Gli Stati Uniti, intorno alle 2.30 di questa notte (ora italiana) hanno attaccato la città di Khan Sheikhoun, in Siria attraverso le forze navali presenti nel Mediterraneo, lanciando 59 missili. L’obiettivo era quello di colpire la base aeronautica di Shayrat, dalla quale sarebbero partiti i caccia che solo qualche giorno fa hanno ucciso più di 70 civili attraverso gas tossici.
Le parole di Trump in realtà lasciavano presagire una reazione di fronte all’attacco chimico, mentre la Russia aveva sostenuto la tesi di un errore da parte del Governo siriano di Bashar al-Assad, scagionandolo. Putin ha dunque recepito l’offensiva americana come «aggressione a uno Stato sovrano» e questo è un fatto che rischia di innescare incidenti diplomatici di un certo rilievo.
Invece, da parte di Israele, Regno Unito e Turchia, giungono approvazioni per l’azione militare degli Stati Uniti. Molto chiaro Erdogan, che non solo approva, ma sprona gli Stati Uniti a portare avanti l’offensiva. Più pacati i toni della Germania e della Francia che però fanno sapere di essere d’accordo con l’attacco della notte scorsa, attraverso una telefonata tra Angela Merkel e François Holland, in base alla quale imputano la responsabilità degli sviluppi solo ad Assad e concordano sul fatto che il ripetuto utilizzo di armi chimiche contro la popolazione andasse sanzionato.
Intanto l’Osservatorio siriano per i Diritti dell’uomo dà notizia della morte di 4 soldati siriani, mentre altre fonti ne riferiscono 6. Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osservatorio, dichiara quanto segue: «L’aeroporto non esiste sostanzialmente più. Gli edifici e il deposito di carburante sono stati polverizzati».