L’inquinamento delle acque marine è un problema che si sta rivelando sempre più drammatico, per via degli effetti che produce. Finora sono infatti oltre 1200 le specie animali coinvolte in questo dramma. Per creare maggiore consapevolezza su un problema così importante gli scienziati tedeschi dell’Alfred Wegener Institute (AWI) sono riusciti nell’intento di creare una vera e propria mappa virtuale per mostrare le zone più inquinate. Si tratta del risultato di un paziente studio di raccolta dati di tutti i numeri e parametri pubblicati dal 1960 fino ad oggi. È Litterbase il nome di questa preziosa mappa che sarà a disposizione degli esperti intenzionati a contrastare il problema.
In particolare, sono due le cartine virtuali rilevanti che mostrano dove e in che modo i rifiuti marini si sono distribuiti nel corso del tempo, andando a minacciare la vita di centinaia di specie. Una di queste mappe è il risultato di 591 pubblicazioni scientifiche che mostrano la distribuzione degli agenti inquinanti. L’altra utilizza oltre 751 studi per rivelare il risultato del triste connubio tra inquinamento e fauna selvatica.
Parliamo di dati che vengono aggiornati con una certa periodicità e che ci informano che ben il 34% delle specie studiate si nutre di nient’altro che spazzatura, la nostra; il 31% la colonizza e il 30% ne risulta danneggiato, ferito, quando non addirittura ucciso da ciò che viene riversato in mare.
Preoccupante l’aumento della presenza di plastica e vetro negli oceani, prassi in costante crescita che – addirittura – ostacola l’aggiornamento scientifico, con dati che salgono senza mai arrestarsi e con il risultato che è impossibile, o quasi, rintracciare una zona incontaminata. Là dove nella mappa scorgete zone “vuote” significa che non sono ancora state tracciate, purtroppo, e non che siano libere dall’inquinamento.
Ad esempio, la concentrazione di rifiuti nell’Oceano Artico, negli ultimi 10 anni è aumentata 20 volte, una discarica praticamente. Si consideri, inoltre, che materiali come plastica e vetro sono in grado di viaggiare senza sosta, una delle tante ragioni per cui sono così pericolose. Entrano a far parte dell’ecosistema marino, alterandolo, e mettendo a rischio, tra le altre cose, la nostra salute quando ci cibiamo di pesce. Altra pessima notizia derivante da questo studio è il nostro Mar Mediterraneo che continua a confermarsi come uno degli ecosistemi maggiormente inquinati.