Nonostante le minacce del terrorismo lunedì 30 novembre si inaugura a Parigi il Cop 21, ventunesima Conference of the Parties sotto l’egida dell’ONU. Per due settimane i rappresentanti di 190 paesi si riuniscono per contrastare il riscaldamento del pianeta, limitare le emissioni di CO2, arginare i disastri naturali provocati dall’aumento delle temperature nell’atmosfera e negli oceani. Sono attesi 147 capi di Stato e di governo.
Per far sentire ai Governi la voce dei movimenti ambientalisti e, soprattutto, delle persone responsabili, in tutto il pianeta sono state organizzate migliaia di manifestazioni sotto la stessa bandiera: 29 novembre 2015 Marcia Globale per il clima. Tutti insieme, in tutto il mondo, per il clima e per la pace!
In Italia l’appuntamento principale è a Roma alle ore 14,00 a Campo dei Fiori. La MARCIA PER IL CLIMA sfilerà per il centro fino a raggiungere Via dei Fori Imperiali, dove è previsto un grande evento musicale che accompagnerà la manifestazione dalla 17 alle 21. Al Concerto è prevista la partecipazione di Bandabardò, Dolcenara, Med Free Orkestra, La Casa del Vento, Meganoidi, Stag, Tetes de Bois, Piotta, Kutso, Andrea Rivera, Giobbe Covatta, Sandro Joyeux, Anonima Armonisti, Ricky Anelli, Zio Felp, Luca Abete.
L’iniziativa è organizzata dalla Coalizione Italiana “Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima”, promossa da numerose organizzazioni nazionali e locali della società civile, in vista dell’appuntamento ONU. “La Coalizione è aperta a ogni contributo e adesione, con l’obiettivo di costruire iniziative e mobilitazioni comuni, nazionali e territoriali, per raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai cambiamenti climatici e perché a Parigi si lavori per un accordo equo, vincolante ed efficace per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C”.
Nel Manifesto della Coalizione clima per COP21 Parigi 2015 si legge: “I cambiamenti climatici rappresentano un’emergenza globale e locale che mette a rischio la vita di persone, specie ed ecosistemi. In pericolo c’è la sicurezza di intere popolazioni, in ogni area del pianeta e si pongono, esplicitamente, oggi nel mondo, questioni di giustizia climatica. Esse sono legate a costi economici crescenti e all’aggravamento delle condizioni di povertà, a difficoltà sempre maggiori nell’accesso all’acqua, alla riduzione della produzione agricola che mette a rischio la sicurezza alimentare, a nuovi motivi di conflitto e di fuga”.
L’evento di Parigi avrà un senso se sarà in grado di definire un nuovo piano di riduzione delle emissioni globali di gas serra, superando resistenze e timidezze, consentendo “davvero di raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C”.
Le organizzazioni promotrici della Global Climate March sono impegnate a costruire iniziative e mobilitazioni per raggiungere la massima sensibilizzazione possibile sulla lotta ai cambiamenti climatici e sull’appuntamento di Parigi, per arrivare con una grande partecipazione alle mobilitazioni internazionali del 29 novembre e il 12 dicembre a Parigi.
“Per raggiungere questo obiettivo pensiamo sia necessario:
1) organizzare iniziative nazionali e territoriali per sollecitare all’azione contro i cambiamenti climatici, per favorire la conversione del modello agricolo verso il biologico, per bloccare il programma governativo di sviluppo delle trivellazioni, per avviare la costruzione nel territorio e nei diversi settori industriali di un modello produttivo che acceleri la transizione energetica in corso, garantendo i livelli occupazionali, per un futuro pulito, efficiente e rinnovabile;
2) interloquire con il governo italiano e con l’Unione Europea perché assumano posizioni utili in sede di COP 21, a cominciare dal formale riconoscimento che la ‘Just Transition’ debba essere parte integrante del quadro politico che l’UE adotterà per organizzare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio oltre il 2020;
3) avviare iniziative di comunicazione per l’opinione pubblica e per i giornalisti per diffondere consapevolezza delle sfide che si giocheranno a Parigi, degli effetti dei cambiamenti climatici sul pianeta e sulla vita di tutti, e delle prospettive che serie politiche di mitigazione e adattamento potrebbero portare nel nostro paese come in tutti i paesi del globo”.
