
Gesù tra i mercanti del Tempio, raccontato con immagini così ricche di particolari e di colori e così fluide nel loro susseguirsi, da far pensare ad una sequenza cinematografica. La solitudine di Giuda il traditore e il senso di morte, che l'immagine di un albero bruciato e nero rende più di ogni parola. I colori esplosivi della pagina in cui Marco evangelista incontra Sofia. Oggetto di un restauro delicato e sapiente, messo in sicurezza da una nuova più bilanciata rilegatura, torna a casa, annuncia Monsignor Giuseppe Satriano vescovo di Rossano-Cariati, il Codex Purpureus Rossanensis, celeberrimo evangelario miniato su fogli di pergamena color della porpora, forse il più antico libro illustrato della storia, dal 2015 Patrimonio dell'Umanità, che sarà esposto al pubblico dal 2 luglio nelle sale del Museo Diocesano di Rossano Calabro. Tre anni di indagini e di analisi nei laboratori romani dell'Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario (Icrcpal) ne hanno confermato il valore incommensurabile e l'origine orientale nel VI secolo. Oltre a rivelare particolari inediti sulla sua fattura. Un tesoro così sapientemente realizzato da essersi conservato per 15 secoli a dispetto di viaggi perigliosi, smembramenti, peripezie, persino un incendio, sottolineano i tecnici. Ma comunque fragilissimo. Per questo ad attendere il codice nelle sale completamente rinnovate e arricchite da un allestimento multimediale, ci sarà una super teca climatizzata che ne consentirà una monitoraggio continuo. Le pagine miniate, 15 in tutto, sono una più stupefacente dell'altra, come documentano le immagini dell'ANSA. Roma, 7 giugno 2016. ANSA/ ETTORE FERRARI
Dopo una delicata e attenta opera di restauro, torna a casa il Codex Purpureus Rossanensis, evangelario miniato su fogli di pergamena dalla base color porpora. Si tratta, probabilmente, del più antico libro illustrato della storia, che dal 2015 è divenuto Patrimonio dell’Umanità. Infatti sarà possibile ammirarlo dal 2 luglio, quando verrà esposto nelle sale del Museo Diocesano di Rossano Calabro (Cosenza).
Complessivamente l’antichissimo libro è stato oggetto di tre anni di indagini e analisi presso i laboratori romani dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Libraio (Icrcpal) che ne hanno attestato il gran valore e certamente l’origine orientale risalente al VI secolo.