I giovani si occupano del bene comune? E cosa intendono per bene comune? Partecipano alla vita politica e sociale? In quali forme? Nella loro vita c’è più interesse per partiti ed istituzioni o per il volontariato e l’impegno civile? E in quali settori si esplica?
Queste, in prima approssimazione, i contenuti dell’indagine realizzata nell’ambito del progetto WHAT DO YOUth WANT? – Indagine giovanile sul tema della “Youth Partecipation”, finanziato dall’Agenzia Nazionale Giovani nell’ambito del programma ERASMUS+, KA3 – Structured Dialogue: meeting between young people and decision makers in the field of Youth, “una linea ideata per approfondire il tema della Partecipazione giovanile, oggetto del IV ciclo di Dialogo Strutturato, attraverso l’apporto fondamentale dei giovani stessi”.
Per ridurre la distanza tra i giovani e le istituzioni – locali, nazionali ed europee – un gruppo di 40 giovani ha portato avanti una consultazione online “conoscitiva di motivazioni, interessi e livelli di partecipazione dei loro coetanei, al fine di delineare una fotografia dei giovani italiani in età tra i 18-30 anni in tema di partecipazione alla vita sociale e politica del proprio Paese e in Europa”.
Al questionario hanno partecipato 614 giovani. Queste le fasce di età direttamente coinvolte nella ricerca: giovani sui 27 anni per circa il 19,5% del totale, giovani di 26 anni per il 15,4%, giovani di 28 anni per il 14,9%. I 3/4 dei partecipanti alla ricerca sono costituiti da ragazze. Il 100% della popolazione giovanile coinvolta è in possesso del diploma di scuola media superiore e l’87% del campione ha conseguito una laurea e/o un corso Master di I° o II° livello.
Di seguito un estratto della ricerca, il cui testo integrale è riportato nella pagina web.
Cittadinanza e partecipazione attiva dei giovani italiani
La seconda area di indagine del presente questionario online riguarda il tema “TU, CITTADINO ATTIVO”, che esplora il livello di partecipazione dei giovani alle iniziative di carattere politico-sociale. Articolato in quattordici domande, la sezione esamina quali sono le esperienze di partecipazione dei giovani, dall’esercizio del diritto di voto all’adesione ad iniziative della società civile, anche attraverso l’associazionismo e l’esperienza nel volontariato.
1. Chi deve occuparsi del bene comune?
Oltre ¾ dei giovani del campione esaminato ritiene che sia lo Stato che i cittadini debbano assumersi maggiori responsabilità di assicurare/preoccuparsi/tutelare il bene comune. Solo l’8,7% del campione intervistato, infatti, demanda esclusivamente allo Stato e alle sue Istituzioni questo ruolo, così come appena il 15% attribuisce un primato all’impegno dei cittadini verso la costruzione di un benessere condiviso. I giovani dimostrano quindi di avere una buona consapevolezza del fatto che tutti i cittadini debbono contribuire verso il Bene Comune, con una responsabilità pari a quella delle Istituzioni. Questa consapevolezza trova concretezza nella successiva domanda sulla partecipazione dei giovani ad iniziative volte a tutelare il Bene Comune. Quasi 4/5 degli intervistati dichiarano, infatti, di aver partecipato personalmente ad iniziative volte a tutelare il bene comune, per un totale di oltre 480 giovani ovvero circa l’80% del campione di riferimento, con una distribuzione abbastanza equilibrata tra maschi e femmine. Nonostante l’ampia partecipazione ad iniziative volte a tutelare il bene comune, oltre il 40% dei giovani dichiara però di partecipare “poco” ad iniziative di interesse politico-sociale. Si nota quindi uno scostamento significativo tra chi afferma di partecipare ad iniziative volte a tutelare il bene comune e coloro che dichiarano di prendere parte ad iniziative di interesse politico-sociale. Per comprendere tale forbice, sarebbe necessario approfondire cosa intendano i giovani oggi per tutela del Bene comune e che valore attribuiscono ad iniziative di carattere politico-sociale. (…) I dati sull’esercizio del diritto-dovere di voto nel campione di riferimento aiutano a svelare maggiormente cosa si intenda per iniziative politico-sociale, secondo l’interpretazione dei giovani che hanno risposto al questionario. In controtendenza rispetto ai dati nazionali ed europei che attestano il tasso di partecipazione dei giovani alle elezioni del Parlamento europeo