Di seguito proponiamo all’attenzione dei lettori di Felicità Pubblica il testo integrale dell’Appello per la giustizia climatica che la coalizione Italiana porterà al Summit ONU.
Parigi 2015: mobilitiamoci per il clima
La Coalizione Italiana per il Clima chiede che dalla COP21 di Parigi scaturisca un accordo equo, legalmente vincolante, che consenta di limitare il riscaldamento globale legato alle attività umane ben al di sotto di 2°C (possibilmente 1,5°C) accelerando la transizione verso la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile.
L’Accordo di Parigi deve porre le fondamenta per un mondo nel quale l’impatto delle attività umane non danneggi le basi della vita, nel quale le risorse naturali vengano usate in modo sostenibile e vengano distribuite in modo equo, nel quale gli “scarti” delle attività umane vengano minimizzati e non minino il funzionamento dei sistemi naturali.
L’Accordo di Parigi deve costituire un impegno per il mondo ad agire insieme, agire in fretta, agire in modo efficace. Il rispetto per la sovranità nazionale non deve limitare le ambizioni collettive, al contrario deve dare a ogni Paese maggiori responsabilità nel vincere una sfida dalla quale dipende la sopravvivenza del Pianeta come lo conosciamo e della stessa civilizzazione umana. L’accordo di Parigi va ancorato alle indicazioni della Comunità scientifica e, quindi, alla necessità di iniziare da subito una traiettoria di rapido declino delle emissioni di gas serra, a cominciare dalla CO2.
L’accordo di Parigi deve essere equo, tenendo conto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali; il principio di equità va applicato anche all’interno dei Paesi, favorendo una giusta transizione che garantisca migliori opportunità alle popolazioni povere o impoverite e un futuro alle persone e alle comunità colpite dagli impatti del cambiamento climatico.
L’accordo di Parigi deve anche sancire il principio dell’equità intergenerazionale, principio secondo cui il pianeta debba essere consegnato alle generazioni future in condizioni non peggiori rispetto a quelle in cui lo abbiamo ereditato.
In tal senso la Coalizione chiede che l’accordo di Parigi rappresenti:
- Un chiaro segnale che il Mondo si impegna a seguire una traiettoria discendente delle emissioni e il riconoscimento che abbiamo a disposizione un carbon budget, cioè una possibilità limitata di emettere altra anidride carbonica in atmosfera, come indicato dall’IPCC.
- Un meccanismo che permetta di ancorare gli obiettivi e i piani dichiarati dai Paesi a revisioni basate sulle indicazioni della comunità scientifica e sul principio di equità, prevedendo anche incentivi per azioni più significative e sforzi congiunti.
- Un accordo che infonda fiducia e che possa mobilitare e spostare investimenti pubblici e privati a livello nazionale, regionale e internazionale, dai combustibili fossili a uno sviluppo sostenibile e sicuro per il clima.
- Un quadro solido che assicuri la responsabilità e la trasparenza di tutti, che consenta la comparabilità tra Paesi – fermo restando il principio di equità – che permetta alla comunità internazionale di valutare i progressi compiuti per limitare il riscaldamento globale. I paesi ricchi devono condurre la lotta globale contro il cambiamento climatico non solo riducendo drasticamente le loro emissioni, ma anche offrendo ai paesi più poveri il sostegno di cui hanno bisogno, sia in termini economici che di trasferimento tecnologico.
- Un accordo che renda vincolanti gli impegni di riduzione delle emissioni e gli impegni finanziari assunti da ciascun paese. Si dovranno prevedere obiettivi di medio e lungo periodo, nonché indicatori.
- Un accordo che impegni a costruire la resilienza climatica, anche attraverso uno specifico obiettivo di adattamento, e che garantisca assistenza a coloro che già subiscono l’impatto del cambiamento climatico, riconoscendo allo stesso tempo che nel lungo periodo è molto più costoso adattarsi al cambiamento climatico che mitigarlo attraverso la decarbonizzazione.
- L’avvio di una giusta transizione, sostenendo l’impegno per la decarbonizzazione dell’economia con una solida agenda sociale che comprenda: investimenti per la creazione di posti di lavoro di qualità, la riqualificazione delle competenze e dei curriculum verso i nuovi settori dello sviluppo sostenibile, la ricollocazione dei lavoratori dei settori altamente inquinanti che verranno dismessi, la protezione sociale e il rispetto dei diritti del lavoro.
