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Gay Pride ad Istanbul: la polizia impedisce la manifestazione

La Turchia è il solo Paese musulmano del Medio Oriente in cui l’omosessualità non è vietata per legge. Eppure a Istanbul – dove si è recentemente tenuta la marcia del Gay Pride – si sono verificati fatti che probabilmente ci danno una misura di quanto il Paese in questione stia perdendo terreno in fatto di diritti civili.

C’è stato un impiego massiccio di agenti e forze dell’ordine, sono state sparate pallottole di gomma, si è proceduto ad alcuni arresti e, in definitiva, la polizia turca ha ostacolato la celebrazione del Gay Pride che aveva proibito giorni prima per ragioni, non molto chiare, riguardanti la sicurezza.

Facendo appello al libero diritto di manifestare, gli attivisti si sono comunque dati appuntamento in diverse zone di Istanbul ma sono stati documentati impieghi di gas lacrimogeni, placcaggi e arresti scattati nei confronti di persone che declamavano slogan a favore dei diritti degli omosessuali. A creare imbarazzo e sgomento è la dichiarazione – da verificare – che giunge dal comitato organizzatore della Settimana dell’Orgoglio Gay di Istanbul. Stando alle dichiarazioni, infatti, coloro che sono stati intercettati e fermati dalla polizia turca, sarebbero stati obbligati ad ascoltare versi del Corano provenienti dalle vetture delle autorità.

Poiché – ripetiamo – il governo locale aveva emesso il divieto di manifestazione,  gli attivisti turchi all’indomani del raduno hanno deciso di non badare alla restrizione spiegando: «Tutte le associazioni sono concordi nel mantenere l’appuntamento. Vogliamo un incontro pacifico ma crediamo che la polizia ci disperderà. Allora fuggiremo, e ci raduneremo di nuovo nelle strade laterali. La polizia ci caccerà, scapperemo di nuovo per raggrupparci tante volte quante sarà possibile».

Però la manifestazione era già cominciata con il piede di guerra, con la polizia già schierata nel centro di Istanbul e molte vie centrali chiuse. Ciò che agli attivisti gay non è piaciuto, è stata la motivazione espressa rispetto al provvedimento preso: «Garantire la sicurezza dei turisti e degli stessi partecipanti», dopo che gruppi estremisti, ultranazionalisti, islamisti avevano ripetutamente minacciato di ostacolarla e sabotarla. Questo ha probabilmente fornito una ragione in più alla comunità Lgbt per non fare marcia indietro.

Doveroso ricordare come a Istanbul il Gay Pride si tiene dal 2003 e, di anno in anno, ha acquisito una certa popolarità, coinvolgendo sempre più persone. Non è mai accaduto nulla di spiacevole, le manifestazioni si sono sempre svolte in un clima sospeso tra la festa e la richiesta di diritti civili. Invece, poi, a partire dal 2015, le carte in tavola sono cambiate: le autorità per la prima volta hanno proibito la marcia, disperdendo i partecipanti con gas lacrimogeni. Nel 2016, stesso registro con qualche disordine in più. Finché è stata presa la decisione di vietare il Gay Pride.

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Redazione