Crisi economica, scarse opportunità lavorative, mancanza di sostegno alle imprese sono solo alcuni dei motivi che spingono giovani e meno giovani a cercare fortuna all’estero. Ma non è sempre così, qualcuno sceglie di rimanere in Italia, stringere i denti e ingaggiare una sfida. È questo il caso di Antonietta Melillo, madre 38enne residente ad Alife, un piccolo paese nella splendida campagna casertana. Una sfida che ha vinto e l’ha trasformata in un’imprenditrice di successo grazie alle cipolle. Non avete letto male, d’altronde le cipolle italiane hanno una grande fama in tutto il mondo e ora, grazie anche al riconoscimento di Slow Food, bisogna ammettere che chi partendo da un’intuizione azzeccata che magari implichi la coltivazione della terra può effettivamente trionfare.
Per capire come ha fatto Antonietta Melillo a diventare un’imprenditrice di successo, dobbiamo fare un passo indietro e spiegare che anticamente Alife era un borgo prospero grazie all’agricoltura, abitato dunque da persone benestanti. Fino agli anni ’80 quando gli agricoltori abbandonarono progressivamente le campagne per andare ad abitare nei centri urbani. Di qui lo spopolamento di ettari su ettari di terre incolte. E niente più cipolle, naturalmente.
Poi, 5 anni fa, Antonietta Melillo – sempre a causa della famigerata crisi economica – fu costretta ad abbassare le saracinesche del negozio di abbigliamento ereditato dalla madre. Un dramma per una madre con due figli da crescere, una storia purtroppo nota a tanti. Però evidentemente il mestiere dell’imprenditrice ce l’aveva nel sangue e dagli abiti si può passare alle cipolle, perché no.
Tanto più che parliamo di una pianta che da secoli aveva costituito la prima fonte di sostentamento del paesello. Per essere ancora più precisi, la cipolla anticamente serviva non solo a scopi alimentari – oggi qualcuno sta cominciando a rilanciarla – ma anche come tonico per i muscoli, disinfettante naturale contro piccoli disturbi, come merce di scambio e pagamenti in natura.
Per Antonietta Melillo, però, rilanciare la coltivazione della cipolla significava evidentemente scontrarsi con ostacoli non proprio semplici da aggirare: anzitutto i semi, dove andare a prenderli? Come recuperarli? Un’impresa, considerando che si approssimavano all’estinzione. Finché la tenace imprenditrice si lancia in una serie di ricerche a tappeto e la sua determinazione viene premiata. Un giorno infatti incontra una signora di 83 anni che chissà come e chissà perché quei semi ce li aveva, così glieli regala. Vittoria parziale, non è che prendi i semi, li butti sul terreno e il giorno dopo ti ritrovi il campo pieno di cipolle. Insomma, bisognava sbrigarsi, lavorare duramente per creare le migliori condizioni affinché quei semi attecchissero e dessero vita alla pianta. E così ha fatto, circondata – come è normale in circostanze del genere – dai soliti demolitori di entusiasmi che “no,con la cipolla non si campa mica” e “ma chi le mangia più ormai” e simili luoghi comuni.
Non ha dato retta a costoro e ha proseguito per la sua strada, cercando piuttosto l’aiuto e le competenze di chi credeva in quel progetto. E ha vinto lei. Oggi Alife vanta un nuovo bellissimo mercato che ha ridato anche un po’ di vita al paese e molti hanno seguito il suo esempio, magari anche quelli che la scoraggiavano, non lo sappiamo. Colpisce l’umiltà di questa donna che ritiene di avere ancora molto da imparare ma allo stesso tempo è ben felice di poterlo fare, nonostante l’agricoltura biologica su cui ha puntato richieda più lavoro, più investimenti, più tempo, più rischi ai quali sottoporsi. Ma lei ci crede, come crede nella rotazione dei terreni di cui erano convintissimi i nostri nonni agricoltori. Finora ha avuto ragione Antonietta Melillo e siamo piuttosto convinti che sarà capace di proseguire per la sua strada. O, meglio, per le sue terre.