- La partecipazione di tutti i gruppi della società civile quale importante e necessario prerequisito allo sviluppo sostenibile. In questo senso, va promossa anche un’adeguata strategia formativa tesa a promuovere una cittadinanza attiva e critica e diffondere i comportamenti e la cultura dello sviluppo sostenibile.
La coalizione ritiene che sia imprenscindibile accelerare l’azione a breve termine contro i cambiamenti climatici, prima del 2020. E’ necessario decidere una prima serie di concrete e specifiche iniziative di collaborazione pre-2020 per chiudere il gap delle emissioni, in particolare dando un impulso senza precedenti alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, promuovendo iniziative nelle città e limitando il consumo e il cattivo uso del suolo. In tal senso va dato specifico mandato anche alle istituzioni finanziarie e tecnologiche legate alla UNFCCC.
Agire subito in Europa e in Italia
Se l’accordo di Parigi sarà fondato sugli impegni e la responsabilità di ciascun Paese, è chiaro che l’Unione Europea deve mantenere e rafforzare il proprio contributo in tal senso, dando un buon esempio ai Paesi industrializzati e dando fiducia alle economie emergenti e ai paesi in via di sviluppo. L’Unione Europea ha l’occasione di recuperare autorevolezza internazionale, fissando obiettivi più ambiziosi per il 2030 e rivedendo il proprio obiettivo di riduzione delle emissioni al 2020 (già raggiunto oggi).
Del resto, per l’Europa e per l’Italia, la decarbonizzazione rappresenta una formidabile occasione per dare concreto avvio allo sviluppo sostenibile, rilanciare l’economia, garantire la sicurezza energetica, creare nuova e qualificata occupazione.
L’Italia ha bisogno di un approccio strategico
Sul piano interno si richiede che l’Italia finalmente abbia un approccio strategico e coerente alla necessità di decarbonizzare l’economia. L’Italia è l’unico dei grandi Paesi europei che non ha alcuno strumento normativo che fissi gli obiettivi di riduzione della CO2 e degli altri gas serra.
Piano di Azione per il Clima
Riteniamo indifferibile un ‘Piano di Azione per il Clima’, che tocchi tutti i settori interessati dalla riduzione delle emissioni di gas serra (energia, industria, trasporti, agricoltura, edilizia) dando specifici obiettivi e responsabilità a ogni settore. Occorre rendere gli obiettivi di decarbonizzazione parte integrante e trasversale degli obiettivi economici, industriali e sociali; occorre promuovere la diffusione di modelli di consumo maggiormente orientati alla riduzione delle emissioni da trasporto (chilometro zero e filiera corta). Occorre diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile e promuovere una formazione che prepari alle sfide del futuro.
Transizione ed efficienza energetica in Italia
Per dare concreta attuazione agli obiettivi di riduzione delle emissioni in atmosfera, dobbiamo accelerare la transizione energetica a un modello energetico senza fonti fossili. Del resto, i dati confermano che l’Italia è già dentro transizione, dal momento che le rinnovabili soddisfano già il 38% dei consumi elettrici: Occorre continuare in questa direzione con efficaci politiche di spinta alla generazione distribuita, eliminando i mille cavilli tesi a ostacolarla che ancora oggi costantemente compaiono nei provvedimenti, anche quelli di tipo amministrativo. Per accelerare la transizione energetica occorre: non autorizzare nuovi impianti a fonti fossili né l’estrazione di fonti fossili e la graduale dismissione degli impianti esistenti, a partire da quelli maggiormente inquinanti quali le centrali a carbone. Occorre eliminare ogni forma di sussidi (diretti e indiretti) alle fonti fossili ed eliminare le barriere per lo sviluppo delle rinnovabili, ridisegnando in tal senso il mercato elettrico. Occorre fare investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per le fonti rinnovabili, l’efficienza energetica e i sistemi di accumulo. Per quanto riguarda l’efficienza energetica deve essere sviluppato un piano straordinario per l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare pubblico, sottratto dai vincoli del Patto di stabilità.
