La nota Ong Human Rights Watch, attraverso un lungo – ben 87 pagine – e dettagliato rapporto, ha denunciato episodi di gravi violazioni dei diritti umani ad opera delle forze di sicurezza del Kenya nei confronti delle popolazioni di origine somala.
L’accusa è pesante: ai militari keniani vengono imputate torture ed esecuzioni sistematiche a Nairobi e nella zona nord-orientale del Paese. Nel rapporto viene inoltre documentata la sparizione di 34 persone di cui si sono perse le tracce negli ultimi due anni e le responsabilità, stando al report, sarebbero delle Kdf (Kenya defence forces), dei servizi segreti, dei rangers del Kenya widlife service.
Il rapporto prosegue ipotizzando il timore di una possibile responsabilità da parte del governo del Kenya, fatto che sarebbe gravissimo. Ken Roth, di Human Rights Watch, ha infatti dichiarato: «Il numero di rapimenti è molto superiore a quello che avevamo constatato in passato. I fatti non coinvolgono solo la polizia o milizie locali, ma anche i servizi segreti e l’esercito. Si tratta di operazioni di un’ampiezza tale da far pensare che possano essere eseguite solo dietro ordine del governo nazionale».
Human Rights Watch descrive una situazione certamente allarmante, parla di 11 persone scomparse all’improvviso e poi rinvenute in posti lontani dal luogo dell’interrogatorio; il fatto ancora più preoccupante sarebbe che al cospetto di tale situazione non sia stata aperta alcuna indagine, non un’inchiesta, neanche una semplice verifica delle circostanze. La Ong, a proposito di questa situazione, scrive nel suo rapporto: “Neanche dopo un anno dagli arresti, ai sospettati non veniva attribuito nessun capo d’accusa, eppure le famiglie oggi non sono in grado neanche di localizzare i corpi dei loro cari». Si pensa che siano stati oggetto di minacce e che siano talmente spaventati da non essere in grado di riportare alcuna denuncia o testimonianza.
E quanto emerso finora, secondo Human Rights Watch, sarebbe soltanto “la punta dell’iceberg” di una realtà molto peggiore.