2 marzo 1818 – L’esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni, si trova in Egitto dove riesce in un’impresa sorprendente in cui molti avevano fallito: trova l’ingresso della piramide di Chefren.
Molti studiosi ritenevano che la seconda della tre piramidi di Giza (Cheope, Chefren e Micerino) non avesse un ingresso, una camera mortuaria, nulla all’interno che potesse testimoniare la presenza di un faraone del passato.
Persino Erodoto lo credeva. Ma si sbagliavano tutti.
Belzoni esamina le pareti meridionali ma non ottiene riscontro, punta invece l’attenzione sulla parte settentrionale della piramide e scopre «tre segni che m’incoraggiarono a fare una prova onde vedere se potessi scoprirne l’entrata».
Poi, l’intuito, il colpo di genio: delle tre piramidi, alla prima si accedeva dal lato nord, dunque era possibile che anche per quella di Chefren fosse stato seguito lo stesso metodo durante la costruzione. Inoltre, aveva notato che l’insieme dei materiali caduti da quella parte era più alto rispetto all’entrata della piramide, e che la consistenza dei detriti non era così compatta come negli altri posti.
Occorre un mese intero di lavoro e l’impiego di 40 uomini per scavare dove il suo intuito aveva indicato ma alla fine tanta caparbietà viene ricompensata.
Felice, entusiasta, lascia con il nerofumo la seguente scritta sulla parete:”Scoperta da G. Belzoni. 2 marzo 1818″.