Ha ancora senso parlare di bilancio sociale dopo la riforma della “buona scuola”? La nuova “cassetta degli arnesi” a disposizione di dirigenti scolastici e insegnanti risponde a pieno alle necessità di trasparenza, di comunicazione e cooperazione con gli stakeholder cui il bilancio sociale intende riferirsi? Gli operatori della scuola pongono queste domande a chi si occupa di rendicontazione sociale, preoccupati che ai già numerosi adempimenti obbligatori si sommino immotivati oneri “volontari”.
I quesiti in questione rendono necessario un complesso lavoro di approfondimento ma, soprattutto, avrebbero bisogno di una fase di sperimentazione che consenta di comprendere meglio efficacia ed efficienza dei nuovi strumenti.
Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, il Rapporto di Autovalutazione e il Piano di Miglioramento, quanto meno nelle intenzioni del legislatore, rappresentano un insieme di strumenti che contribuiscono a definire con precisione “l’identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche” e a esplicitare “la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa e organizzativa che le singole scuole adottano nell’ambito della loro autonomia” (art. 3 comma 1 L. 107/2015).
Il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, in particolare, si configura come un documento di programmazione, a valenza triennale, al quale viene attribuita anche una specifica finalità di informazione per gli studenti e i genitori in merito all’offerta formativa messa in campo dalla scuola. Di grande interesse, in proposito, l’indicazione contenuta nel comma 5 del citato art. 3 in cui si prevede che il Dirigente scolastico promuova “i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio”.
Il Rapporto di Autovalutazione consente alle scuole di ricostruire un quadro analitico e dettagliato della propria attività prendendo in esame unitariamente, attraverso l’utilizzo di indicatori:
A quest’ultimo aspetto si collega il Piano di Miglioramento. Le scuole sono chiamate a individuare poche priorità su cui definire azioni di miglioramento, specificando i traguardi da conseguire, gli impatti da determinare e la fattibilità di ciascun processo.
In ogni caso il Rapporto di Autovalutazione e il Piano di Miglioramento, nonostante le caratteristiche delle informazioni trattate, sembrano mantenere soprattutto una valenza interna al sistema scolastico e alla comunità dei suoi operatori.
Tornando al quesito iniziale, come si colloca in questo nuovo contesto la rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche? Ebbene, il bilancio sociale delle scuole può agevolmente essere ricondotto a coerenza con gli strumenti sopra illustrati e, allo stesso tempo, costituire uno specifico elemento di arricchimento.
La coerenza è garantita dall’utilizzo delle medesime fonti informative che, peraltro, evitano inutili duplicazioni di indagini e di elaborazioni. La specificità dell’apporto del bilancio sociale è insita in alcune sue caratteristiche.
Il bilancio è uno strumento di rendicontazione di responsabilità sociale: la scuola rende conto degli impegni assunti, dei risultati conseguiti, degli effetti sociali prodotti nell’ambito di un dialogo continuo con i suoi interlocutori, finalizzato al miglioramento complessivo delle proprie performance.
Di conseguenza si può evidenziare che:
In altri termini, il bilancio sociale è un documento periodico (con cadenza annuale o biennale), volontario (non vi sono obblighi normativi), flessibile (lo schema di riferimento può essere adattato a particolari esigenze), attendibile (evidenziando eccellenze e criticità), in grado di mettere insieme informazioni altrimenti “disperse” in più documenti e di fornire una rappresentazione “a tutto tondo” dell’impegno della scuola nella comunità.
In conclusione, i nuovi strumenti migliorano senza dubbio la capacità di programmare il lavoro, controllarne l’avanzamento, valutare le performance e gestire adeguate procedure di miglioramento ma lo sguardo rimane sostanzialmente “interno”. Il bilancio sociale, tuttavia, sembra mantenere inalterata la sua validità perché consente alla scuola di allargare lo sguardo verso l’esterno, perché tenta di misurare l’impatto sociale delle proprie azioni, perché stimola e facilita il dialogo con i portatori di interesse, acquisendone punti di vista e indicazioni, perché allarga i confini dell’istituzione scolastica rendendola parte essenziale di una più vasta comunità.
Certamente il bilancio sociale costituisce un ulteriore sforzo per operatori già gravati di molti oneri ma, forse, si tratta proprio di quello sforzo che vale la pena fare, perché aiuta a far conoscere meglio il lavoro della scuola, ne riconosce il valore, e tesse un’autentica trama di relazioni e solidarietà.