In occasione della prima giornata della terza Conferenza nazionale sui rifiuti organizzata alla Casa del Cinema Roma da Legambiente, Editoriale La Nuova Ecologia e Kyoto Club in partenariato con il Coou, (il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati), si è parlato di economia circolare.
Sarebbero, secondo le stime emerse dagli studi presentati, 199.000 i nuovi posti di lavoro nati in Italia grazie ai cicli virtuosi dell’economia circolare. Stiamo quindi parlando di riciclo, rigenerazione, bioeconomia, industria alimentare, chimica e farmaceutica. Ogni anno il nostro Paese produce circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti a cui vanno aggiunti 20 milioni di tonnellate di residui agricoli, potenzialmente utilizzabili nel compostaggio con positive ricadute economiche sul settore occupazionale. Ulteriori calcoli effettuati da altri studi di settore riferiscono della possibilità di 400.000 complessivi nuovi posti di lavoro in tutta Europa, frutto di un’attenta e rigorosa applicazione del pacchetto sull’economia circolare del luglio 2014.
Certo è che un uso intelligente delle risorse risponde a una logica vincente per la competitività delle imprese là dove il 40% dei costi che il settore manifatturiero europeo sostiene riguarda principalmente le materie prime, percentuale alla quale vanno aggiunte le spese dell’acqua e dell’energia con cui si arriva dunque alla metà esatta del costo di fabbricazione, più il 20% di ovvio costo del lavoro. Sulla base di questi dati risulta chiaro come ci sia la necessità di aumentare del 30% circa (entro il 2030) la produttività delle risorse, che va misurata in base al rapporto esistente tra Pil e consumo di materie prime.
Puntando in maniera determinata su buone prassi assodate quali prevenzione dei rifiuti, rigenerazione, riparazione e riciclaggio, i risparmi cominciano ad essere di una certa importanza ossia pari all’8% del fatturato annuo. Senza contare la questione legata ai benefici ambientali che vedrebbero una riduzione dell’emissione di gas serra compresa tra il 2 e il 4%.
In questo senso viene in mente una realtà virtuosa tutta italiana, quella rappresentata dal Coou, che da 32 anni applica una vera e propria economia circolare. Stiamo infatti parlando del primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata, grazie al quale dal 1984 fino ad oggi sono stati raccolti complessivamente 5,3 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato. Riutilizzare un rifiuto così nocivo per l’ambiente è già di per sé un comportamento da lodare ma ha rappresentato la base di partenza, perché in effetti, grazie a questa pratica, si è arrivati a un risparmio totale sulle importazioni di petrolio in Italia pari a 3 miliardi di euro.