in costante diminuzione, i giovani intervistati dichiarano infatti di esercitare sempre il proprio diritto-dovere di voto in occasione delle elezioni politiche. Oltre l’85% del campione di riferimento esercita il proprio diritto-dovere, mentre solo il 3,5% dichiara di non farlo “Mai” o “Quasi mai”. Interessante anche notare che un 10,2% di giovani ha una partecipazione selettiva alle elezioni (“Qualche volta”), che sembrerebbe presupporre un consapevole utilizzo dell’astensione come atto di protesta, tenendosi – deliberatamente, consapevolmente – lontano dalla vita politica. Un dato interessante soprattutto se comparato alle statistiche raccolte dal Forum Europeo della Gioventù, secondo cui l’esercizio del diritto di voto tra i giovani è sceso in Europa dal 33% del 2004 al 29% del 2009 ed ha toccato tra gli under 25 il dato allarmante del 28% nel 2014, nonostante le innumerevoli campagne di sensibilizzazione intraprese dalle Istituzioni Europee a riguardo. Il campione della ricerca ha dimostrato dunque una particolare sensibilità e partecipazione alla vita sociale e politica. Nell’esercizio del diritto-dovere di voto sono le ragazze ad avere maggiore partecipazione: anche se su numeri bassi, le linee di tendenza, mettono in evidenza che sono le ragazze ad esercitare di più il proprio diritto-dovere di voto rispetto ai maschi (…). Numeri molto diversi sono invece quelli relativi alla partecipazione attiva alla vita politica del proprio Paese. Quasi il ¾ degli intervistati dichiara infatti di non aver partecipato attivamente alla vita politica. Anche in questo caso emerge evidente una distanza tra l’essere cittadini, ovvero essere cittadini attivi e partecipi, e l’interesse e coinvolgimento attivo nella vita politica. I ragazzi appaiono più partecipi rispetto alle ragazze (…).
2.I giovani e le forme di partecipazione attiva
Approfondimento importante per comprendere come i giovani partecipano alla vita socio-politica del proprio Paese è la successiva sezione di domande (domande 12-20) con cui ci si propone di individuare le modalità di partecipazione attiva alla vita politica da parte dei giovani italiani. La maggioranza di quelli che hanno affermato di partecipare personalmente alla vita politica del proprio Paese (25,2% del nostro campione), lo fa prevalentemente aderendo ad un partito/movimento (oltre il 40%) o promuovendo incontri o dibattiti su temi di rilevanza (quasi il 38%). Non mancano però coloro che si sono candidati (10,6%) o che hanno ricoperto ruoli di rappresentanza politica (9,8%). Si registra una certa disaffezione per lo strumento delle mailing list di carattere politico come modalità di partecipazione e aggiornamento (solo il 25%). Un totale del 75% del campione dichiara di non essere iscritto a nessun mailing list di carattere politico, di cui circa il 60% dichiara di non essere interessato ad iscriversi in futuro. (…) La partecipazione dei giovani alla vita politica e sociale risulta essere esercitata molto di più attraverso l’esperienza civica, attraverso l’adesione ad una associazione. A fronte di uno scarso interesse nella politica, nel senso di interesse per i dibattiti politici e coinvolgimento diretto in politica, infatti, il 56% degli intervistati dichiara di aderire ad una associazione. Quasi un terzo del campione aderisce allo stesso tempo a più di una associazione. Difficile definire gli ambiti primari di associazionismo, data la pluralità e la varietà di risposte fornite dai giovani alla Domanda 15 (domanda aperta), tuttavia è emerso il primato delle associazioni impegnate nel campo educativo, che totalizzano il 26% di adesioni, e quelle culturali-sportive con circa il 20% di adesione giovanile. Tra le associazioni cui aderiscono i giovani anche la presenza di Associazioni multiambito (pari al 31%) che si occupano di ambiente, cultura, promozione sociale e diritti umani. Tra queste compaiono le ONG o altre organizzazioni che spaziano dalle attività di sensibilizzazione e educazione, ai percorsi di legalità e di attivismo sul territorio. Dai dati sicuramente emerge che la partecipazione alla vita sociopolitica oltre che ad essere espressa con l’adesione ad una associazione, si manifesta dal volontariato: quasi i ¾ del campione, infatti, dichiara di aver avuto esperienze di volontariato. Solo il 26,8% non ha mai avuto esperienze