30 agosto 2017 – Il 30 agosto di ogni anno si celebra la Giornata mondiale dei desaparecidos, le moltitudini di scomparsi nel mondo per ragioni politiche, sociali, o molto più semplicemente, perché sospettate di essere autori di azioni antigovernative dalle polizie dei regimi militari, dittatoriali, corrotte. La Giornata, istituita dall’Onu il 21 dicembre 2010, non è una semplice commemorazione ma soprattutto un invito a conoscere e a dedicare spazio e riflessione a un fenomeno preoccupante, che non si arresta, dalle dimensioni eclatanti.
Le prime sparizioni di esseri umani cominciano negli anni ’70 in America Latina, soprattutto in Argentina e in Cile. Semplicemente, le forze governative si muovono in condizione di massima segretezza e con il favore del buio – attente alla presenza di eventuali testimoni – arrestano la vittima senza fornire alcuna informazione ai familiari. Nei Paesi sudamericani questa pratica si svolge incontrastata fino al 1984, anno della pubblicazione del rapporto Nunca más (Mai più) che informa il mondo sull’abominio che sta accadendo, anche grazie al prezioso lavoro di Ernesto Sabato. Ma i desaparecidos non sono una realtà riguardante i soli Stati del Sud America e il termine spagnolo è oggi, a tutti gli effetti, internazionale perché ha riguardato successivi momenti storici e moltissimi Paesi sparsi per il mondo. Algeria, Marocco, Cecenia, Pakistan, Siria, Bosnia ed Erzegovina, Kossovo sono solo alcuni nomi dei luoghi colpiti da questa immane sciagura. Solo l’anno scorso Amnesty International ha fatto notare come nei Paesi Balcanici, tra il 1991 e il 2001, più di 14.000 persone manchino all’appello.
La maggioranza non è mai tornata indietro perché morta o perché ancora si attendono notizie. I pochi superstiti hanno raccontato di torture, detenzioni in campi di concentramento, fucilazioni, fosse comuni, salme buttate in mare.
La sparizione forzata è stata riconosciuta come crimine contro l’umanità dall’articolo 7 dello Statuto di Roma del 17 luglio 1998 per la costituzione del Tribunale Penale Internazionale e dalla risoluzione delle Nazioni Unite numero 47/133 del 18 dicembre 1992.