: tra le nuove pratiche che coinvolgono il mondo scolastico vanno annoverate quelle di dar voce ai singoli istituti che possono portare avanti progetti innovativi in un circolo virtuoso in cui è la scuola a “parlare a se stessa”, senza aspettare solamente direttive dall’alto. Occorre aumentare la rete di diffusione e di connessione tra gli istituti ed appoggiarsi maggiormente ai canali comunicativi più forti come i social media e le televisioni nazionali.

TAVOLO N° 16 – Il cibo dello spirito

Coordinatore: Don Luca Bressan

Rapporteur: Giulia Maffei, Laboratorio Expo/Fondazione Giangiacomo Feltrinelli

Partecipanti al tavolo: Elena Biagi, Università degli Studi di Firenze; Claudia Milani, Docente di ebraismo; Don Paolo Bonetti, Consigliere ecclesiastico nazionale di Coldiretti; Vickie Sim, Cappellano della Chiesa Cristiana Anglicana; Theophilaktos Vitsos, Parroco parrocchia greco-ortodossa; Marina Galbusera Giovanna Giorgetti, Vice presidente Unione Buddhista Italiana (UBI);

Riassunto della sessione di lavoro

Durante la mattinata di sabato 10 ottobre, al tavolo tematico “Il cibo dello spirito” si è discusso dell’importanza del valore socio-culturale e spirituale del cibo, valore che si aggiunge a quelli materiali e nutrizionali. Si è sottolineato che affinché si riducano le sofferenze legate al cibo è fondamentale sensibilizzare le persone al rispetto, al riconoscimento, alla dignità, al valore simbolico, alla tradizione e alla storia del cibo stesso. Si è discusso delle iniziative che sono nate durante Expo Milano 2015 proprio con lo scopo di mandare questo messaggio e si sono analizzati i risultati ottenuti. Tenendo conto degli aspetti positivi e negativi, si è segnalata l’importanza di procedere nella direzione intrapresa grazie a Expo Milano 2015 con la dovuta attenzione a limare gli aspetti ancora poco soddisfacenti ed esaltando quelli più positivi, come spiegato di seguito.

 

Priorità Operative, di Approfondimento e di Ricerca

Sono stati esaminati alcuni esempi di attività e iniziative che hanno avuto luogo prima e durante Expo Milano 2015 analizzando aspetti positivi e negativi e sottolineando la necessità di portarle avanti con le dovute attenzioni.

  1. Le iniziative di educazione alimentare e sensibilizzazione del cibo nelle scuole hanno portato ottimi risultati ed è pertanto consigliabile incrementare questo tipo di iniziative.
  2. Sono aumentate moltissimo le aziende agricole educative e c’è un incremento del 7% registrato al 2015 di persone che decidono di occuparsi di agricoltura. Questo è un segnale molto positivo che avvicina l’uomo alla terra sensibilizzandolo al valore del cibo, al riconoscimento, al rispetto e al sacrificio derivato dal produrre cibo. Si auspica che quanto sta accadendo venga stimolato ulteriormente.
  3. In occasione di Expo2015 è stato ideato il progetto “Refettorio ambrosiano”: un nuovo servizio offerto a chi si trova in difficoltà e insieme un gesto educativo nei confronti del cibo e dell’esperienza umana del nutrirsi. Il Refettorio ambrosiano nasce dalle intuizioni dello chef Massimo Bottura e da Davide Rampello, che hanno coinvolto la Diocesi di Milano e in particolare la Caritas. Quaranta tra i migliori chef del mondo (20 italiani, 20 stranieri) hanno ideato e preparato menu a partire dalle eccedenze alimentari raccolte ogni giorno in Expo nel pieno rispetto delle normative vigenti sulla sicurezza alimentare. Queste eccedenze che erano destinate ad essere gettate via sono state trasformate in piatti di alta cucina. Il progetto ha avuto un enorme successo e si auspica che l’iniziativa si possa ripetere anche dopo Expo con cibo proveniente da altri contesti.
  4. Il cibo con Expo Milano 2015 ha assunto anche un valore di festa. Altro valore che non dovrebbe andare perso.
  5. In Expo c’è stata una particolare attenzione nel creare spazi di preghiera nel rispetto delle religioni. Tuttavia non sempre le condizioni lavorative erano ottimali considerando le esigenze alimentari dettate dalle varie religioni. Questo è un aspetto da migliorare e che andrebbe preso in esame per consentire un ambiente di lavoro e studio ottimali.
  6. Coldiretti si è impegnata ad organizzare incontri per riflette su diverse tematiche legate al cibo. Tra queste: come eliminare lo spreco il cibo, come ridurre i conflitti psicologici rispetto al cibo, come difendere la biodiversità tramite la produzione agricola e alimentare. Tutte tematiche da tenere presenti e su cui discutere anche dopo Expo.

Si è sottolineato come tutte queste iniziative devono e possono essere portate avanti attraverso interventi nella dimensione sociale, economica e legislativa. Le condizioni sociali, economiche e legislative attuali spingono spesso le persone a mangiare frettolosamente senza riflettere e senza dare il giusto valore al cibo; a buttare il cibo al posto di riutilizzarlo. Aumentando la produzione di alcuni cibi e vietando il commercio di altri abbiamo in realtà perso la conoscenza di cibi commestibili riducendo la consapevolezza popolare.

L’anonimato del cibo non ci permette di riconoscerne il valore naturale rendendolo quasi un elemento artificiale. Il consumatore dovrebbe invece essere informato e sensibilizzato il più possibile. Sensibilizzazione che si deve concentrare su cosa si mangia ma anche su come si mangia. Infine la redistribuzione del cibo andrebbe rivalutata e discussa affinché niente vada sprecato.

Published by
Valerio Roberto Cavallucci