Piani di adattamento e piano di manutenzione del territorio
Dopo la definizione della strategia nazionale di adattamento, peraltro mai ufficialmente pubblicata, vanno definiti piani di attuazione settoriali e territoriali, almeno a livello regionale. Il nostro Paese ha urgente bisogno di un piano straordinario per la progettazione e realizzazione delle bonifiche del territorio, la messa in sicurezza e la manutenzione del territorio dal rischio idrogeologico, la messa in sicurezza sismica del patrimonio immobiliare pubblico e privato, la tutela del patrimonio artistico e culturale. Sono queste le vere opere strategiche di cui il nostro paese ha bisogno e sono veramente indifferibili, urgenti e di pubblica utilità. Necessitano pertanto di finanziamenti pubblici adeguati e devono essere sostenuti da un piano straordinario di occupazione. Questi investimenti devono essere sottratti dai vincoli del Patto di stabilità. Va adottato un provvedimento legislativo per il consumo di suolo zero. Inoltre deve essere adottata una normativa legislativa specifica sulla gestione dell’acqua che recepisca la volontà popolare espressa nell’esito referendario.
Mobilità sostenibile
Promuovere la riconversione sostenibile del trasporto pubblico locale, la riqualificazione della produzione automobilistica verso la mobilità sostenibile, l’auto elettrica, l’uso dei mezzi collettivi, il trasporto su ferro, l’uso della bicicletta e degli spostamenti a piedi. Indirizzare a questa riconversione sostenibile tutte le forme di incentivo fiscale e sottrarle all’autotrasporto su gomma. Promuovere e sostenere misure a sostegno di una maggiore compatibilità ambientale e dell’innovazione del trasporto marittimo.
Agricoltura
Il settore agroforestale – zootecnico riveste un ruolo importante nell’ambito delle politiche climatiche. In virtù della sua particolare vulnerabilità agli effetti negativi dei cambiamenti climatici, tutto il settore è impegnato, nell’ambito della politiche climatiche, a valorizzare i processi produttivi in relazione ad un uso sempre più efficiente e sostenibile delle risorse naturali. In questo ambito, si tratta di favorire la diffusione di buone pratiche favorendo una gestione del suolo atta a incrementare le funzioni di assorbimento della CO2; sostenere la diffusione della zootecnia estensiva e la conservazione dei prati e pascoli permanenti; promuovere strumenti e misure per migliorare l’efficienza energetica in agricoltura e per ridurre le emissioni; favorire l’impiego delle fonti energetiche rinnovabili con la progressiva sostituzione delle fonti fossili; promuovere la diffusione di tecniche in grado di ridurre gli impatti climatico-ambientali (es metodi biologici e integrati, lavorazioni conservative, rotazioni colturali, interramento dei residui, riduzione dell’apporto di concimi azotati di sintesi e riduzione dell’utilizzo degli agrofarmaci).
Mare
Intraprendere azioni rispondenti ad un approccio ecosistemico e Investire per il mantenimento della buona salute dei mari, parallelamente al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni – in virtù del ruolo svolto dagli oceani, che ci forniscono il 50% dell’ossigeno che respiriamo, assorbono il 90% del calore causato dai gas serra e 1/4 della CO2 – ai fini non solo del contrasto ai mutamenti climatici, ma anche del miglioramento della qualità della vita e della valorizzazione della biodiversità.
Economia circolare
L’economia circolare è il perno di un nuovo modello di sviluppo sostenibile, risponde a criteri di efficienza produttiva, alla scarsità delle risorse sul pianeta, al rispetto dell’ambiente. Rappresenta un perno del nuovo paradigma. Per sostenerla serve un piano nazionale per la gestione dei rifiuti, da predisporre con il coinvolgimento delle istituzioni locali, che parta dalla riduzione nella produzione dei rifiuti e si fondi sulla raccolta differenziata e su impianti di riciclo e riuso della materia.
Sviluppo Sostenibile nel mondo
L’Italia e l’Europa devono diventare motore dello Sviluppo Sostenibile nel mondo e in particolare verso i paesi più poveri, aumentando il budget per la cooperazione allo sviluppo umano sostenibile, sostenendo pratiche agro-ecologiche così come piccole e medie imprese verdi, partecipando al finanziamento del Fondo Verde per il Clima con fondi addizionali che permettano di sostenere i costi di adattamento per quei Paesi in via di sviluppo maggiormente colpiti dagli impatti del cambiamento climatico, contrastando operazioni di internazionalizzazione economica e di delocalizzazione che spostano produzioni con forti emissioni di CO2 in altri paesi, assumendo invece alti standard internazionali di responsabilità sociale ed ambientale; e infine contribuendo a una regolazione finanziaria internazionale che incentivi gli investimenti verdi, penalizzando invece quelli dannosi per il clima e l’ambiente.