Nel nostro Paese aumenta il numero delle vittime del caporalato: sono circa 430 mila, indistintamente italiani e stranieri, e più di 100 mila i lavoratori che vivono in una condizione di grave sfruttamento e vulnerabilità alloggiativa. A rilevarlo è il terzo rapporto “Agromafie e caporalato” realizzato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, che dà una fotografia sulla condizione dei lavoratori in agricoltura e delle variegate forme di illegalità e infiltrazione mafiosa nell’intera filiera agroalimentare.
La relazione evidenzia che le vittime del caporalato sono cresciute, tra le 30.000 e le 50.000 persone in più rispetto all’anno scorso. Un fenomeno sempre più allarmante che interessa 80 distretti agricoli, dal Nord al Sud e che per le organizzazioni mafiose e criminali costituisce un’ulteriore fonte di economia illegale che per tutta la filiera agroalimentare è stimata tra i 14 e i 17 miliardi di euro.
Come si legge dal rapporto si tratta di “un vero e proprio terreno di conquista per la criminalità mafiosa e non, con uno sfruttamento che spesso viaggia di pari passo con il fenomeno della tratta degli esseri umani”.
Il caporalato, benché viva una trasformazione in linea con i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro che è sempre più flessibile e precario, mantiene le stesse pratiche di sfruttamento. A cominciare dalla mancata applicazione dei contratti, una paga che oscilla tra i 22 e i 30 euro al giorno, inferiore del 50% rispetto a quanto prevedono i contratti nazionali, orari di lavoro che arrivano addirittura a 12 ore, lavoro a cottimo, fino ad alcune pratiche criminali come la violenza, il ricatto, la sottrazione dei documenti, l’imposizione di un alloggio e forniture di beni di prima necessità, oltre all’imposizione del trasporto effettuato dai caporali stessi.
Per quanto concerne, infine, i controlli da parte delle autorità, anch’essi sono aumentati rispetto ai dati relativi al precedente rapporto. Nello specifico, le ispezioni sono cresciute del 59% nell’ultimo anno, ma ciò che allarma sono gli esiti: più del 56% dei lavoratori trovati nelle aziende agricole sono parzialmente o totalmente irregolari, con 713 fenomeni di caporalato registrati dalle autorità ispettive. Un fenomeno che non interessa solo il nostro Paese, in tutta Europa infatti sono circa 880 mila i lavoratori e le lavoratrici di ogni nazionalità sotto il ricatto del lavoro forzato anche a causa delle normative europee che hanno liberalizzato il mercato del lavoro con un conseguente abbassamento del controllo di legalità.