Chi, nel mondo, non ricorda il terribile incidente nucleare di Fukushima dell’11 marzo 2011? Eppure, a distanza di soli sette anni il Giappone ha deciso di puntare nuovamente proprio sulla Tepco (Tokyo Electric Power), la più grande azienda di forniture elettriche del Paese, che fu al centro delle polemiche per come gestì il problema della sicurezza del sito.
Infatti la Tepco ha ricevuto il benestare per riavviare la più grande e moderna centrale nucleare del mondo: sorge su un sito di 4,2 chilometri quadrati tra le città di Kashiwazaki e Kariwa nella prefettura di Niigata, a poco più di 200 km da Tokyo.
Il nuovo impianto è il primo di terza generazione e finora i suoi sette reattori sono rimasti spenti: una cautela presa a seguito del disastro di Fukushima dopo il quale il Paese nipponico decise di fermare tutte le attività nucleari. Ora invece la Tepco ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione a riavviare due dei sette reattori della centrale di Kashiwazaki-Kariwa, allo scopo di poter reperire le risorse economiche necessarie alla bonifica dell’area di Fukushima. Si precisa che, nonostante le rassicurazioni della Tepco in termini di sicurezza, i due reattori sono dello stesso tipo ad acqua bollente che ha ceduto nel marzo del 2011 a seguito dello tsunami causato dal terremoto.
Ma va anche rilevato che il Centro per la ricerca economica del Giappone ha sostenuto che il costo totale della pulizia di Fukushima potrebbe aggirarsi tra i 25.000 e i 50.000 miliardi di yen nei prossimi 30-40 anni, mentre il riavvio dei due reattori porterebbe alla Tepco profitti annuali per circa 200 miliardi di yen. Inoltre il governo giapponese sta mettendo a punto un piano di risparmio con l’azienda, al fine di reperire fondi e renderla anche più competitiva.
A ragionarci appena un attimo parrebbe un vero controsenso creare un nuovo pericolo per eseguire la bonifica di un luogo la cui distruzione è già avvenuta per la stessa causa.
Non a caso il disastro nucleare di Fukushima ha rilasciato radiazioni non solo sul territorio ma anche nell’Oceano Pacifico e la contaminazione prosegue tuttora raggiungendo anche aree molto lontane, nonostante non se ne parli.
Va da sé che i cittadini in generale e soprattutto quelli che abitano vicino alla nuova centrale sono molto contrariati e hanno eletto governatore della prefettura di Niigata un anti-nucleare nella persona di Ryuchi Yoneyama. Proprio lui potrebbe procrastinare l’avvio dei reattori poiché ha sostenuto che non darà il suo benestare fino a quando il comitato, appena formato, non avrà completato il suo rapporto sulle cause e le conseguenze del disastro del 2011.
Intanto molti contestano il sito su cui sorge la centrale affermando che il terreno non è adeguato perché instabile a causa di giacimenti di petrolio e gas nel sottosuolo che, nel caso di un nuovo terremoto, potrebbe scivolare e procurare un nuovo immenso disastro.
Forse la memoria delle persone andrebbe rinfrescata e pensiamo sia doveroso non mettere a repentaglio vite umane.