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In aiuto delle donne somale arriva l’app My Plan

Stupri, violenze, matrimoni forzati. Le donne somale sono costrette a subire ogni tipo di angheria da parte dei propri mariti dentro le mure domestiche e per di più in un Paese dove vige la cultura del silenzio. Per dar voce a queste vittime indifese e aiutarle a mettersi in contatto con i centri di assistenza e ascolto più vicini è nata l’app My Plan messa a disposizione dall’organizzazione non governativa International Committee for the Development of Peoples (CISP), che da anni opera in attività umanitarie, di riabilitazione e di sviluppo in più di 30 Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente, Asia e Europa dell’est.

L’app My Plan, diffusa anche nei Paesi occidentali, è strutturata come un questionario e, tramite una serie di domande, riesce a stabilire il grado di sicurezza e di incolumità di ogni potenziale vittima, mettendola in contatto con i centri di aiuto e ascolto più vicini.

Sono tante le storie di donne che hanno trovato il coraggio di ribellarsi e di riscattarsi grazie al servizio offerto dall’app My Plan. Come quella di Dahrio, nome di fantasia, moglie e madre di tre bambini, che vive in un campo di Mogadiscio, la capitale del Paese. Dopo tre terribili anni di sofferenza e umiliazioni dovuti a un marito poliziotto che la picchiava e abusava di lei, oggi ha ritrovato la serenità ed è tornata a sorridere. La speranza dell’Ong è quella di aiutare altre donne somale a uscire da queste perseveranti situazioni attraverso questa applicazione.

Le violenze domestiche sono una pratica storicamente accettata dalla cultura somala, contro cui non ci può ribellare e proprio questo rappresenta l’aspetto più difficile da combattere. Un rapporto dell’Onu sulle violenze di genere commesse in Somalia evidenzia infatti che molte donne sopportano le sopraffazioni compiute fra le mura domestiche, comprese aggressioni fisiche e psicologiche, e spesso rimangono a vivere con i propri mariti come conseguenza di credenze culturali che impongono loro comportamenti remissivi.

Nonostante siano state varate nel 2015 alcune leggi che aumentano le pene per gravi reati come la violenza sessuale di gruppo e il traffico di esseri umani, non vi sono ancora pene per quanto concerne la violenza domestica e lo stupro da parte del marito. Quindi l’ostacolo più grande all’emancipazione femminile rimane il pregiudizio e le credenze culturali.

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Redazione