Il Miur contro bullismo e cyberbullismo

Il 9 febbraio è stata celebrata la tredicesima edizione del Safer Internet Day, la giornata per la sicurezza in rete, promossa dalla Commissione Europea. Il tema dell’edizione 2016 è stato “Play your part for a better Internet”, “Costruiamo insieme una Rete migliore!”. L’iniziativa si propone di promuovere l’utilizzo sicuro di Internet e delle nuove tecnologie online, con particolare riguardo ai bambini e ai giovani. Nell’occasione il Miur ha diffuso un video contro il bullismo e il cyberbullismo. Come abbiamo già ricordato (leggi l’articolo) l’intento del Miur, attraverso il filmato, è quello di opporsi alla dilagante indifferenza e porre rimedio all’ignoranza legate al fenomeno del bullismo sul web, rivolgendosi anche alle famiglie, al mondo della scuola e alla società intesa in tutti i suoi aspetti.

Ormai il bullismo e il cyberbullismo hanno assunto una rilevanza tale da richiedere strategie coordinate di intervento. Il Miur ha cercato di affrontare questa “emergenza” dapprima con specifici progetti e sostenendo l’iniziativa delle singole scuole e, successivamente, attraverso l’emanazione di indirizzi unitari riassunti nel documento Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo (aprile 2015).

Ma in primo luogo chiediamoci cosa si intenda per bullismo e per cyberbullismo.
In un passaggio del testo vengono riportate alcune delle più accreditate definizioni di bullismo: “II bullismo è un fenomeno definito come il reiterarsi di comportamenti e atteggiamenti diretti o indiretti volti a prevaricare un altro con l’intenzione di nuocere, con I ‘uso della forza fisica o della prevaricazione psicologica” (Farrington, 1993 ); “Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto ripetutamene nel corso del tempo alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o più compagni” (Olweus, 1993); “(II bullismo) comprende azioni aggressive o comportamenti di esclusione sociale perpetrati in modo intenzionale e sistematico da una o più persone ai danni di una vittima che spesso ne è sconvolta e non sa come reagire” (Menesini, 2004). Per altro verso, il cyberbullismo, non è nient’altro che “la manifestazione in rete del fenomeno del bullismo”. Tuttavia la sua specificità consiste nel fatto che “la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case e nella vita delle vittime, di materializzarsi in ogni momento, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite diversi device, o pubblicati sui siti web tramite Internet”.

Il documento da un lato propone un’analisi del fenomeno e dall’altro chiarisce strumenti e strategie di intervento da parte del Ministero e della comunità scolastica.

Gli anni passati sono stati caratterizzati da iniziative quali la casella di posta elettronica bullismo@istruzione.it, il sito web www.smontailbullo.it, i social tematici, costruiti insieme ai ragazzi, www.webimparoweb.eu e www.il social.eu.

Dal 2012 al 2014 è stato realizzato il progetto “Generazioni Connesse – Safer Internet Centre Italiano” (SIC) co-finanziato dalla Commissione Europea, coordinato dal MIUR con il partenariato del Ministero dell’Interno-Polizia Postale e delle Comunicazioni, dell’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza, di Save the Children Italia, di Telefono Azzurro, di EDI onlus, del Movimento Difesa del Cittadino. Il progetto in questione sarà ulteriormente implementato con nuovi materiali e funzioni. In particolare, in collaborazione con partner specializzati, saranno realizzati nuovi strumenti per segnalare gli episodi di bullismo e cyberbullismo (Telefono Azzurro) e la presenza di materiale pedopornografico online (Save the Children).

Inoltre il Miur intende riorganizzare la propria struttura di intervento, attraverso il potenziamento dei Centri Territoriali di Supporto (CTS), sostenere specifiche azioni mirate promosse dalle scuole e rivolte agli studenti e alle loro famiglie e, soprattutto, potenziare la formazione degli insegnanti.

Di seguito riportiamo la Premessa delle Linee di orientamento, rinviando la consultazione del testo integrale al link.

