Il Giorno del Dono 2016 ha preso ufficialmente il via con il convegno “L’Italia che dona” organizzato a Milano dall’Istituto Italiano della Donazione in collaborazione con la Fondazione Sodalitas. L’iniziativa dedicata a chi fa della donazione una pratica quotidiana, coinvolgerà quest’anno scuole, comuni, associazioni e cittadini, in una lunga maratona che si intensificherà dal 26 settembre al 7 ottobre e che vedrà il suo momento clou il 4 ottobre, data in cui dal 2015 è stato istituito, con un’apposita legge, il Giorno del Dono.
A presentare l’edizione 2016 dell’evento dedicato al dono il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione Edoardo Patriarca e il sottosegretario del Ministero del Lavoro e delle Poliche Sociali Luigi Bobba.
Riportiamo di seguito il testo dell’intervista-video.
Presidente Patriarca, oggi a Milano la presentazione dell’edizione 2016 del Giorno del Dono, quali le novità?
Le novità sono ovviamente che abbiamo perfezionato l’esperienza dell’anno scorso. Perché l’anno scorso è partita davvero con la legge approvata a luglio, quindi nel giro di un mese e mezzo, quindi abbiamo fatto davvero dei miracoli. Questa volta sarà più diffusa sui territori. L’Anci ha rinnovato il proprio impegno a chiedere ai sindaci di impegnarsi per celebrare diffusamente nei Comuni questa giornata. Stiamo chiedendo impegno maggiore anche alle scuole e adesso in più con la Fondazione Sodalitas c’è un impegno forte anche delle imprese. Così che questa giornata, come io ho sempre detto, non sia la giornata del Terzo settore o di coloro che fanno volontariato. Ma sia la giornata nella quale tutti i soggetti socialmente responsabili, imprese, istituzioni, Terzo settore, ricordino che questo valore del dono e della gratuità è un valore, mi si passi il termine, costituzionale, cioè che rende la Repubblica più buona e più bella.
Ecco, proprio a partire dalle scuole. L’anno scorso avete coinvolto circa 1000 studenti, quest’anno saranno anche di più, quanto è importante partire dalle nuove generazioni per promuovere la cultura del dono?
E’ importantissimo perché in questo tempo strano in cui vige molto l’approccio economicistico, io do una cosa a te e tu dai una cosa a me, dello scambio degli equivalenti come dicono gli economisti, si rischia davvero di pensare che la vita sia tutta fondata sullo scambio di equivalenti. Invece con la Giornata del dono vogliamo ricordare ai giovani che una gran parte della vita vive di gesti di gratuità. I gesti economici sono importanti, ma bisogna ricordare loro che quasi il 90% della vita è fatta di gratuità, di donazione, di responsabilità, di dedizione, di servizio che non rientrano né nello scambio economico, né tantonemo nei contratti aziendali.
Quest’anno poi c’è un’importantissima novità: l’approvazione della Riforma del Terzo settore.
Certo. Questo rinforza questo percorso, rinforza la Giornata del Dono, perché dice che c’è un movimento che va in questa direzione, e rinforza anche la legge delega sul Terzo settore, perché in quei giorni ricorderemo di questo passaggio importante, significativo per il nostro Paese.
Sottosegretario Bobba, quanto è importante la Riforma del Terzo settore anche nell’ottica della donazione.
Credo in due direzioni. Prima di tutto perché stabilisce un principio generale di trasparenza e rendicontabilità per le organizzazioni associative volontarie di Terzo settore. Un modo per dire che, se vengono utilizzate risorse che vengono dai cittadini o risorse pubbliche, queste devono essere evidenziate in modo trasparente, sapere bene dove vanno a finire. Perché questo aumenterà la reputazione di queste organizzazioni e le renderà più attrattive accrescendo la capacità donativa dei cittadini. In secondo luogo già nella Legge di Stabilità dell’anno passato sono state introdotte due norme che spingono in questa direzione: la prima è stata quella di stabilizzare il 5 per mille. Quindi effettivamente di dare la possibilità ai cittadini di destinare l’intero 5 per mille a queste organizzazioni. Dall’altro lato è stata ampliata la possibilità di detrazione sia in termini di quantità che di percentuale per i contribuenti che vogliono erogare. Fino a 30 mila euro si potrà avere una detrazione del 26%, come dire un quarto della donazione che fai lo Stato se la prende in carico spingendoti a sostenere le tante organizzazioni che fanno cose che hanno a che fare con il bene della comunità e cercano di farlo il meglio possibile. E penso che la Legge, nel suo insieme, avendo come finalità da un lato quella di riordinare e quindi rendere meno opaco, meno contraddittorio questo mondo, ma dall’altro anche di introdurre elementi innovativi, incoraggerà anche la spinta donativa da parte dei cittadini.
Si tratta di una Legge delega con la quale sono state quindi gettate delle linee guida, ma adesso si deve entrare nell’operativo.
Si adesso abbiamo un anno di tempo per fare i decreti legislativi. Sicuramente alcuni di questi riusciremo a farli entro questo anno 2016 e spero anche gli altri in tempi più ravvicinati del perimetro che la delega ci da. Sarà importante che anche in questa fase le organizzazioni, le reti strutturate possano fornirci dei suggerimenti in modo da fare delle norme che siano insieme semplici ma anche applicabili, concrete. Un vestito giusto per questo cambiamento che chiede a tutti delle sfide, anche per le organizzazioni di Terzo settore la legge è una sfida, è una sfida a innovare, una sfida a cambiare. E il campo del dono e della capacità di sostenere, di incoraggiare le risorse donative dei cittadini è una delle sfide importanti.
Un’ultima domanda, qual è secondo lei il fattore più importante per il raggiungimento della felicità pubblica?
Mah. La felicità pubblica è un concetto diciamo difficile. Ricordo che quando ero uno studente universitario ho letto un libro di due sociologi americani Berger & Berger, erano marito e moglie, intitolato “Le piramidi del sacrificio”. La tesi di questo libro è che la politica non deve perseguire la felicità perché sennò rischia di fare disastri. Semmai deve cercare di ridurre al massimo la sofferenza sociale. Forse se riuscissimo già a ridurre al massimo le sofferenze sociali in termini di solitudine, esclusione, povertà educativa, impossibilità di trovare un proprio percorso lavorativo professionale, opportunità anche di realizzare i propri talenti. Se riuscissimo anche solo a fare questo credo che sarebbe un obiettivo ambizioso per una dimensione politica.