Ne avevamo parlato in un precedente articolo: sulle confezioni di pasta non era obbligatorio indicare la provenienza del grano con cui viene fatta.
E invece proprio ieri il ministro delle Politiche agricole, alimentali e forestali Maurizio Martina e quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda hanno firmato i decreti interministeriali per rendere obbligatoria l’indicazione di origine del riso e del grano per la pasta. Per ora sarà in via sperimentale per due anni e i due ministri hanno precisato che i decreti ricalcano la normativa già in vigore dallo scorso aprile per i prodotti lattiero-caseari.
In particolare, il decreto per il grano usato nella pasta prevede che le confezioni di pasta secca prodotte sul nostro territorio dovranno obbligatoriamente avere indicate in etichetta il Paese di produzione del grano e il Paese dove è stato macinato.
Per quanto riguarda il riso, invece, dovranno essere obbligatoriamente indicati il Paese di coltivazione, quello di lavorazione e anche quello di confezionamento.
Naturalmente queste indicazioni dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente, in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili e indelebili.
Il ministro Maurizio Martina parla di un «un passo storico deciso senza aspettare Bruxelles, spronandola a dare piena attuazione al Regolamento Ue del 2011, puntando così a dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, tutelare i produttori e rafforzare i rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare made in Italy».
Gli fa eco il ministro Carlo Calenda: «La nostra strategia è di apertura ma di massima trasparenza; l’Ue ha dimostrato una lentezza inaccettabile su questo tema, noi abbiamo deciso di andare avanti e di sfidare, in termini costruttivi, l’Europa su questo terreno».
Riguardo la tempistica per l’adeguamento delle confezioni, i provvedimenti prevedono una fase di 180 giorni per le aziende e per lo smaltimento delle confezioni già prodotte.