LINEE DI ORIENTAMENTO PER AZIONI DI PREVENZIONE E DI CONTRASTO AL BULLISMO E AL CYBERBULLISMO

Premessa

II Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e impegnato da anni sui fronti della prevenzione del fenomeno del bullismo e, più in generale, di ogni forma di violenza, e ha messo a disposizione delle scuole varie risorse per contrastare questo fenomeno ma soprattutto ha attivato strategie di intervento utili ad arginare comportamenti a rischio determinati, in molti casi, da condizioni di disagio sociale non ascrivibili solo al contesto educativo scolastico.

Con l’evolversi delle tecnologie, l’espansione della comunicazione elettronica e online e la sua diffusione tra i pre-adolescenti e gli adolescenti, il bullismo ha assunto le forme subdole e pericolose del cyberbullismo che richiedono la messa a punto di nuovi e più efficaci strumenti di contrasto.

I bulli, infatti, continuano a commettere atti di violenza fisica e/o psicologica nelle scuole e non solo. Le loro imprese diventano sempre più aggressive ed inoltre la facilita di accesso a pc, smartphone, tablet consente ai cyberbulli anche di potere agire in anonimato. È necessario valutare, dunque, i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo nella loro complessità e non soffermare l’attenzione solo sugli autori o solo sulle vittime ma considerare tutti i protagonisti nel loro insieme: vittime, autori ed eventuali ”testimoni” per poter gestire in modo più appropriato gli interventi.

Gli atti di bullismo e di cyberbullismo si configurano sempre più come l’espressione della scarsa tolleranza e della non accettazione verso chi e diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psico-fisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari: vittime del bullismo sono sempre più spesso, infatti, adolescenti su cui gravano stereotipi che scaturiscono da pregiudizi discriminatori. È nella disinformazione e nel pregiudizio che si annidano fenomeni di devianza giovanile che possono scaturire in violenza generica o in più strutturate azioni di bullismo.

Tra gli altri, i ragazzi con disabili sono spesso vittime dei bulli che ripropongono ed enfatizzano pregiudizi ancora presenti nella società. La persona con disabilita appare come un “diverso” più facile da irridere o da molestare.

Possono essere, in alcuni casi, persone molto fragili e anche vittime più inermi. Le forme di violenza che subiscono possono andare da una vera e propria sopraffazione fisica o verbale fino a un umiliante e doloroso isolamento sociale.

In alcune particolari casi di disabilità che si accompagnano a disturbi di tipo psicologico o comportamentale, il ragazzo potrebbe essere incapace di gestire la violenza e questo potrebbe scatenare in lui crisi oppositive o auto-etero lesioniste. Non dovrebbe, quindi, essere mai lasciato solo in situazioni rischiose.
Interventi mirati vanno, dunque, attuati da un Iato sui compagni più sensibili per renderli consapevoli di avere in classe un soggetto particolarmente vulnerabile e bisognoso di protezione; dall’ altro sugli insegnanti affinché acquisiscano consapevolezza di questa come di altre “diversità”.

Tra gli altri, i ragazzi con autismo sono spesso vittime dei bulli per i loro comportamenti “bizzarri” e per la loro mancanza di abili1i sociali; hanno difficolta nei rapporti interpersonali e di comunicazione e sono quindi soggetti molto fragili e anche vittime più inermi. Le forme di violenza che subiscono possono andare da una vera e propria sopraffazione fisica o verbale fino a un umiliante e doloroso isolamento sociale.

L’autistico e in genere incapace di gestire la violenza e questo potrebbe scatenare in lui crisi oppositive o auto-etero lesioniste e non dovrebbe, quindi, essere mai lasciato solo in situazioni rischiose.

Interventi mirati vanno, dunque, attuati da un lato sui compagni più sensibili per renderli consapevoli di avere in classe un soggetto particolarmente vulnerabile e bisognoso di protezione; dall’ altro sugli insegnanti affinché acquisiscano consapevolezza di questa situazione come di altre “diversità”.
Il considerare, per esempio, “diverso” un compagno di classe perché ha un orientamento sessuale o un’identità di genere reale o percepita differente dalla propria poggia le sue basi sulla disinformazione e su pregiudizi molto diffusi che possono portare a non comprendere la gravità dei casi, a sottostimare gli eventi e a manifestare maggiore preoccupazione per I’ orientamento sessuale della vittima che per l ‘episodio di violenza in sé. Nel caso specifico, infatti, la vittima di bullismo omofobico molto spesso si rifugia nell’isolamento non avendo adulti di riferimento che possano comprendere la condizione oggetto dell’offesa.

