Naturalmente il progetto ha avuto una lunga fase di elaborazione e il risultato odierno è il frutto dell’impegno di molti. In particolare l’idea del Grab nasce e si afferma grazie alla collaborazione di un gruppo di associazioni tra cui Legambiente, Touring Club Italiano, Rete Mobilità Nuova, Vivilitalia, Open House Roma, Parco Regionale dell’Appia Antica, Roma Natura.
Nelle pagine che seguono troverete alcune notizie utili per conoscere meglio questo straordinario progetto, che tutti quelli che hanno conosciuto Roma, anche solo occasionalmente, ameranno immediatamente. Come ha affermato Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente, “una sola opera pubblica non può trasformare radicalmente Roma, ma alcuni progetti – oltre ad avere un effetto positivo sullo stato di salute della città – sono più di altri in grado di innescare un processo di rigenerazione urbana e di cura del territorio, di valorizzare la bellezza naturale che la Capitale possiede, di portare benefici sociali, ambientali ed economici, di stimolare la creazione di bellezza in quartieri ai margini del centro storico che oggi ne sono privi”.
I lettori potranno prendere visione del progetto nella sua interezza consultando il sito http://velolove.it/grab/, da cui abbiamo tratto la presentazione del progetto e una breve descrizione delle prime 10 tappe; nella successiva puntata le rimanenti 14.
Il GRAB, il Grande Raccordo Anulare delle Bici, è il progetto per la realizzazione di un anello ciclopedonale di oltre 44 chilometri che si sviluppa completamente all’interno della città di Roma. E’ un’infrastruttura leggera e ad alta redditività economica e culturale, una calamita per nuovi turismi, dai cicloviaggiatori agli amanti del trekking urbano, una via car free per la mobilità interquartiere, il prologo dello sviluppo di una vera rete ciclabile metropolitana e di interventi diffusi di rigenerazione urbana. Il GRAB è la ciclovia urbana più affascinante del mondo e insieme un moderno Grand Tour, una lezione itinerante di storia: parte da Romolo e Remo e dalla millenaria magia della Regina Viarum – la via Appia Antica – e arriva alle architetture contemporanee di Zaha Hadid e di Renzo Piano e alla street art del Quadraro e di Torpignattara unendo tra loro Colosseo, San Pietro, Trastevere e il centro storico, la Galleria Borghese, l’Auditorium e tantissimi altri punti di interesse, attraversando parchi e inaspettati paesaggi bucolici (a 3.000 metri dal Foro Romano ci sono pastori e greggi di pecore!), costeggiando i fiumi Tevere, Aniene, Almone. Il percorso, tutto pianeggiante, si snoda principalmente lungo vie pedonali e ciclabili, ville storiche e argini fluviali (30,5 km, pari al 70% del tracciato). Altri 6 km interessano strade a bassissima intensità di traffico. Solo pochi chilometri del GRAB sono attualmente congestionati da un intenso flusso di veicoli motorizzati. Una volta ricuciti tra loro questi lunghi segmenti e assicurata la ciclopedonalizzazione della passeggiata archeologica tra Colosseo e Appia Antica, la Capitale e il Paese avranno un corridoio verde, una greenway unica e irriproducibile che trasmetterà nell’immaginario di chi abita a Roma e di chi la vive da turista l’idea che si tratta di una città easy, accogliente, sana, moderna. L’idea GRAB è frutto di un lavoro collettivo coordinato da VeloLove, che ha coinvolto cittadini, associazioni e istituzioni, prime fra tutte Legambiente, Touring Club Italiano, Rete Mobilità Nuova, Vivilitalia, Open House Roma, Parco Regionale dell’Appia Antica, Roma Natura.
