In Cecenia si sta verificando qualcosa di gravissimo, una vera e propria violazione dei diritti umani. Si tratta di una campagna di persecuzione contro gli omosessuali che finora – stando alle notizie riportate dal settimanale locale Novaya Gazeta – avrebbe determinato la morte di almeno 3 persone. Sono state ascoltate le vittime di queste aggressioni, alcune delle quali rilasciate in seguito al pagamento di un riscatto da parte dei familiari, dopo un periodo di detenzione in quelle che una volta erano caserme militari.
Arresti eseguiti dalle autorità cecene con modalità già note in passato: vengono fermate persone, controllato il telefono cellulare alla ricerca di indizi di omosessualità, come ad esempio fotografie e contatti, che poi servono alle autorità per dare luogo a una catena senza fine di persecuzioni.
Caserme trasformate per «correggere uomini dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto», riporta la stessa fonte cecena. Un fatto che richiama tristemente alla mente quanto accadde nei lager nazisti e di fronte al quale «l’Italia e l’Europa non possono restare in silenzio», dichiara Erasmo Palazzotto, deputato e vicepresidente della commissione Esteri di Montecitorio.
Reazioni da parte anche di Benedetto della Vedova, il sottosegretario agli Esteri che annuncia su Twitter di aver attivato la Farnesina per avere maggiori informazioni su cosa stia accadendo ai gay in Cecenia. Di seguito, altre reazioni dal mondo politico italiano che spingono Federica Mogherini e Angelino Alfano ad attivarsi al più presto insieme alla diplomazia europea.
Anche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi mette nero su bianco il suo sdegno: «Le notizie che arrivano dalla Cecenia lasciano senza parole. Pensare che nel 2017 esistano dei campi di concentramento per uomini dall’orientamento sessuale non tradizionale o sospetto fa davvero rabbrividire. Non è un pesce d’aprile ma una drammatica realtà che ci colpisce profondamente. La dignità e la libertà degli uomini, a prescindere dal proprio orientamento sessuale, non possono essere lese così per nessun motivo e in nessuna parte del mondo. I campi di concentramento per gay ci riportano al nazismo: tutti dobbiamo far sentire la nostra protesta, il nostro sdegno».
Non è casuale che Matteo Renzi parli di “pesce d’aprile”, perché a fine marzo un gruppo di attivisti russo, Rete LGBT, aveva attivato un numero di emergenza per andare incontro alle richieste dei ceceni che volevano lasciare la regione. Di fronte a questa iniziativa il Ministero degli Interni ceceno aveva bollato il tutto come «un pesce di aprile mal riuscito».
Ma che in Russia esista un gravissimo problema legato all’omofobia è innegabile, Putin stesso nel corso degli anni ha dichiarato ostilità alla comunità LGBT e la direttrice di di Human Rights Watch per la Russia, Tanya Lokshina, ha denunciato l’assenza di un qualsiasi tipo di reazione da parte del Cremlino per quanto sta avvenendo in Cecenia, una regione «in cui l’omofobia è comunque intensa e dilagante».
Pressoché non degna di commenti la risposta di Dmitry Peskov, il portavoce del presidente ceceno Ramzan Kadyrov, il quale ha dichiarato: «In Cecenia non ci sono omosessuali. Se ci fossero, non sarebbe necessario arrestarli dato che i loro stessi familiari li invierebbero in posti da cui non potrebbero fare ritorno».