Nonostante i moderati segnali di ripresa dell’economia che si sono registrati negli ultimi mesi, la fiducia nella fine della crisi stenta ancora a farsi largo tra i lavoratori dipendenti, i pensionati, le persone a basso reddito, i precari, i disoccupati e i giovani, che resta, anzi, molto pessimista rispetto alla situazione economica dell’Italia. Questo, in sintesi, ciò che emerge dall’indagine “Fiducia economica, clima sociale e i giudizi sul Governo e sulla Cgil”, relativa al terzo trimestre 2015 lanciata dall’istituto di ricerca Tecnè in collaborazione con la fondazione Di Vittorio e presentata ieri a Roma durante una conferenza stampa presso la Cgil nazionale.
La ricerca evidenzia che, in una scala da 1 a 100, la fiducia economica del Paese resta in territorio negativo sebbene la lieve crescita dai 44 punti del periodo scorso ai 45 del terzo trimestre dell’anno. Nello specifico, risulta stabile tra i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (44), tra i pensionati (39), tra chi ha redditi bassi (33), tra i lavoratori precari (39); scende tra i disoccupati (a 17 da 21), tra i giovani 18-29enni (a 25 da 32).
Rispetto al secondo trimestre 2014, però, si registrano incrementi nella fiducia economica tra i lavoratori dipendenti (38-44), tra quelli precari (35-39) e tra i pensionati (37-39); una situazione all’incirca stabile tra i giovani (43-42). È peggiorato, invece, tra i disoccupati (35-29) e tra chi ha redditi bassi (35-33).
Esaminando il clima sociale che racchiude, oltre a quella economica anche la fiducia politica e istituzionale, i giudizi sono per lo più negativi, ben distanti dalla soglia base dei 50 punti. Pertanto, si manifesta un certo malcontento per quelli che sono gli organi decisionali. Nella parte di popolazione che include lavoratori dipendenti, pensionati, persone a basso reddito, precari, disoccupati e giovani si attesta a 21 punti, in discesa dai precedenti 26. Percorso analogo per quanto riguarda il resto della popolazione (34-27). Il clima sociale, nel suo complesso, si attesta a 24 quando era a 30 punti nel precedente trimestre, sottolineando perciò un vero e proprio crollo che coinvolge entrambi i campioni rappresentativi della popolazione. In un anno non traspare la percezione netta di una ripresa consolidata. Lievi miglioramenti nei giudizi, fatta eccezione delle persone a basso reddito, comprende le categorie dei lavoratori dipendenti (38-36), pensionati (36-35), lavoratori precari (35-34), disoccupati (28-27), giovani 18-29 anni (32-31). Nelle prospettive della situazione economica tra 12 mesi, i più ottimisti sono i lavoratori dipendenti (su livelli stabili nel terzo e secondo trimestre a 52 punti), i più pessimisti i disoccupati (39-40).
Un trend analogo viene riscontrato anche per quanto riguarda i giudizi sulla situazione economica della famiglia rispetto a un anno fa. Si mantiene all’incirca stabile, in territorio negativo, tra tutte le categorie coinvolte, salvo i lavoratori dipendenti che si attesta a 41 dal precedente valore di 39 punti. Allo stesso modo le prospettive economiche della propria famiglia tra 12 mesi non mostrano particolari stravolgimenti rispetto a quelle manifestate lo scorso trimestre, ma si mantengono sugli stessi livelli. Proprio, tra i pensionati, tra chi ha redditi bassi, tra i lavoratori precari, tra i disoccupati e tra i giovani, si teme un lieve peggioramento. Ciò può dipendere anche dalle attese sull’occupazione che registrano un metro di giudizio all’incirca analogo. In generale quanti dichiarano a settembre che la situazione economica dell’Italia sia migliorata, molto o abbastanza, rispetto ai 12 mesi precedenti è il 20% del totale (ad agosto era il 16%), appena il 4% tra quelli che ritengono migliorata la situazione economica della famiglia (giudizi che si mantengono stabili rispetto ai mesi precedenti).
Anche i giudizi sulle politiche del Governo restano sostanzialmente negativi e stabili rispetto al secondo trimestre 2015. Tra i lavoratori dipendenti si attesta a 33 punti, tra i pensionati a 39, tra chi ha redditi bassi a 31, tra i lavoratori precari a 32, tra i disoccupati a 31 così come tra i giovani.
Per quanto riguarda, invece, i giudizi sull’operato della Cgil, si registra una leggera flessione tra le diverse categorie sociali, pur restando nella maggior parte dei casi in territorio positivo. Tra i lavoratori dipendenti passa da 52 del secondo trimestre a 51 del terzo trimestre, tra i pensionati da 46 a 45, tra hi ha redditi bassi da 58 a 57, tra i lavoratori precari da 50 a 49, tra i disoccupati da 51 a 50. Tra i giovani 18-29 anni, infine, da 48 a 47.