UNA GREENWAY PER LA GREEN ECONOMY
Il GRAB è un prodotto del Made in Italy, un modo innovativo di valorizzare la città, può facilmente diventare un’eccellenza del Paese. Lo dimostra lo studio Confindustria-Ancma che analizza quanta ricchezza – in termini di crescita di presenze turistiche – può generare la realizzazione, con appropriati standard qualitativi, della ciclovia della Capitale. Il Raccordo ciclopedonale, inoltre, è sì un anello monumentale che porta finalmente con sé la pedonalizzazione dell’Appia Antica, ma collega anche zone densamente popolate e aree marginali che possono trovare nel GRAB un originale meccanismo di innesco di processi di rigenerazione territoriale, facendo nascere green economy e green jobs. Coltivare bellezza nella parte fragile delle città, proporre un nuovo uso e trovare nuove funzioni a spazi trascurati senza aggiungere nuove volumetrie, rammendare questi territori tra loro e farli diventare parte integrante del tessuto urbano, è l’altro grande risultato a cui punta con forza l’anello. Il progetto GRAB è in fase avanzata e – grazie al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio che da subito ha colto il valore per il Paese di questa opera pubblica – la legge di stabilità 2016-2018 rende immediatamente disponibili le risorse economiche per realizzarlo. Pur essendo ancora un progetto, il GRAB ha già ricevuto tre premi nazionali e persino, lo scorso luglio in California, il prestigioso riconoscimento internazionale assegnato da Esri per la creatività e la freschezza di questa proposta infrastrutturale.
Decine di migliaia di persone si sono innamorate della greenway capitolina e aspettano di poterla esplorare a piedi o a pedali. Straordinaria è stata anche l’accoglienza dei media: in meno di un anno, da maggio 2015, sul GRAB sono usciti oltre 1.000 articoli e ne hanno parlato in Russia, in Germania, in Gran Bretagna, addirittura in Cina. Il GRAB in più tratti è già pedalabile in sicurezza: una guida in italiano (Ediciclo editore) accompagna romani e turisti a scoprire l’anello e tanti altri itinerari che si diramano dal raccordo ciclabile. Il tour operator Un’altracosatravel organizza fine settimana di vacanza che permettono di assaporare le parti più suggestive del GRAB.
Una discesa dolce accompagna i biker verso il Circo Massimo, il più importante complesso per lo sport e lo spettacolo dell’antichità (guarda il video della sua ricostruzione) capace di accogliere 250mila spettatori (un quarto dell’intera popolazione della Roma del I secolo). In occasione dei giochi indetti da Romolo, qui sarebbe avvenuto il mitologico Ratto delle Sabine, prologo di un rapido baby boom. Di fronte c’è la fermata della metropolitana che in alcune fasce orarie è accessibile anche in bici.
La ciclabile all’ombra dei pini arriva dritta all’ingresso delle Terme di Caracalla, uno dei complessi termali dell’antichità meglio conservati. Mentre 8.000 romani sguazzavano in piscina, centinaia di schiavi sudavano nei circa 10 chilometri di gallerie sotterranee per far funzionare l’articolato sistema idraulico. Le terme non erano solo un edificio per il bagno, lo sport e la cura del corpo, ma anche uno spazio per lo studio e il passeggio. A piedi naturalmente, perché le bici gli antichi romani non le avevano ancora inventate.
Via di Porta San Sebastiano è l’ingresso a una Roma d’altri tempi. La classica pavimentazione di Roma a terra (il sampietrino), niente clacson e rumore, ma quiete e fascino d’antan. Si ha la sensazione che da un momento all’altro, magari dalla Chiesa di San Cesareo de Appia, possa spuntare un gruppetto di amici in abiti medievali. La porta alla fine della strada è l’accesso al Museo delle Mura e soprattutto marca l’inizio della regina viarum: l’Appia Antica. Con i suoi 2300 anni di storia e il fondo stradale in basolato che in più tratti è ancora quella delle origini è una perfetta macchina del tempo, un racconto itinerante di secoli di storia tra catacombe, templi e mausolei.
Riprendendo il sogno del grande intellettuale italiano Antonio Cederna, è in questo tratto e fino al Colosseo che il GRAB ha disegnato una profonda trasformazione della città: il progetto prevede infatti la ciclopedonalizzazione dell’Appia Antica e di tutta la zona monumentale che si spinge fino a Piazza Venezia attraverso le Terme di Caracalla, il Circo Massimo, il Palatino, il Colosseo, il Foro Romano. Il prologo di uno straordinario e ininterrotto parco archeologico dalla Colonna Traiana fino ai Castelli Romani
Con una leggera deviazione si lascia l’Appia Antica e si entra nel Parco della Caffarella. Sembra impossibile: a 3.000 metri dal Colosseo e dal centro storico c’è un sorprendente scenario bucolico, con centinaia di pecore al pascolo: un panorama non molto diverso da quello che affascinava così tanto i viaggiatori del Grand Tour settecentesco, da Goethe a Piranesi. Si può scegliere di attraversare il Parco della Caffarella, semplicemente sbirciando qua e là e respirando a pieni polmoni, oppure si può fare un’escursione molto più lunga visitando il Colombario Costantiniano, il Ninfeo di Egeria, la Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella, il Casale della Vaccareccia. Qui scorre il terzo fiume di Roma: l’Almone
Peccato che uscendo dalla Caffarella, per arrivare all’antica via Latina, non ci sia per ora nessuna alternativa alla convivenza con il traffico romano. Il premio, dopo aver oltrepassato l’incrocio con la via Appia Nuova, è l’area delle Tombe della Via Latina, uno dei complessi archeologici di maggior rilievo del suburbio di Roma che conserva sostanzialmente intatto l’aspetto tradizionale dell’antica campagna romana. Nel sito si conservano un tratto dell’antica Via Latina, che collegava Roma con Capua, ancora pavimentata per un lungo tratto con l’originale basolato in selce, e su entrambi i lati numerosi monumenti funebri e testimonianze storiche dall’età repubblicana fino all’alto medioevo.