di questo tipo. Il campione di riferimento si dimostra composto da giovani già sensibili alle tematiche di cittadinanza attiva, impegno civico, partecipazione e volontariato. Interessante rilevare che gli ambiti di impegno volontario per i giovani italiani del campione di riferimento sono molteplici. Un terzo degli intervistati, pari al 34% del campione, dichiara infatti di aver fatto esperienza di volontariato in più ambiti, mentre 1/5 di questi dichiara di averlo fatto solo in ambito educativo (22%) e poco meno di un sesto (15%) nel campo della difesa dei diritti umani. Dal punto di vista quantitativo, 1/3 degli intervistati dichiara di partecipare in modo significativo (molto/moltissimo) alle iniziative di volontariato, oltre un terzo partecipa “abbastanza”. Solo 29,4% dei giovani partecipa poco/molto poco alle esperienze di volontariato, dedicando una ridotta parte del proprio tempo. Le ragazze del campione risultano più partecipi e predisposte al volontariato, come dimostrano le linee di tendenza seguenti. Oltre al volontariato, i giovani italiani sono risultati attivi e partecipi anche ad altre forme di partecipazione alla vita sociale e politica. Solo il 10,3% invece dichiara di non aver mai partecipato a nessuna iniziativa, dimostrando comunque un buon livello di partecipazione e di attivismo dei giovani italiani. Pur considerando che i giovani del campione potevano indicare più di una opzione nella risposta, oltre i 2/3 hanno dichiarato di aver partecipato ad una manifestazione di piazza, a marce e sit-in, con oltre il 60% che ha partecipato ad una petizione/raccolta firme. Emerge chiaramente inoltre che questi giovani appartengono ad una generazione, in grado di utilizzare efficacemente sia gli strumenti ordinari che i social network (oltre il 50%) o il Tweetstorm (3%) per partecipare a campagne di pressione istituzionale. Quasi un ¼ degli intervistati ha preso parte ad un flashmob (24,1%), come forma emergente di mobilizzazione sociale e politica. Interessante notare anche che coloro che non hanno ad oggi mai partecipato ad un’iniziativa di mobilizzazione sociale e politica per una “giusta causa” (10,3% del nostro campione, pari a 63 giovani italiani), dichiarano per il futuro l’intenzione di parteciparvi. Oltre l’80% degli intervistati si dimostra infatti interessato, con una distribuzione equilibrata tra maschi e femmine.
L’Europa e i giovani italiani
La terza area di indagine del questionario è la sezione dal titolo “TU, CITTADINO EUROPEO”, composta da 5 domande con focus sulle politiche giovanili in Europa, sulle opinioni dei giovani in merito alle priorità delle politiche che li riguardano direttamente e sulla conoscenza del Dialogo Strutturato in ambito giovanile e della sua finalità.
Dalle risposte raccolte emerge chiaramente un desiderio di protagonismo da parte dei giovani intervistati, che dichiarano per oltre l’85% che “i giovani dovrebbero avere un ruolo attivo nella definizione delle politiche giovanili nei Paesi dell’Unione Europa”. Troppo spesso accade il contrario, ovvero che siano gli “adulti” a definire e determinare le politiche per i giovani, senza coinvolgerli attivamente nella definizione ed individuazione delle politiche che li riguardano. Solo un numero ridotto del campione ha, invece, una posizione di scetticismo, ritenendo la “non necessità” dell’intervento dei giovani nella definizione delle politiche giovanili (7,1%) o non sa esprimere un parere a riguardo (5,6%). Infine un residuo 2,2% dichiara che è “meglio lasciar spazio a persone con maggiore esperienza”. Sulle modalità di contribuzione dei giovani alla definizione delle politiche giovanili emerge invece una certa varietà di risposte, non sempre facilmente intelligibili e articolate. Per promuovere la creatività dei giovani nella identificazione delle modalità di coinvolgimento attivo e per raccogliere dai giovani idee nuove di partecipazione, si è scelto di rendere la Domanda 22 una domanda aperta. Una scelta che ha portato ad una grande variabilità di risposte, evidenziato un’idea non sempre chiara da parte degli stessi giovani in merito alle possibili modalità di protagonismo. Riconducendo la varietà di risposte ad unità, si sono individuate 5 aree di coinvolgimento dei giovani: l’importanza di attivarsi in prima persona e di coinvolgersi; la necessità