Amo giocare e sono anche molto competitiva. Mi piacciono le carte, i giochi di ruolo, quelli di società. I quiz in televisione e la palla in spiaggia, e mi diverto ancora a giocare con le macchinine o con le barbie se è un bambino a chiedermelo.
Ma giocare alla guerra no. Quello non mi è mai piaciuto. Non ho mai regalato armi giocattolo ad un bambino e mai lo farò; così come a fatica, per assecondare qualche volta gli amici, ho giocato a Risiko senza mai divertirmi davvero. Troppi carri armati e territori da conquistare senza un perché, per la semplice sete di vittoria.
Eppure oggi – ahimé – mi ritrovo a vivere (così come milioni di persone) in un grande e assurdo gioco in cui a dettare le regole sono personaggi pericolosissimi, assetati di potere, senza scrupoli, privi di buon senso, che ragionano solo per interessi politici ed economici e che rischiano di trascinarci tutti in una guerra mondiale senza precedenti.
Personaggi infantili che giocano alla guerra. E’ così che vedo Trump, Putin, Erdogan, Kim Jong-un. Non uomini di potere che cercano di amministrare al meglio i propri territori, ma bambini viziati e capricciosi che sfoggiano i loro giocattoli indispettendo i compagni e generando solo una corsa al giocattolo più nuovo e sfavillante, che li metta nella condizione di primeggiare.
Ed ecco allora che da un lato Trump sgancia “la madre di tutte le bombe”, dall’altro Kim Jong-un si dice pronto a reagire a qualsiasi tipo di guerra e Putin prepara il suo arsenale garantendo che le sue armi non sono di certo meno potenti di quelle americane. Mentre Erdogan, per non sentirsi da meno, porta a casa un referendum che rafforza i suoi poteri e che potrebbe garantirgli lo “scettro” fino al 2034.
Ha ragione papa Francesco quando davanti a tanto orrore commenta: «A farne le spese sono sempre gli ultimi, gli inermi. Mi viene solo da chiedere con più forza la pace per questo mondo sottomesso ai trafficanti di armi che guadagnano con il sangue degli uomini e delle donne. Oggi purtroppo siamo alle prese con una terribile guerra mondiale a pezzi. Non è facile sapere se il mondo attualmente sia più o meno violento di quanto lo fosse ieri, né se i moderni mezzi di comunicazione e la mobilità che caratterizza la nostra epoca ci rendano più consapevoli della violenza o più assuefatti a essa».
In questo assurdo clima, in questo drammatico ritorno al passato, in questo futuro abitato da antichi e ridicoli imperatori, davvero non mi stupirebbe se qualcuno di loro decidesse di farsi incoronare per contrastare la propria ansia da prestazione.
Un’ansia da prestazione che – consentitemi di dirlo senza passare per femminista – a me appare quasi totale appannaggio degli uomini, o meglio dei maschi. A tal proposito, quante volte mi è capitato di chiedermi cosa sarebbe accaduto in passato, o cosa accadrebbe oggi, se alla guida delle grandi potenze mondiali ci fossero delle donne.
Vi sembrerò ingenua, ma io credo che nel mondo ci sarebbe una buona dose di pace in più. Dopotutto nessuna donna mette al mondo un figlio per mandarlo a giocare alla guerra.
Perché la guerra, quella vera, sarà pure un gioco tra bambini cresciuti e diventati potenti, ma purtroppo si muore davvero.
Il direttore
Vignetta di copertina: Freccia.