A tal proposito, scuola e famiglia possono essere determinanti nella diffusione di un atteggiamento mentale e culturale che consideri la diversità come una ricchezza e che educhi all’ accettazione, alia consapevolezza dell’altro, al senso della comunità e della responsabilità collettiva. Occorre, pertanto, rafforzare e valorizzare il Patto di corresponsabilità educativa previsto dallo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria: la scuola è chiamata ad adottare misure atte a prevenire e contrastare ogni forma di violenza e di prevaricazione; la famiglia è chiamata a collaborare, non solo educando i propri figli ma anche vigilando sui loro comportamenti.

Per definire una strategia ottimale di prevenzione e di contrasto, le esperienze acquisite e le conoscenze prodotte vanno contestualizzate alla luce dei cambiamenti che hanno profondamente modificato la società sul piano etico, sociale e culturale e ciò comporta una valutazione ponderata delle procedure adottate per riadattarle in ragione di nuove variabili, assicurandone in tal modo l’efficacia.

Le presenti linee di orientamento hanno, dunque, lo scopo di dare continuità alle azioni già avviate dalle istituzioni scolastiche e non solo, arricchendole di nuove riflessioni. In questa prospettiva, è fondamentale puntare proprio sull’innovazione, non per creare ex novo e ripartire da zero tralasciando la grande esperienza e il know-how acquisito negli anni dalle scuole, bensì per rinnovare ovvero far evolvere i sistemi di intervento sperimentati in questi anni.

Non si chiede, dunque, alle scuole di abbandonare le modalità e le azioni con cui hanno finora contrastato il bullismo; ciò che invece si propone è la revisione dei processi messi in atto per una messa a punto di un nuovo piano strategico di intervento che tenga conto dei mutamenti sociali e tecnologici che informano I ‘universo culturale degli studenti.

In questa fase di lotta alle nuove forme di bullismo si richiede, pertanto, alle scuole di proseguire nel loro impegno, favorendo la costituzione di reti territoriali allo scopo di realizzare progetti comuni e di valutare processi e risultati prodotti: si darà vita cosi, attraverso il confronto, ad un sistema di buone pratiche e si svilupperà nel tempo un know-how fondato storicamente sulla continuità e sulla valutazione delle esperienze e, contestualmente, sui rinnovamento dei processi alia luce dei risultati.

Operare nella logica della continuità vuol dire non sottostimare il lavoro delle scuole e non disperdere, quindi, il patrimonio di conoscenze e competenze efficaci da esse acquisite. II cambiamento, pertanto, va inteso come una risposta ai bisogni emergenti dalla stessa realtà che richiede I ‘innovazione.

In questa prospettiva, le scuole potranno ben giocare la loro riconosciuta centralità nella gestione dell’istruzione e, nel rispetto delle Indicazioni ministeriali, si assumeranno la responsabilità delle proprie scelte didattiche e organizzative per dare attuazione alle presenti linee di orientamento perseguendo, nei processi di educazione alla legalità e alla convivenza civile, le finalità pedagogiche indicate e traducendone gli obiettivi strategici in obiettivi operativi.

II rispetto della centralità delle scuole rappresenta un aspetto fondamentale della democrazia sociale su cui si regge il modello della governance che il MIUR ha adottato da tempo.

Privilegiare il sistema della governance la cui costruzione, al momento, è in fieri e richiede la destrutturazione delle gerarchie burocratiche, vuol dire, infatti, evitare il rischio di attenersi al solo schema “dalla teoria alia prassi”; un rinnovamento autentico deve, invece, considerare l’obsolescenza delle soluzioni dall’alto e privilegiare il credito, ormai riconosciuto, all’interazione “teoria/prassi/teoria”.

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Valerio Roberto Cavallucci