Questione di fortuna e basta. Se nasci in Norvegia sarai il bambino più fortunato del mondo, se nasci nel Niger sei sfortunato, condannato, pressoché spacciato. A lasciarlo intendere è Save the Children nel suo rapporto “Infanzia rubata”.
Complessivamente nel mondo sono 700 milioni – un numero da far accapponare la pelle – i minori che non hanno la più pallida idea di cosa sia vivere la normalità. Sanno invece benissimo cosa sia l’infanzia rubata semplicemente perché la vivono ogni giorno. Oltre 16.000 bambini con meno di 5 anni muoiono ogni giorno a causa di malattie facilmente curabili. Un minore su sei non riceve istruzione e in 168 milioni lavorano. Sono 156 milioni quelli che soffrono di malnutrizione e 28 milioni formano un esercito di piccoli in fuga da guerre e persecuzioni. Ogni 7 secondi una bambina con meno di 15 anni viene data in sposa (non ad un suo coetaneo) e ogni 2 secondi una ragazza o una ragazzina mette al mondo un figlio che molto probabilmente non sopravviverà.
Il 2015 è stato un anno tragico: i giovani uccisi sono stati oltre 75.000.
Nella classifica dei Paesi dell’infanzia rubata che Save the Children ha stilato, emerge chiaramente che nascere in Niger significa essere esposti ai maggior rischi possibili; seguono l’Angola, il Mali, la Repubblica Centrafricana e la Somalia.
Al contrario sono molto fortunati i bambini nati in Norvegia, in Slovenia e in Finlandia dove politiche di welfare attuate con una certa scrupolosità rendono la qualità della vita ottima. A sorpresa, l’Italia si piazza 9^ nella classifica di Save the Children, precedendo così Germania e Belgio.
Il lavoro minorile continua ad essere una piaga purulenta, non solo perché è di per sé qualcosa di inaccettabile, ma anche per le aggravanti che la problematica reca con sé e cioè l’incolumità fisica e psicologica. Sono numeri di infanzia rubata, ai quali aggiungiamo un dato: nel 2016, 1 bambino su 80, ha dovuto lasciare in fretta e furia la propria casa per via di conflitti, guerre e persecuzioni.
«È inaccettabile che nel 2017 milioni di bambini in tutto il mondo continuino ad essere privati della propria infanzia e del loro diritto di essere al sicuro, di crescere, imparare e giocare. Dobbiamo e possiamo fare di più per garantire un futuro migliore, fino all’ultimo bambino», ha dichiarato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. A questa dichiarazione, lo stesso aggiunge che per quanto sia complicato essere bambini in Africa (centrale e occidentale) non bisogna abbandonare l’ottimismo ma continuare a lavorare perché, di fatto, ci sono stati dei progressi e dei segnali di ripresa apparsi chiari negli ultimi anni. Se, attraverso l’intervento di Save the Children insomma, a cui aggiungiamo tutte le Ong che operano in tutto il mondo sono riuscite addirittura a dimezzare le morti infantili in determinate regioni africane, significa che l’operazione deve andare avanti, per quanto ambiziosa e difficile possa essere.
La conclusione di Valerio Neri si sofferma a parlare del nostro Paese: «La classifica ci dice che l’Italia ottiene un piazzamento generale migliore di Paesi come Germania e Belgio. In Italia, tuttavia, c’è ancora molta strada da fare per dare a tutti i bambini la possibilità di costruirsi un futuro, considerando che oltre un milione di minori vive in povertà assoluta e che quasi 1 su 3 è a rischio povertà ed esclusione sociale, una delle percentuali più alte in Europa. Deprivazioni materiali che hanno ripercussioni gravissime anche sulle opportunità educative dei nostri bambini e dei nostri ragazzi, negando loro la possibilità di apprendere e coltivare le proprie passioni e le proprie aspirazioni».