La speranza dei siriani in fuga, uomini, donne e bambini, è quella di poter salire a bordo di un treno diretto verso uno dei Paesi dell’Europa Occidentale, possibilmente la Germania, nonostante la direzione delle ferrovie ungheresi abbia annunciato il blocco di tutti i treni internazionali. «Detto tra noi», ha evidenziato il premier ungherese Viktor Orban, «il problema non è europeo, è un problema tedesco. Tutti vogliono andare in Germania. Nessuno vuole restare in Ungheria, Slovacchia o Estonia».
Il primo ministro magiaro ha poi evidenziato come, a suo avviso, «i leader europei hanno dimostrato chiaramente di non essere in grado, di non avere la capacità di gestire la situazione». E mentre il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha auspicato «una giusta ridistribuzione di 100mila profughi; ciò di cui abbiamo bisogno in Europa, affinché solidarietà non suoni come un vuoto slogan», la polizia ceca ha annunciato, attraverso un proprio portavoce, che i migranti non verranno più marchiati con dei numeri sulle braccia, come avvenuto i giorni scorsi.
Un episodio che ha molto indignato l’opinione pubblica di tutto il mondo, ulteriormente scioccata ieri dalle immagini della morte di un bimbo di tre anni, annegato davanti alla spiaggia di Bodrum in Turchia. Intanto ieri a restituire un po’ di speranza ai profughi e ai volontari impegnati nei soccorsi è arrivata “Shems” (che tradotto significa appunto Speranza), una bimba data alla luce nella stazione di Budapest da una delle tante donne siriane scappate dal proprio paese alla ricerca di una vita migliore, per se stessa e per la propria bambina.