di informarsi di più sulle tematiche europee e di essere formati a riguardo; prendere parte a consultazioni e tavoli che si formano dal basso; infine, una maggiore rappresentanza di giovani a livello locale (Città-Provincia-Regione) e Nazionale. Oltre un terzo (35,2%) degli intervistati dichiara che lo strumento della consultazione su proposte concrete è il più adeguato per concretizzare il desiderio di protagonismo dei giovani. Interessante e potenziale oggetto di ulteriori approfondimenti anche l’affermazione fatta da oltre un quinto degli intervistati (21,2%), ovvero che sia la rappresentanza lo strumento più adeguato, mentre il 17% dichiara che lo strumento migliore sia la formazione. Un 15,2% ritiene necessario agire in tutte questi ambiti contemporaneamente per garantire un’adeguata partecipazione dei giovani alla definizione delle politiche europee. Interessante il dato del solo 11,5% dei giovani che ritiene di doversi attivare personalmente, confermando, nonostante tutto, una certa riluttanza dei giovani alla partecipazione individuale. In merito al Dialogo Strutturato giovanile, attualmente al suo IV° ciclo, è interessante notare come quasi 2/3 degli giovani dichiarano di non essere a conoscenza del fatto che l’Europa prevede il coinvolgimento dei giovani nelle politiche europee tramite il Dialogo Strutturato. Un dato interessante da un punto di vista statistico, data l’importanza riconosciuta dalle Politiche Europee a questo strumento. Sull’efficacia dello strumento di consultazione on-line a livello nazionale, impiegato dall’UE nel Dialogo Strutturato per raccogliere le opinioni dei giovani europei circa le politiche giovanili, invece, le opinioni dei giovani si divide. Poco meno dei 2/3 dei giovani del campione, pari al 58,2%, ritiene che lo strumento on-line usato da parte dell’UE nel Dialogo Strutturato per raccogliere le opinioni dei giovani europei circa le politiche giovanili sia uno strumento efficace. Una valutazione che meriterebbe considerazione da parte delle Istituzioni Nazionali ed Europee in merito al futuro del Dialogo Strutturato in ambito giovanile, per comprendere altre modalità di coinvolgimento maggiormente efficaci. Infine, è stato chiesto ai giovani quali fossero le tematiche che considerano prioritarie nell’ambito delle politiche giovanili europee, con la possibilità di scelta multipla (max3). Senza ombra di dubbio il tema del “lavoro”, declinato in lotta alla precarietà, accesso al mercato del lavoro e ricerca della stabilità economica, rappresenta la priorità per i giovani su cui incentrare le future politiche giovanili europee, per oltre il 72,3% degli intervistati. Successivamente, più della metà dei giovani (pari al 51,1%) ritiene che le sfide globali (diritti fondamentali, disparità economiche, tutela ambientale) sono ambiti altrettanto importanti su cui costruire le politiche europee. A seguire, con percentuali minori ma sempre significative: l’importanza di investire in educazione formale/Formazione professionale riconosciuto importante per il 44,9% del campione; il tema dell’inclusione sociale dei giovani con minori opportunità (economiche, sociali, etniche, …) che vanno quindi accompagnati nel superare le proprie condizioni di minorità per il 42% degli intervistati; il riconoscimento del volontariato e dell’impegno solidale come formazione umana e valoriale per i giovani (pari al 36,9%); infine, il focus sull’importanza di stimolare e premiare la creatività e l’imprenditorialità (sviluppo dei talenti, innovazione, …), ritenuto tema rilevante per il 33% dei giovani italiani. Interessante notare invece come sia fanalino di coda il tema della Partecipazione politica e civica, con il 25,4% dei voti. Un dato che fa riflettere visto che i giovani del campione sembrano non riconoscere che forse una loro maggiore partecipazione politica e civica potrebbe consentire un migliore indirizzo delle politiche giovanili europee verso i temi per loro più rilevanti. Emerge comunque chiaramente dalle risposte dei giovani che le sfide del lavoro, del superamento delle disparità economiche, della tutela dell’ambiente e della promozione dei diritti umani, com’anche quella dell’inclusione sociale e del volontariato, siano temi maggiormente sentiti dai giovani italiani rispetto alla tematica della Partecipazione politica e civica.