A distanza di qualche giorno dal voto di fiducia e in attesa della nomina di viceministri e sottosegretari, abbiamo raccolto le dichiarazioni degli esponenti di alcune grandi organizzazioni del Terzo settore. In tutte prevale la richiesta di continuità rispetto al lavoro avviato con il precedente Governo. Infatti tutti giudicano positivamente il percorso compiuto e auspicano che gli interlocutori restino al proprio posto per completare i provvedimenti finqui messi in campo. Un ulteriore elemento merita di essere sottolineato e riguarda la concretezza dei temi sottoposti all’attenzione del nuovo Governo: completamento della riforma del Terzo settore, contrasto alla povertà, misure per la disabilità e la non autosufficienza, lavoro e welfare, solo per citarne alcuni. Nessuno auspica la fine anticipata della legislatura e tutti chiedono un esecutivo nel pieno delle sue funzioni, impegnato “a testa bassa” sulle emergenze del Paese.
Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, ha dichiarato:“Salutiamo il nuovo governo Gentiloni, al quale indirizziamo i nostri auguri per riuscire a portare a termine le importanti riforme sociali avviate, dal contrasto alla povertà assoluta per costruire una misura nazionale, alla persone con disabilità e non autosufficienza per realizzare uno specifico piano, al divario culturale dei bambini e dei giovani del nostro Paese e per la Riforma del Terzo Settore affinché essa liberi davvero le energie dei cittadini e del loro impegno civico.
È sicuramente un segno positivo di continuità sul welfare e sul terzo settore la nuova nomina del Ministro Giuliano Poletti. Nel corso di questi quasi tre anni, e sin dall’inizio del suo mandato come Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, abbiamo avuto la possibilità di percorrere con lui un cammino fatto di confronti e dialogo, trovando un interlocutore attento, sensibile e disponibile all’ascolto delle nostre istanze. (…) Auspicando quindi una collaborazione anche per il futuro, rimettiamo all’attenzione alcune priorità che per noi non dovranno venire meno in questo delicato passaggio di competenze. Dalle politiche di welfare al Piano per il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale che, come confermato dagli ultimi dati dell’Istat, diventa sempre più un’emergenza nazionale, all’urgenza di portare a termine la proposta avanzata dall’Alleanza contro la povertà in Italia, che ci vede tra i promotori, sull’introduzione del Reis, il Reddito d’inclusione sociale per tutti i poveri assoluti, che sia accompagnato da un percorso di reinserimento socio-lavorativo con adeguati servizi alla persona. Senza dimenticare evidentemente il lavoro fatto fino ad oggi sulla Riforma del Terzo Settore, ancora in attesa della maggior parte dei decreti attuativi. Vogliamo sottolineare la necessità di una forte motivazione e di tempi ragionevoli per portare a termine il lavoro intrapreso”.
Dal canto suo il vicepresidente nazionale dell’Arci Filippo Miraglia ha sostenuto:“I dati sulla povertà resi noti oggi (elaborazione Openpolis), confermano quanto già sapevamo e denunciamo da tempo: la povertà ha raggiunto livelli oramai intollerabili in Italia, più preoccupanti che in altri Paesi dell’UE, e la precarizzazione del lavoro (lo scandalo dei voucher è lì a testimoniarlo) non fa altro che aumentare le diseguaglianze e l’ingiustizia sociale. In 10 anni (dal 2005 al 2015) il numero delle persone che vivono sotto la soglia di povertà è più che raddoppiato (si calcola che oggi siano 4,6 milioni) e le politiche pubbliche, dalle scelte economiche, a quelle sul lavoro e sul welfare, hanno contribuito a peggiorare la situazione e non a migliorarla o mitigarla.
Questo dato è tanto più odioso se si guarda alle categorie più colpite: giovani, donne e bambini.
Il nuovo governo, il presidente del Consiglio Gentiloni, vorrà farsi carico, da subito, di questa emergenza sociale? Noi auspichiamo che quello appena insediato dimostri subito la volontà di non essere un governo di scopo, natalizio, ma che eserciti appieno il suo ruolo e affronti con serietà le emergenze del Paese, non solo quelle istituzionali, come la riforma della legge elettorale. (…) La povertà e l’emergenza sociale che ne consegue, come ben confermano questi dati, dovrebbe essere il primo pensiero del nuovo Presidente del Consiglio. Nelle diseguaglianze crescenti trovano sempre più spazio la rabbia e l’odio sociale, alimentato spesso da false verità razziste volte a individuare un capro espiatorio. Se non si vuole regalare questo Paese alla cultura xenofoba e alla destra politica, lasciando dilagare l’odio sociale, si cominci subito a investire in maniera seria e consistente nella lotta alla povertà e alle diseguaglianze”.
“Il nostro pensiero – ha dichiarato Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – va all’introduzione del Reddito di inclusione (Rei), previsto dalla Legge delega sulla povertà, al completamento della riforma del Terzo settore e all’approvazione della riforma della legge sulla cittadinanza. Provvedimenti urgenti che andrebbero ad incidere direttamente sulla quotidianità delle persone. Di pari urgenza consideriamo la riforma della legge elettorale”.
Nell’augurare buon lavoro al governo guidato dal neo premier Paolo Gentiloni l’Alleanza delle Cooperative Italiane auspica «un esecutivo che possa guidare prontamente il paese sui capitoli fondamentali che non possono attendere: l’emergenza post sisma nel centro Italia, i risparmi degli italiani da mettere in sicurezza, le misure legate al lavoro e allo sviluppo, i tempi di pagamento della pubblica amministrazione, il Mezzogiorno, la semplificazione amministrativa. Sappiamo bene che si tratta di temi che avrebbero bisogno di un ampio periodo di governo, ma è pur vero che sono tutti dossier sui quali non si può perdere altro tempo».
Da segnalare, infine, la dichiarazione resa al Vita.it da Stefano Zamagni, economista e padre dell’economia civile italiana:“Se il governo confermerà nella carica di sottosegretario al welfare Luigi Bobba, ho motive di ritenere che la Riforma dei Terzo settore sarà completata con i necessari decreti in tempo utile (…) Se invece dovesse esserci un cambio di poltrona, il rischio molto serio è che la legge venga vanificata”.