C’è da rimanere stregati di fronte a questa suggestiva distesa di rovine tipica della campagna romana che ha attratto nel corso del Settecento e dell’Ottocento numerosi artisti, paesaggisti, viaggiatori dell’età romantica e letterati. All’area degli Acquedotti si accede agevolmente da Tor Fiscale e il nome deriva dalla presenza, con condotte in elevato o sotterranee, di sette acquedotti romani e di epoca papalina che servivano l’antica Roma. L’acqua dalle sorgenti raggiungeva il centro della città nel punto più alto, a Porta Maggiore, e da qui veniva distribuita a tutto il centro urbano.
Ieri borgata di periferia, oggi paese nella città: il Quadraro ha evitato di finire schiacciato, come tante zone vicine, sotto i colpi della speculazione edilizia e conserva ancora il suo spirito schietto pieno di romanità popolare, con storie e personaggi tutti da scoprire. Tra i vicoli c’è una galleria d’arte all’aperto, il museo diffuso della street art, che espone una variegata antologia di opere di artisti di tutto il mondo proprietà collettiva degli abitanti del quartiere. L’idea di un museo completamente integrato nel tessuto sociale è dell’associazione M.U.Ro e la collezione di opere, principalmente murales, comprende 21 lavori realizzati da importanti firme dell’arte contemporanea
Si può scivolare come l’acqua (fin qui, è bene dirlo, zero salite) verso l’acquedotto Alessandrino e affacciarsi in uno dei quartieri più multietnici della Capitale. A Torpignattara (o Torpigna come lo hanno ribattezzato i romani) ci sono le cucine di tantissimi paesi del mondo, abbordabili e saporite. Per molti è un quartiere difficile, per altri è il paradigma di quello che oggi è Roma. Occhio al calendario degli eventi culturali: qui suona spesso la Piccola orchestra di Tor Pignattara, ensemble musicale formato da ragazzi dagli 11 ai 17 anni di culture diverse, quasi tutti romani di seconda generazione.
Dal Colosseo a Villa De Sanctis non c’è una grande distanza in bici. Ma il Parco delle Sculture all’interno di questo spazio verde merita una piccola pausa. Ci sono cinque opere di arte contemporanea realizzate da cinque artisti utilizzando cinque diversi materiali: la vetroresina per la scultura dal titolo Freeze di Anna Ajò; la terracotta per la Porta Magica di Immacolata Datti; il travertino per Portadi Giuliano Giuliani; l’acciaio per Romana di Carlo Lorenzetti; il vetro per La Lunadi Costas Varotsos dedicata a Pier Paolo Pasolini. Qui sotto, recentemente riaperti al pubblico, ci sono oltre 16 chilometri di gallerie delle Catacombe di Marcellino e Pietro, che conservano iscrizioni e affreschi di epoca romana.
Villa Gordiani è tagliata in due dalla Prenestina, una delle proverbiali consolari capitoline, ed è impreziosita dalla monumentale presenza di una residenza patrizia. A pochi passi da qui, se siete alla ricerca di storie insolite, ce n’è una davvero singolare. Nell’area della Snia Viscosa, ex fabbrica tessile di Roma, stavano costruendo quattro mega edifici che avrebbero fatto tabula rasa di questo grande polmone verde. Quando gli scavi per le fondamenta hanno fatto sgorgare l’acqua dal sottosuolo, dando vita all’unico lago naturale della capitale, c’è stata però una sollevazione popolare per fermare il cemento. Una battaglia vinta: ora Roma ha un nuovo lago.