“I get you” è l’iniziativa lanciata da Jesuit Refugee Service che ha individuato le iniziative locali che facilitano l’incontro tra rifugiati e cittadini.
Diverse sono le testimonianze dei rifugiati in Italia che dimostrano le attività di integrazione tra essi e i cittadini. Come Madia Seydi che dal Senegal ha attraversato diversi Paesi e ha lavorato in vari settori prima di arrivare in Italia ed essere accolto nello Sprar di Contrada Merino di Marsala. Oggi, a 19 anni, vorrebbe fare l’archeologo. Oppure, Shadam, 30 anni, che va nelle scuole a parlare agli studenti per far conoscere il suo Paese, l’Afghanistan, da cui è scappato con la sua famiglia. Attraversando il Pakistan, l’Iran e poi la Turchia e la Spagna.
Le iniziative nelle scuole fanno parte del Progetto Finestre,che organizza incontri tra rifugiati e studenti nelle scuole superiori per abbattere le frontiere e soprattutto i pregiudizi.
Questo sono solo un paio delle tante esperienze mappate dalla campagna “I get you” lanciata da Jesuit Refugee Service nel 2006 nell’ambito del progetto Best Practices finanziato dalla Commissione europea. L’obiettivo di questa iniziativa è raccontare l’Europa accogliente attraverso campagne locali che fanno incontrare cittadini e migranti.
La campagna ha mappato circa 315 iniziative in diversi Paesi europei, come Italia, Germania, Portogallo, Spagna e altri. In Italia ne abbiamo 62, di cui la maggior parte ha portata locale e costa meno di 25mila euro annui. Questi fondi sono generalmente finanziati da privati o da raccolte.
I Paesi più rappresentati sono Mali, Nigeria, Gambia, Pakistan, Afghanistan ed Eritrea. Spesso si tratta di persone arrivate in Italia da più di un anno, che vengono inserite in progetti che comprendono incontri multipli nelle associazioni. I rifugiati partecipano ad attività ricreative, attività per l’apprendimento della lingua, della religione e alle volte anche attività esercitate allo scopo dell’inserimento nel mondo del lavoro.
«I risultati dimostrano che la politica è rimasta indietro rispetto ai cittadini quando parliamo di inclusione dei migranti», commenta Josè Ignacio Garcia, direttore di JRS Europe.