Il crowdfunding culturale e il people raising

L’approfondimento dedica spazio alle analisi e riflessioni condotte dalla Fondazione Fitzcarraldo, centro indipendente che svolge attività di progettazione, ricerca, formazione e documentazione sul management, l’economia e le politiche della cultura, delle arti e dei media.

La ricerca dal titolo “Dal crowdfunding al people raising” ha l’obiettivo di stimare l’impatto finanziario di raccolte e di donazioni medie in progetti di successo. E‘ stato analizzato se le raccolte, attraverso i portali di crowdfunding, siano diventate uno strumento utile per integrare progetti e servizi culturali.

Quando pensiamo alla cultura, l’accezione semantica di ciò che indaghiamo è quanto mai eterogenea e in Italia i portali che se ne occupano, hanno per lo più un approccio generalista, tuttavia, negli ultimi due anni si evidenzia una specializzazione settoriale che ha portato alla creazione di 10 portali la cui mission comprende arte contemporanea, restauro, musica, creatività visiva, design e produzione editoriale.

Data la loro recente attivazione e il ristretto numero di progetti finanziati con successo, non è stato possibile tracciare un’analisi adeguata delle donazioni. In un quadro in continua evoluzione va comunque segnalata la dinamicità di alcuni portali quali ad esempio Bookabook che propone libri inediti in cui il donatore può leggere un’anteprima e con un’offerta minima accedere ai capitoli successivi. Il libro per essere pubblicato deve raggiungere un obiettivo di raccolta fissato su una scadenza temporale, se non la raggiunge le donazioni vengono restituite, mentre in caso di successo il donatore riceve un e-book e i ringraziamenti generalmente previsti dalle formule reward.

Anche Be Crowdy dimostra una certa vivacità. Il portale vincitore di un bando giovanile per imprenditori under 30, indetto dalla cooperativa sociale Gruppo Scuola e promosso dal comune di Parma con il finanziamento della Fondazione Cariparma nel 2013 è arrivato tra i 50 finalisti del concorso europeo Diversity European Idea Competition nella categoria “Finance Culture”. Operativo da poco più di un anno, Be Crowdy, si occupa di cultura e arte, suddivise in 5 categorie di raccolta: arti visive, eventi, musica, editoria, arti performative, e sinora ha portato a termine con successo il finanziamento di 8 progetti, raggiungendo una raccolta complessiva di circa 34.000 euro e il coinvolgimento di 694 donatori.

Oggetto dell’analisi è rappresentato da 40 progetti, realizzati da 4 tra i più importanti portali italiani, ed è stato approfondito il comportamento di donatori e promotori. I risultati descrivono l’analisi di un settore in forte crescita, evidenziando opportunità e criticità ed elaborando quella che si propone come un’introduzione ragionata al mondo del crowdfunding.

Il report ha esteso la propria indagine alla recente normativa introdotta dall’equity crowdfunding, soffermandosi sulle potenzialità degli investimenti nelle startup innovative. Nel tratteggiare un quadro complessivo delle iniziative di raccolta, si è fatto riferimento anche alle altre fonti di finanziamento accessibili.

È stato evidenziato il ruolo delle fondazioni bancarie e delle aziende, due tra i principali attori nel sostegno all’attività culturale, descrivendo i cambiamenti in atto sia nelle modalità di supporto che nelle strategie di sviluppo.

Particolare attenzione è stata dedicata al volontariato, una realtà italiana diffusa e partecipata, che nella sua forma di organizzazione evoluta, il cosiddetto people raising, sembra potersi meglio adattare alla complessità del presente, sfruttando un potenziale di raccolta non ancora messo a sistema. Nella seconda parte del report, si è scelto di descrivere case studies locali in cui sono stati individuati nuovi approcci al corporate fundraising, non necessariamente finanziari, che introducono modelli collaborativi tra Terzo settore, pubblica amministrazione e aziende.

Tra questi, citiamo il modello adottato dalla cooperativa sociale Vedogiovane di Arona, una delle realtà nazionali più dinamiche in materia di politiche giovanili e innovazione sociale. Da sempre attiva nel territorio novarese, nel novembre del 2011, in piena crisi economica ha lanciato il progetto “Non di solo pane” aprendo una mensa sociale ad Arona seguita nel novembre del 2013 da una seconda a Borgomanero. Questo progetto rappresenta una sperimentazione in cui people raising, crowdfunding e fundraising dialogano con importanti risultati, offrendo modelli durevoli, replicabili in altre realtà italiane.

La novità più interessante sembra proprio la modalità di organizzazione del volontariato, coordinata da professionisti del Terzo settore, che prevede per i volontari un iter di adesione al progetto comprensivo di colloquio, periodo di prova, riunioni di gruppo, monitoraggio mensile, percorsi formativi, supervisioni ed empowerment. Si è così superato un approccio “buonista” al volontariato che data la natura della scelta, ne garantiva, a prescindere dai risultati, una considerazione positiva. Vedogiovane ha, invece, introdotto un metodo di lavoro pensato per valorizzare le reali competenze di ogni singolo volontario, e cosa non da poco in un mondo caratterizzato da un’estrema autoreferenzialità, è riuscita a far dialogare all’interno dello stesso progetto realtà associative che difficilmente si erano mai rapportate.

Published by
Barbara Scutti